A Castelfalfi si può fare tutto, (forse) anche volare su Marte

A Castelfalfi si può fare tutto, (forse) anche volare su Marte

Mi manca la Toscana? Ogni tanto. Mi manca tanto specie quando sono in Toscana. Non voglio dire che prima non abbia tempo per pensarci, ma è quando sono lì che il suo pacato pathos mi annienta. Mi mettono a terra quel silenzio a cui non sono più avvezza, quelle naturali tele impressioniste che mi fanno davvero impressione, quel freschino differente per il quale gli spilli di ghiaccio che mi bucano la pelle del viso diventano perfino attrezzi piacevoli. La Toscana concilia: anche i ricconi stranieri che vengono a svernare o a villeggiare qui non vedono l’ora di farsi portare i pomodori dell’orto del contadino, e di chiacchierare in qualche modo e in qualche lingua con lui. Sì, la Toscana ogni tanto mi manca, ma a modo mio.
Non scendo spesso, perché alla fine farei prima ad andare a Santander, e l’Etruria non la conosco come vorrei conoscerla, ma sono brava a cogliere le occasioni al volo se si tratta di tornare nella terra natìa.

L’occasione è stata la visita alla Tenuta e al Resort di Castelfalfi, nel comune di Montaione, tra Firenze e Volterra.
Ho pensato un po’ a come spiegarvi Castelfalfi, e alla fine ho deciso di dirvi che è una specie di sistema feudale moderno (naturalmente non ci sono schiavi e nessun dipendente è sfruttato, se non come cavia per nuove ricette di uno degli chef), nel senso che è un borgo, con intorno vigne, oliveti, laghi, campi da golf, riserve di caccia, il cui punto di riferimento è un castello, dove c’è anche un ristorante con vista mozzafiato, più due hotel e alcune residenze di lusso sparse per il verde, in affitto o in vendita.

La cosa curiosa è che fino a dieci anni fa qui dove adesso c’è “tutto”, non c’era nulla, mentre dove ho soggiornato io per due giorni, nell’Hotel Il Castelfalfi – Tui Bui Selection, c’erano dei campi da tennis.

Ora ci sono 120 camere, un ristorante La Via del Sale (ne ho intervistato lo chef), una palestra attrezzata alla grandissima, una SPA dove ti rifilano, appena entri, dell’acqua aromatizzata all’arancia e alle erbe, (“ho raccolto il rosmarino con le mie mani davanti alla piscina”, mi ha detto la SPA manager), e uno spazio dedicato alla mostra di opere d’arte.

L’Hotel davanti invece, La Tabaccaia, che io preferisco perché ha più carattere, era una fabbrica che essiccava tabacco per sigari toscani, ed ha un gusto molto più “toscano” e tradizionale.
Direi che di qua o di là, in una bella suite magari, starei volentieri un mesetto rinchiusa a scrivere il mio secondo libro (potrei farci seriamente un pensierino).
Un batter d’occhio e sei al castello, nello specifico a mangiare a La Rocca: qui non aspettatevi pappardelle al sugo di cinghiale come le fa vostra nonna o salsicce con patate arrosto, perché lo chef Rinaldi va più sul complicato, inventandosi piatti inediti e di altissimo livello. Tutto è fatto a mano, dal pane, buonissimo, ancora di più se intinto nell’olio di produzione propria (l’ho preso, dovevo) al panettone, da orgasmo.

Se avete più fame vi consiglio però la Trattoria Il Rosmarino, con pizza e specialità toscane, e quantità da stomaci meno milanesi. È li vicino.

Sul cosa fare a Castelfalfi vado in crisi, perché si può fare tutto, credo anche affittare dei cavalli che volano da Marte a Saturno. Innanzitutto c’è il golf: 27 buche e oltre 9.400 metri di pendio e prati incastonati tra boschetti di ulivi; io ho provato e ho capito non essere il mio sport (grazie a dio, una scampata passione in meno, ne ho già troppe).


Poi ci sono le escursioni, la bicicletta, il cavallo, i giri in Vespa o in Ferrari, e le degustazioni, dove mi soffermo. Castelfalfi ha una tenuta agricola che da degli ottimi frutti, a partire dall’olio fino ad arrivare al vino (il vermentino “Poggio I Soli” è da paura) e al farro.

Ovviamente l’attività “prendere la macchina a caso, perdersi e godersi le meraviglie della natura è sottintesa. O fare la stessa cosa, ma a piedi, per apprezzare anche i meravigliosi casali e ville altrui (tranquilli, alcuni si possono anche solo affittare).
Si può perfino andare a trovare la mascotte di Castelfalfi, Ghigo, un cinghiale adottato dallo staff che non sa di essere un cinghiale, ma che crede di essere un cane.

 

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  1. Valeria

    28 December 2017 at 14:07

    che posto meraviglioso!