La bellezza artificiale non l’ha mica ordinata il dottore

La bellezza artificiale non l’ha mica ordinata il dottore

Stamane mi sono alzata, ho fatto colazione con i cereali nuovi, quelli con pezzi di cioccolato, ho visto le ultime news carezzando il capino di Lina stesa alla destra del mio nuovo Mac, e poi ho avuto il desiderio di parlare di “rosso-un-amore-che-posso”, ovvero del mio colore preferito.
Faccio per sgranchire le mani a cinque centimetri di distanza dalla tastiera, manco fossi il pianista sull’oceano, e mi sovviene, così all’improvviso, la notizia che ho letto ieri ad Arezzo, appena prima di prendere il treno, quella di tale Essena O’Neill, la influencer/instagrammer/modella che ha deciso di chiudere con i social network perché ritratto di falsità, di una vita non reale.
Così, come al solito, fanculo “rosso-un-amore-che-posso”, mi trovo ad avere foto di una cosa, me, e di parlare di un’altra.

Riassunto della puntata precedente (che trovate anche qui): Essena, una bellissima ragazza diciannovenne, pagata come tante altre per indossare abiti, mostrare il suo corpo e apparire in forma (dicesi “modella”) ad un certo punto viene investita da una profonda crisi personale e decide di dire basta alla bellezza artificiale, la sua in primis, che fino a poco tempo fa aveva mostrato su Instagram e sugli altri social network, sia per cercare l’approvazione altrui, che per lavoro.
La O’Neill ha cominciato così a cancellare sia molte delle sue foto nelle quali non si riteneva autentica, cioè con chili di trucco, capelli perfetti e con il sorriso, laddove invece si sentiva triste, mentre in altre ad aggiungere didascalie “reali” accanto a quelle nelle quali sembrava tutto perfetto.
In più s’è scatenata con i video.

Senza perderci tanto tempo, faccio un paio di ricerche online per trovare commenti e pareri a riguardo la vicenda, e come avrei immaginato trovo sostanzialmente questo: Essena è una grande, un esempio da seguire.
E m’arrabbio subito perché mi sovviene l’approssimazione di giudizio di certe persone che gridano alla beatificazione solo perché un’adolescente ha dichiarato che Instagram è falso.

Allora, vado per punti:
1. Cosa vuol dire, nello specifico, che Instagram è falso? Che tutto ciò che nell’inquadratura è perfetto, nonostante un centimetro più in là regni l’imperfezione? Bene, vi do la notizia del secolo: questo non è solo Instagram, sono così anche le foto che vediamo nei giornali o nei nostri Facebook: foto casalinga da free-lance, al mattino dalla vita in su in camicia, sotto il tavolo, dove non arriva l’obbiettivo, con le ciabatte di Winnie the Pooh (e allora???).
Instagram non è falso, è uno strumento, e gli strumenti non si falsificano da soli, come i soldi del Monopoli: mica nascono falsi da soli, qualcuno li ha fatti tali. Quindi siamo noi, umani, che rendiamo Instagram uno strumento irreale scegliendo di usare decine di filtri, e di passarci foto già photoshoppate.
2. “Basta proiettare immagini perfette sui social”, dice lei. Tesoro, lei hai ragionissima, ma non ha mica scoperto l’acqua calda, cioè è ovvio che le persone dotate di un minimo di cervello siano d’accordo con questa affermazione.
Essena vuole comunicare questo suo disagio dicendo che odia i social ed eliminando foto su foto? Che lo faccia, ma mi sfugge ancora dove sia la rivoluzione.
Io personalmente non miro certo alla perfezione su Instagram, anche se ho un’altra età da quella della O’Neill, che è comunque un’adolescente in evidente crisi d’identità.  Poi ovvio che non mi posto in una posa dove si vede una caccola, ma perché è brutta la caccola; in generale non ho alcun problema a postarmi struccata, coi capelli sporchi e in versione casalinga. E come me c’è anche tanta altra gente, modelle comprese.
Insomma, c’è anche chi usa Instagram come mezzo di comunicazione oggettivo, c’è anche chi è fieramente sicura di se stessa.
3. Qual è l’obbiettivo di tutto ciò? Che tutto il mondo sia migliore, non ci siano più marchette di abiti o prodotti di bellezza, che Instagram diventi senza filtri, e inaccessibile a qualsiasi ragazzina o ragazza dotata di trucco e parrucco? Ovvio che no, so bene quale sia l’obbiettivo di tutto ciò, spero, ovvero un uso più consapevole dei social network, peccato che comunicato così come fa lei che pare un messaggio hippie dettato da un’invasata isterica incazzata con il globo terrestre e alieno.
4. Viviamo in un mondo libero. Siamo liberi di vivere o di morire, di mangiare carne o di essere vegani, di vestirci solo di nero o tutti colorati. Siamo anche liberi di scegliere come utilizzare i social network, sia in maniera autentica che non. Possiamo sfondarci di Photoshop e seguire donne photoshoppate, io infatti non ne seguo manco mezza di ragazza photoshoppata sia naturalmente che artificialmente. E poi il Photoshop si vede, mica siamo tutti scemi. Essena condanna pure se stessa quando si mostrava iper-truccata perché aveva l’acne. Sarò scema, ma non ci trovo niente di male nel vedere qualcuna molto truccata; preferisco anche io la naturalezza, ma se sotto al trucco non c’è plastica, qualcuno di reale, che ben venga il trucco. Dico solo: beate voi che avete voglia di montare su notevoli impalcature facciali per poi postarvi su Instagram.
5. “Il lavoro da modella mi faceva sentire vuota”. Se sento ancora questa affermazione rompo il secondo Mac. Ne ho conosciuti di modelli, e non sono tutti vuoti, anzi. E finiamola di dire che chi mette in mostra il proprio corpo è una cretina. Ci sono pure dentisti, politici e filosofi cretini e vuoti dentro, ve lo assicuro.
6. Ci ho pensato e ripensato, alla vicenda intendo, e niente, sarò cinica io, ma tutto questo polverone non lo capisco ancora. Ora vado che c’ho da instagrammare il gatto; a lui dei filtri, del trucco, del Photoshop, gne ne frega meno di zero, e non penso manco si senta vuoto a posare per me.

Abito: P.A.R.O.S.H.
Occhiali: Tom Ford

Comments are closed.