Esistiamo solo se postiamo, non se pensiamo

Esistiamo solo se postiamo, non se pensiamo

Le riflessioni degli ultimi giorni derivano da varie cose, vari mattoncini che si stratificano nella mia mente per costruire fortezze solide quanto la sabbia asciutta.
Sempre più mi trovo a dovermi giustificare per essere amica di certe persone.
Sempre più mi trovo a dover difendere certe persone.
Sempre più ascolto una cosa nella “vita vera” per poi vederne un’altra su Instagram.
Sempre più sento la frase “con Instagram non si cresce più”, oppure “devo arrivare a mille mila K”.
E a me manca sempre più il respiro.

Sono confusa, confusa marcia, come se non fossi più capace di discernere chi mi piace e chi no, chi dice il vero e chi il falso, perché magari chi dice il vero con me, dice il contrario con qualche d’un altro.
Ho sempre più dubbi sull’onestà delle persone. Onestà intellettuale prima di tutto.
Ho paura di questo arrivismo perché rappresenta quella convulsione perfetta per avallare la creatività a favore di copie.
È più facile prendere spunto in maniera anche abbastanza spudorata piuttosto che inventarsi qualcosa, perché per concepire qualcosa come madri serve tempo, addirittura nove mesi. E invece si deve correre per arrivare a dei traguardi effimeri che potrebbero essere cancellati da un momento all’altro dal Deus Ex Machina Internettiano.
E se anche io finissi in codesto buco nero senza manco accorgermene?, me lo chiedo in continuazione.

A volte mi sento all’Elementari, manco all’asilo, lì si è ancora abbastanza ingenui: “se esci con lei non sono più tua amica, perché vuol dire che sei come lei”. O ancora: “lei non la sopporto”, e poi le vedi a scambiarsi cuori, nella vita social e sociale.
Forse sbaglio io. Sbaglio che nella vita vera tengo il muso, e in quella instagrammiana taccio se le persone/account non mi vanno a genio.
E forse sbaglio ancora io quando faccio buon viso a cattivo gioco perché credo che certi elementi siano in fondo fondo leali e onesti. Ma chi mi dice che siano veramente “apposto”? Me lo dicono le app? Siamo arrivati al punto, sono arrivata al punto, che per verificare l’onestà di qualcuno devo chiederlo ad un’applicazione, al mio cellulare, perché se lo chiedo direttamente alla persona interessata tanto lo so che non mi direbbe mai la verità.

Vedendo tutto dal di fuori, me compresa, un po’ mi viene l’amaro in bocca. Per me che non sono più capace di capire, o forse perché non ne ho più voglia, che continuo a lottare per la giustizia, manco fossi Sailor Moon, per tutti gli altri cristiani che hanno basato la loro vita sul niente, sulle bugie, su un cellulare.
Perché devono essere qualcuno. Dobbiamo tutti essere qualcuno. Siamo così concentrati nella ricerca della propria identità virtuale, che quella reale spesso ne viene fagocitata, viene decomposta in pixel.
Esistiamo solo se postiamo, non se pensiamo. Dobbiamo fare solo quello che “è più di tendenza”.
Postiamo cose che devono essere politicamente corrette.
Facciamo politica per missione o per i like?
Sapete cosa? Non lo sappiamo manco noi.
Su Instagram continuiamo a difenderci mettendo un “io” davanti. A difenderci in primis dalle nostre ombre.

Esageriamo, perché l’esagerazione è più attraente della sobrietà, cerchiamo personaggi perché le persone non ci piacciono più, ci annoiano. La normalità che cerchiamo in realtà non è affatto normale.
Signori miei, forse è il momento per riflettere su chi siamo veramente, e chi vogliamo essere. Di darci due schiaffi in faccia e smettere di abbindolare noi stesse e abboccare a palesi altrui ipocrisie. Perché il bello (brutto, in realtà) è che sono proprio plateali.
Forse è il momento di smetterla di credere che le persone facciano parte di sette o di partiti, ma che siano semplicemente persone libere e con un cervello pensante, in grado di poter saltellare da un fiore all’altro senza essere giudicate per essere solo rose o girasoli.

Non è così che voglio stare. La mia immaginazione, la mia creatività mi hanno sempre salvata non illudendomi, ma non facendomi vedere le cose che non mi piacevano in maniera naturale. Adesso sono grande e non funziona più così, devo usare la creatività come tecnica, non più come strumento spontaneo. Io ci sto provando ad immaginarmi un luogo più chiaro, calmo e pulito, per ora non ci riesco.
Ma come sempre ci riuscirò.

Ph: Mauro Serra
Make up: Giada Pinato

 

Comments are closed.
  1. Laura

    13 July 2019 at 15:25

    Brava Lucia! Sono certa che la tua coerenza, insieme alla tua capacità di crescere e evolverti sempre, alla fine ti premierà. Nel #sottosoprasocial non è sempre gradita, lo so, ma vedrai che è un epilogo necessario ❤️

    • Lucia

      14 July 2019 at 19:33

      grazie Laura 🙂