Mangiavamo bomboloni con granella, non carote in scatola

Mangiavamo bomboloni con granella, non carote in scatola

Era l’estate di fine anni Cinquanta, e al Lido tette e culi si mostravano solo a casa. Ci si copriva fuori, per scoprirsi dentro. Noi donne ci facevamo i capelli anche per andare al mare, altro che pinze e mollettoni, e se eravamo troppo magre i nostri genitori prendevano seri provvedimenti a base di pastasciutta e lasagne al forno. Allora si chiamava pastasciutta, non pasta e basta.
Si giocava a pallone, un pallone vero, o ad annegarci in acqua, l’acqua vera.
Si mangiavano le caramelle, quelle comprate dalla signora delle caramelle, non si smanettava con delle caramelle finte su un apparecchio rettangolare, facendole saltare in aria per guadagnare punti.
Si faceva la fila al juke box, ah i meravigliosi juke-box, e ci si sentiva fighi se dopo avere scelto la canzone gli altri ragazzi facevano di “sì” con il piede e le ragazze facevano tentennare le anche.

Ascoltavamo tutti insieme, non che ognuno di noi aveva due pasticche infilate nelle orecchie da dove usciva musica silenziosa e diversa per tutti gli altri.
Per merenda mangiavamo bomboloni, lasciando che lo zucchero ci ricoprisse pollici e indici per poi succhiarli quasi di nascosto, non certo carote perfettamente sbucciate e riposte in scatole di plastica in coppia con almeno due bottiglie di acqua. Si bevevano bicchieri d’acqua, si chiedevano al bar, non si portavano bocce d’acqua con o senza sodio, ma che ne so io, da bere per forza in spiaggia, manco ve le prescrivesse il dottore.
A pranzo tornavamo in hotel per il nostro pranzo con antipasto, primo, secondo, contorno e dolce più frutta; l’insalata scondita con il pane di segatura, cioè segale, non era concepibile quanto per noi che per i nostri genitori, che ci avrebbero mandati dritti all’ospedale alla sola vista di noi consumare sterili foglie senza alcun tipo di grasso alcuno.

Gli hotel odoravano di pasta al pomodoro e moquette, non come le case di ora che sanno di candela o incenso.
Ci piaceva ciarlare, non chattare. Adoravamo la pallavolo in spiaggia, più che vedere dei cosi in volo per fare foto dall’alto. Aspettavamo due ore e mezza, se non tre prima di fare il bagno.
Dopo cena, antipasto, primo, secondo, contorno, dolce e frutta, mangiavamo il gelato, e andavamo a letto senza mai inzuppare una bustina di tisana, detox, depura e qualcosa nell’acqua.
Eravamo fatti così.

Costume: Aenha

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  1. giulia

    26 August 2017 at 9:53

    1-il costume è bellissimo, sarà che nonostante aoro i bikini quest’anno con il corso di acquagym mi sono innamorata e ri-innamorata di alcuni interi abbandonati nel cassetto
    2-nonostante tutto io ancora amo fare merenda con il ghiacciolo al bar ma ammetto che mi porto il pranzo e l’acqua (sono in spending review), ma ho ancora nitido il ricordo di giornate al mare/in piscina con zii che dopo il pranzo per 4 ore non ci facevano neanche avvicinare all’acqua
    3-i bomboloni sono buoni a qualsiasi ora del giorno e della notte e fortunatamente ho una pasticceria vicino casa o meglio 2 che se ti viene voglia sai dove andare
    4- nonostante sia classe’84 quindi una generazione a metà…per certe cose sono ancora vecchia scuola vedi parlare guardandosi in faccia, giocare con la palla o i racchettoni e ascoltare la musica che passa la radio del posto, se posso il cellulare rimane in borsa:D