Le feste di Natale viste da una che ascolta

Le feste di Natale viste da una che ascolta

Quest’anno ho deciso di fare un esperimento: fare caso alle persone che mi parlano delle feste di Natale e del Natale prima delle feste e del Natale.
L’esperimento s’è rivelato dai toni drammatici al pari d’una tragedia di Eschilo, così strazianti che pare che i nostri nonni al fronte abbiamo patito di meno, e talmente pieni di stizza che a confronto Brooke Logan voleva tanto bene a Taylor Hamilton.
Il pre-feste è un bagno di sangue. Ovunque.

In dieci uffici su dieci le espressioni più citate sono:
1. Sono in chiusura. Delirio.
2. Non vedo l’ora di andare in vacanza.
3. Varie lamentele più o meno casuali seguite da sospiri e da mani che si toccano la testa, che viene poi scossa in segno di sfinimento emotivo.

Insomma, pare che la gente prima di dicembre non lavori mai, o meglio, che lo faccia tantissimo solo a dicembre e a luglio, ovvero guarda caso, nei mesi prima delle pause estive e invernali.

Per le strade la situazione è da Armageddon: gli umani per evitare una papabile pioggia di meteoriti invadono le carreggiate con bolidi stracarichi di pacchi, pacchettini, quadrupedi e bipedi, quest’ultimi evidentemente devastati al pensiero concreto del dover finire in una gogna inevitabile, quella della corsa ai regali last minute. Nei negozi e nei centri commerciali. Perché pare fare acquisti online faccia schifo.
Guidatori che pigiano il pedale dell’acceleratore talmente a caso che tra tamponamenti, bestemmie l’uno con l’altro, e signore messe sotto sulle strisce, potrebbero essere tranquillamente la metafora umana dello stress auto-indotto.


E poi ci sono le cene di Natale, che si fanno perché appunto, essendo il periodo dell’Armageddon, si muore tutti, per poi risuscitare però anno nuovo. Quelle cene in cui mangiando si sente parlare solo di cibo che non andrebbe mangiato, perché per le feste se ne mangerà tantissimo. In cui ci si lamenta delle cene, essendo però ad una cena. La meta-lamentela della meta-cena, insomma.
Che poi la domanda che mi faccio sempre è: ma chi l’ha detto che si debba stare in ansia per mangiare all’infinito? Chi l’ha detto che nelle pre-feste e feste si debba mangiare come maiali al trogolo?


Credo che ci vorrebbero delle vacanze pre-vacanze, così avremmo il tempo di organizzare le due settimane di cene, di fare i regali con calma anche al mattino e non solo nel week end (se proprio non si vogliono fare online), non rompendo più le palle a nessuno sui propri sfinimenti lavorativi. O delle vacanze dalle vacanze. Dato che per le feste c’è da cucinare, organizzare, sopportare, resistere e fare festa per forza, specie a Capodanno.
È tutto uno stress, non se ne esce.


Il Natale si aggiudica lo scettro, secondo il mio esperimento, di giorno meno gradito dell’anno: troppi parenti-serpenti, sorrisi per forza, troppo da fare, troppi soldi spesi per regali spesso inutili, troppo cibo spesso anche buttato, troppi ricordi brutti che affiorano, troppe cose fatte per forza “perché a Natale non si può fare altrimenti”.
(Davvero non si può fare altrimenti?)

Gonna e maglia: P.A.R.O.S.H.

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  1. Valeria

    28 December 2017 at 13:57

    ottimo post!quando sento tutti i lamenti prima di Natale non ne posso piu’.Lavoro,faccio spesa,compro i regali,preparo da mangiare per Natale, mi vesto in un vestito elegante ,mi metto a tavola con la mia famiglia e mi godo di questo tempo.Ovviamente un po’di stress c’e’ perche’ si deve fare tutto in tempo,ma….