Non voglio essere capita

Non voglio essere capita

“Mi hai detto: ti amo. Ti dissi: aspetta. Stavo per dirti: eccomi. Tu mi hai detto: vattene”

Se due più due fa quattro, e Alain Delon è un figo anche a ottant’anni, certamente questa è una delle più belle frasi del cinema di sempre. Bella perché è la sintesi per coordinate dell’amore violento e certo, quello passionale, ma gettato nel cesso tirando più e più volte lo sciacquone per l’altra faccia dell’amore, quella che viene sempre dopo, che all’inizio non te ne curi, che ha come santini in camera Mister Buonsenso e Miss Ragione. Questa frase è come una bomba senza orologeria, scoppia subito, manco a poco non fai a tempo a gettarla, ma la devi gettare per il bene-proprio-a-lungo-termine, perché se la tieni lì con te continua a farti male pur senza scoppiare, perché è come se scoppiasse sempre, in continuazione.

François Truffaut, Jules e Jim: il virgolettato sopra apre uno dei film-capolavoro del regista-genio francese, quello in cui, tanto per intenderci Jeanne Moreau appare per qualche minuto vestita da uomo, ed è sempre un incanto, o se possibile, ancora di più. Ma no, non è possibile.

Ora, come ormai in molti sapete, faccio un’attenta scrematura delle proposte di progetti per il blog, perché la mia missione è sempre quella di divertire, a volte informare, non pisciando mai fuori dal vaso, essendo sempre e comunque me stessa. Quando 2W2M, marchio che adoro in primis per la qualità del denim, mi ha chiesto di interpretare uno dei suoi capi della collezione Autunno-Inverno 2015 ispirata al cinema d’autore, mi sono sentita praticamente obbligata ad accettare. Perché questo è il genere di progetti che è esattamente nelle mie corde, e perché si parla di attrici mitiche o di dive d’altri tempi, quelle stesse che spammo quotidianamente sul mio Pinterest andando in esaltazione mistica ogni volta che le incasello in una delle mie tante boards.

Il film che ispira la collezione è proprio Jules e Jim, con Jeanne Moreau come donna-icona di passionalità e irrequietezza, di sensualità e irriverenza che si esprime anche attraverso il suo modo di vestire, molto simile a quello degli uomini dai lei amati.
Lo so che avrei potuto avere più fantasia interpretando la tuta, che ne so, ispirandomi a Meryl Streep in Mamma Mia o a Jennifer Beals in Flashdance, ma Jules e Jim è uno dei miei film preferiti per motivi “abbastanza” ovvi.
Per chi non c’arrivasse o per chi non avesse visto il film, prima di tutto andatevelo a vedere, poi vi elenco almeno tre ragioni.

Contiene delle frasi letteralmente geniali, che possono parere senza senso, e invece ce l’hanno eccome:

Soffri? E invece io non soffro più. Non bisogna soffrire tutti e due insieme: quando smetterai tu, comincerò io”

“La massima di Catherine è che in una coppia basta che uno dei due in fondo sia fedele”

“Un angelo passa.
Naturale: è l’una e venti.
E allora?
Gli angeli passano sempre ai venti di ogni ora. Ai venti, e anche ai meno venti”

Racchiude una delle verità più dolorose dell’amore: quella centrifuga amara dell’egoismo, dell’impossibilità di essere fedeli, del non volersi mai accontentare. Il film è dannatamente moderno, palese, dichiaratamente e senza paura vero.
Dice Jim a Catherine:

Anche io penso che in amore la coppia non è affatto l’ideale. Basta guardarsi intorno, hai voluto costruire qualcosa di più, rifiutando l’ipocrisia, il quieto vivere, hai voluto inventare l’Amore, ma senza un minimo di umiltà, solo con l’egoismo. Il nostro amore è un fallimento, non ci resta niente, tu hai voluto plasmarmi su di te. Risultato: ho dato infelicitá a chi avrei voluto dare solo gioia. Io sposerò Gilbert, lei forse potrà darmi dei figli”

C’è tanto stile, sono tutti dannatamente sexy pur essendo copertissimi e non volgari. La Moreau riesce a toccare l’apice di femminilità con un paio di baffi disegnati e un maglione da uomo. Come è possibile? Ciò fa parte di quelle cose che non si possono spiegare, per questo sono così attraenti.
Ed io per interpretare la salopette 2W2M (tra parentesi nella parentesi manco il pelo di Lina è così morbido) mi sono ispirata proprio a lei: ho preso un cappello comprato ad una fiera del vintage, mi sono disegnata dei baffi e… mi sono messa a correre.


E dato che la cosa mi è piaciuta eccome, stavo pensando che dovrei farli più spesso questi shooting ispirati alle dive d’altri tempi, è un sacco divertente, un pretesto per vedere e rivedere dei signori film, e per essere ancora più nostalgica, facendomi esclamare ogni volta “ma com’era bello (e meglio) prima“.

 

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