Le 3 (+2) basi della bellezza

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Se chiedi a Lina quale sia il numero perfetto lo sa. Pure lei. Fin da mini-te ti fondono con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, con le trilogie, quando cresci t’infilano nelle orecchie, come cotton fioc,  i Tre dell’Ave Maria, il fatto che suddetto numero sia la sintesi del pari e del dispari, quindi perfetto, che rappresenti la totalità cosmica (cielo, terra e uomo). Insomma, o io ho avuto insegnanti e persone vicine fissate con la numerologia, oppure sono io che presto particolare attenzione ai fatti numerici, pur odiando i numeri più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Forse sono un caso da studiare.
Comunque, in fatto di beauty, tutti hanno il loro numero perfetto, o almeno credo, il mio, per esempio, è guarda caso (sarà un residuo mnemonico infantile/adolescenziale), il tre. La perfezione, intesa come la sufficienza per essere fighe, si raggiunge con tre elementi: fondotinta, rossetto rosso e smalto o rosso o rosa /rosso.
Faccio subito una precisazione: io uso molto poco il fondotinta, l’ho sempre usato poco o addirittura per nulla, ma da quando, a quasi trent’anni, ho scoperto quale sia il fondo perfetto, lo utilizzo con più soddisfazione (eh sì, ci sono voluti 29 anni e mezzo per scoprire quale sia la base adatta a me).
Allora, dico subito che non me ne frega niente, meno che zero delle ramanzine sui siliconi, perché a me il Face Fabric di Giorgio Armani fa impazzire. Ne basta pochissimo per farmi una pelle compatta, luminosa, perfetta, tutto insomma. Il fatto è che non fa mascherone da circo, non fa impalcatura da Federica Panicucci, per questo lo amo, checche ne dica la gente.
Il rossetto rosso è dio. E su questo non v’è alcun minimo dubbio. Diciamo che è l’elemento che mi veste per primo. Insomma, lui ha la precedenza, perché ha il potere sovrannaturale e misterioso di farti sentire Giselle, anche se nella realtà sei Pina. Secondo me chi in borsetta non ha un rossetto rosso, non è una vera donna, è un fake.
Quando ho scoperto il rossetto Anna Sui per Asos, con la sagoma di Minnie, non so cosa è successo: so solo che ho provato una delle cinque dignità astrologiche, l’esaltazione. Ma come fai a non esaltarti? C’è Minnie e pure su un rossetto rosso. Da 1 a 10 quanto ti senti giusta a farti vedere che tu possiedi un cartoon lipstick del genere? 35.
Lo smalto è cosa fondamentale, e quando non lo metto, e alcune volte capita, dato che una volta al mese devo pur far respirare le mie povere unghie, mi sento un cesso. Gli smalti di Chanel si applicano benissimo: niente grumi, niente dodici passate, sono fluidi al punto giusto.  Se hai le unghie dipinte sei più donna, più ironica, più tutto, che tu te le tinga ognuna di un colore diverso, che tu te le impiastrucchi color fuego.

Ora che ci penso, ho fatto tutta questa pappardella della trilogia, quando in realtà c’è un altro prodotto fondamentale come il pane (e un “+1”, volendo): il mascara. Dio, il mascara, come diavolo ho fatto a scordarmene?
Allora, il Sumptuous Infinite Daring Lenght + Volume Mascara di Estée Lauder è la fine del mondo, come anche il nome: da che finisci di dirlo, il mondo è già finito. Forse perché ha delle fibre spaziali, ovvero anti-gravità, che favoriscono l’allungamento delle ciglia ben oltre le loro estremità naturali, forse perché ha due file di setole, una più corta e l’altra più lunga, che rispettivamente stendono il prodotto e lo uniformano. Non lo so, ma è un prodotto ottimo.
Ok, volendo, così si fa cinquina (tanto per restare in tema di perfezione/fortuna), aggiungo un’illuminante, Belladonna di Giorgio Armani, perché una Lucia senza luce va proprio contro natura.

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