Blue Jasmin: è uno scherzo?

Blue Jasmin: è uno scherzo?

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Se è uno scherzo non è divertente. Come non sono stati divertenti gli “scherzi” di “A proposito di Davis”, un film in cui se non fosse stato per il gatto mi sarei ampiamente maciullata i maroni, e “Il Capitale Umano”, con le medesime scene ottanta volte e un ritratto del milanese che altro non era che una macchietta del milanese imbruttito (figuratevi voi).
Allora ve ne prego, ditemi che anche Woody Allen, come tutti i registi dei film citati sopra, si sono comprati le recensioni, perché non è possibile che i media abbiano decantato così tanto i fratelli Coen, per esempio.

“Andiamo all’Ariosto, quello splendido cinema nella stessa via di Milano, a vedere Blue Jasmin?
“Ma certo, ci vengo per il cinema (io lo amo, con quell’insegna vecchio stile, e quello style polveroso, non pretenzioso, semplice) e poi perché Woody non sbaglia un colpo”.
Ecco, qui ne ha sbagliati diversi, tanto che alla fine del film eravamo tutti basiti, io, Giulia e i vecchietti in sala (c’erano soprattutto persone d’una certa età).

Non so, io avevo visto il Woody Allen de “Il dittatore dello stato libero di Bananas”, di “Io e Annie”, di Harry a pezzi”, di “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso”.
Ora vedo un Woody Allen che è diventato una palla attaccata ai piedi, entrambe, manco uno.
Sì, sono arrabbiata: dove sono i dialoghi, dov’è l’ironia, il sarcasmo, l’assurdo, il colpo di scena? Ditemi dove diavolo sta tutto ciò. Non me lo dite perché non sta. 
Il film comincia con una bravissima, per carità, Cate Blanchett, che arriva da New York con le sue borse Louis Vuitton e il suo carico di snobismo da ex milionaria, per andare a stare a San Francisco dalla sorella “povera”, dove si lamenterà sempre per le condizioni non troppo agiate e per le frequentazioni della sorella.
L’ex marito era il classico miliardario che si scopava anche i pali e che truffava la gente, e che alla fine si ammazza in prigione. Lei, la moglie abbandonata, cornuta e privata di tutti i suoi beni a causa del farfallone, è sull’orlo di una crisi di nervi.
E questa era trama ed evoluzione del film tutto insieme, che inizia esattamente come finisce: con una Jasmine (Cate) disperata e fatta di psicofarmaci, e la sorella nella stessa situazione dell’incipit.

Giuro che è impossibile non rimanerci male perché nella pellicola c’è tutto quello non vorresti vedere: non so quanti minuti di piattume, il luogo comune del marito ricco e puttaniere con la moglie figa e un po’ rincoglionita e che si accorge dopo anni delle sue corna (forse perché comincia a non passare più dalle porte), la dipendenza da Xanax. Per carità, niente di più moderno, ma questa modernità è già storia vecchia, trita e ritrita.

Voglio dire: mentre negli altri di film di Allen il dramma è sempre trattato in maniera tragicomica, stavolta soffri un po’, stavolta ti schieri dalla parte di Jasmine e dici “poverina”. E io avrei voluti dire tutto tranne questo.
Poi: io non voglio vedere una Jasmine che per sopravvivere deve andare a lavorare da un dentista, la voglio vedere in un fast-food, o a pulire i cessi, voglio vedere qualcosa che poi si trasformerebbe quasi sicuramente in qualcosa di rocambolesco, in qualcosa di disordinato.

Dov’è quel “disordine” di Allen, che poi alla fine si trasforma nel suo personalissimo ordine?
Se l’intento di Woody era quello di spiazzarmi, spiazzarci tutti, c’è riuscito, ma a me quest’amarezza da parte sua non piace per nulla.

 

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  1. Federica Di Nardo

    12 March 2014 at 15:15

    Mi hai incuriosita 😛

    The Cutielicious
    http://www.thecutielicious.com
    Federica