Un bagno d’amore

Un bagno d’amore

Forse sono diventata vecchia, o forse sono semplicemente in un periodo di stanchezza in cui cerco di essere il più possibile asociale e di trovarmi in luoghi di quella bellezza semplice, naturale, non artificialmente modificata da un genere umano troppo indaffarato a deturpare ciò che ritiene vecchio, eccessivamente modesto, “povero” (quando invece è ricchissimo) o non al passo con i tempi.

E’ per questo, anche per questo, che sono qui, in un’isola fortunatamente non troppo turistica e di cui vi parlerò più avanti nella sezione Al Giro, per alzarmi la mattina tardi, non truccarmi, e spesso dimenticarmi le scarpe a casa insieme al cellulare. Sono qui per assorbire dosi quotidiane di normalità dimenticata, per riequilibrare il mio Ph, che deve essere sempre positivo.
Tinos è piena di villaggi, piccoli agglomerati di case, chiese e taverne sparsi in qua e in là, e per quel che ho visto vorrei vivere in ognuno di essi per ragioni diverse. Viverci non per sempre, ma per un po’ sì.

Una sera abbiamo deciso di andare a cena in uno di quei posti per cui potrei piangere per mezzore, perché 1) è nel villaggio di Agapi, che significa “amore” 2) Agapi è praticamente un miscuglio tra case abbandonate ed altre estremamente curate 3) gli unici rumori sono quelli degli animali, cani, gatti, mucche e pecore 4) trattasi di un ristorante di due donnine (che in realtà sembra una casa) che non fanno altro che punzecchiarsi tra loro.
Immaginatevi di entrare in una casa con una decina di tavoli dentro e cinque/sei fuori in terrazza, di trovare queste due signore non più giovanotte con grembiule bianco parlare con tre amici ad alta voce, di essere accolti nella maniera più dolce possibile. Mi dicono dalla regia che la signora mora si rivolgesse a noi con frequenti appellativi che in genere si danno a figli o a persone care (normalmente in un ristorante italiano sentirmi chiamare “tesoro” da una sconosciuta mi da alquanto fastidio).
Abbiamo mangiato da soli nella terrazza, abbiamo mangiato palle di formaggio fritto, saganaki (formaggio impanato nella farina e fritto), formaggio fresco e insalata di capperi, abbiamo mangiato soli e con l’andirivieni “zuccherino” ed educato della signora mora, che in perfetto stile nonna veniva a controllare se avessimo finito tutto.
A fine cena ci ha regalato del formaggio, del pane e ci ha messo in una scatola il pesce avanzato che appena uscita ho dato a mia volta ad una colonia di gatti affamati.
Mio dio, devi davvero arrivare a stupirti che esistano certe cose, e con “certe cose” intendo certe maniere, certe realtà, certe dolcezze? Davvero devi aspettare di approdare in un villaggio e cenare in una taverna che si chiama Kamara t’Agapiou per poterle apprezzare ed amare, e per pretendere che ci siano poi anche in una città più grande?

Sono uscita da lì estremamente serena e felice, perché sono un essere umano e quando vedo un mio simile dotato di un cuore puro e sincero, di sorriso spontaneo piantato in faccia e di un paio d’occhi fatti d’esperienza ed ingenuità allo stesso tempo io sono una di quelle che desidera fortemente che al mondo ci siano più persone così. Grazie a quelle come loro ci dimentichiamo di come siamo diventati e ci ricordiamo come eravamo, o come dovremmo essere.

Insomma un bagno d’amore, in tutti i sensi.

Shorts e camicia Albino
Maglia Stefanel

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  1. Fashion's island

    7 May 2014 at 7:09

    che meraviglia questi scorci come dici tu di bellezza semplice!
    è quella bellezza che ti emoziona, che resta!
    bellissimi scatti con un look azzeccatissimo!
    fashionsisland.blogspot.it