Fuck irrational men

Fuck irrational men

Ci sono evoluzioni ed evoluzioni. Quentin Tarantino, per esempio evolve a modo suo, un modo geniale, riconoscibile, “pop”, Woody Allen invece va avanti in modo inaspettato, imprevedibile.

Cosa hanno in comune “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso?” con “Blue Jasmin”, per esempio? A parte Allen, ovviamente, poco o niente.
Il Woody di prima era soprattutto dialogo ai limiti dell’assurdo, ironia tagliente, quello di ora è più cinico, più “conformista”. Il Woody di sempre è quello che non è che non faccia non funzionare le coppie, ma le descrive in tutta la loro realtà, fatta obiettivamente di infedeltà e tentazioni.

Allora, ieri 1 gennaio decido di andare al cinema da sola, un gesto a quanto pare eroico, ma che amo intraprendere perché mi permette di non avere bisbiglii, borbottii, o particelle d’esclamazione di sottofondo. Eroico perché pare sia da sfigati andare al cinema da sole, ma anche perché se capita come è capitato ieri a me, sarebbe stato da tramutarsi in Superwoman e abbattere tutti quelli che ogni tre decimi di secondo si lamentavano della fila. La gente ha l’ansia anche il primo dell’anno, che è pure festivo. Stare a casa, grazie.
Sono andata a vedere Irrational Man, perché attratta dal personaggio principale, sul quale potrei scommettere un dito di che segno zodiacale sia. Intendo Abe Lucas, non Joaquin Phoenix, intendo l’artista pazzoide con il male di vivere, da cui siamo tutte attratte. Ve lo lascio indovinare il segno.
Finito il film mi sono fatta un po’ di domande:
1) È di Woody Allen?
2) Ma mi è piaciuto?
3) Ho guardato il cellulare? Cioè, mi sono annoiata?

Il film è lui, il professore di filosofia Abe Lucas, ed Abe Lucas è il film. Senza di lui qualsiasi altro personaggio sarebbe futile. Abe è il classico tipo affascinante, non perfetto perché prima di tutto c’ha una pancia da alcolizzato niente male, intellettualoide, uno che si veste un po’ a caso, dall’aria maledetta, che va ad insegnare in una nuova università. Inconsapevolmente seduce, e a lui non frega niente di sedurre, prima una collega, poi un’allieva, non trova più significato nella propria esistenza, non gode più, è pure impotente, fino a quando non ne trova uno scopo: uccidere una persona che ritiene sia uno dei cancri del mondo.
Emma Stone, nella parte dell’allieva innamorata, è una palla cosmica, d’una scialberia rara, a tratti ho avuto l’istinto di dire ad alta voce “dai cazzo”, invece Parker Posey, nei panni della collega, e Jamie Blackley del fidanzato della Stone, hanno dei ruoli fondamentali, anzi uno: dimostrare.

Questo film non è un filmone, non è ciò che ti aspetteresti da Allen, parliamoci chiaro, ma per la morale, per il suo scopo, si merita un bel dieci e lode: dimostrare che fuck irrational men.
O per lo meno, io l’ho letta così.
Ci sono varie chiavi di lettura, come la riflessione sulla morte come mezzo catartico irrazionale, come l’utilizzo del masochismo, e del male sugli altri, per portare del bene a se stessi, ma da donna, ho visto la chiave di lettura “vaffanculo uomini irrazionali” preponderante.
Perché il fatto è che quando vedi quel professore pazzo, inafferrabile, nel suo mondo, mezzo alcolizzato, uno che scrive poesie, libri, un romantico e solitario intellettuale, te ne innamori. E lo fai perché le donne hanno questa naturale predisposizione ad essere mamme, ad aiutare, ad essere prese dall’imprendibile, dall’incomprensibile perché rappresenta il diverso da sé, per poi sbatterci inevitabilmente la testa.
“Ma con me è diverso”. No, perché le persone non cambiano manco a morire. Fidatevi di me e di Woody.
Le donne non hanno bisogno di pazzi, ma di persone normali, anche se meno affascinanti e meno inclini alla filosofia. Perché tutti siamo attratti dalla filosofia, proprio perché è semi-incomprensibile.
Ma la filosofia alla fine è sconfitta dalla concretezza; la realtà più standard, ma anche più “vivibile”, vince sulle seghe mentali, il fascino della quotidianità, dell’amore normale che ha la meglio sulla fortissima tentazione dell’inaspettato, del diversamente bello.
Riguardo la fine: non me la sarei immaginata, affatto; diciamo che la morale finale era prevedibilissima, ma no, non la fine.

Grazie Woody per averci/mi ricordato questa lezione, grazie di avermi fatta innervosire a vedere le gesta di Abe e il patetismo della sua allieva innamorata, grazie di avermi inconsapevolmente spinta a vedere il tuo film il 1 gennaio, così da avere a mente per tutto l’anno questo memo: “rational men are better”. Obiettivamente, e se hai più di trent’anni.

Emma-Stone-Joaquin-Phoenix-in-Irrational-Man

WASP_DAY_12-032.CR2

 

Comments are closed.
  1. giulia

    3 January 2016 at 10:18

    Ecco il trailer mi aveva incusriosito, ma dopo la tua recensione ancora di più… da vedere assolutamente!!!

  2. Madame La Gruccia

    6 January 2016 at 22:09

    Amo andare al cinema da sola.
    E’ l’unica cosa che mi permette di sentire che sto staccando la spina dal mondo, per fare qualcosa che piace a me, e solo a me. Mi fa sentire libera. Libera da tutti gli inutili clichè sociali che hanno erroneamente insegnato che le persone che fanno cose sole…siano sole. E sfigate. Ma va!!! Chi ha l’intelligenza di fare cose belle da solo, è una persona che, a mio avviso, sa stare benissimo con gli altri.
    Io ho scoperto questo piacere da un po’. E’ impagabile. E oltretutto, non mi costringe a dipendere dagli altri per fare qualcosa. C’è gente che non fa cose solo perchè non trova la compagnia. Per me gli sfigati sono loro.

    Detto ciò, devo ancora vedere questo film, e credo che lo farò nei prossimi giorni insieme a Perfect Day. Ho visto Carol (da sola) e non mi è piaciuto.

    Baci,
    Angela
    http://www.madamelagruccia.blogspot.it

  3. Jack

    6 March 2016 at 8:03

    Was totally stuck until I read this, now back up and runginn.