La Moda: da armeggiare con cautela (si può diventare brutte)

La Moda: da armeggiare con cautela (si può diventare brutte)

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In questi giorni (in realtà da un pezzo, ma adesso in maniera più frequente) mi hanno detto essere la “stronza della moda”, quella perennemente arrabbiata, che non fa notizia ma solo critica, la cinica per eccellenza, ed infine mi hanno definita “quella che ce l’ha con tutti”. Vero in parte, sono stronza, cinica, arrabbiata (una toscana del Leone dicono non aiuti), ma io non ce l’ho con tutti, ce l’ho con chi fa più show del dovuto, con chi non è fashion, ma sfashionato, sfasciato, affossato nel proprio ego, cieco nei confronti del mondo, ma perfettamente vedente, 11/10, nei confronti di se stesso. Firmato la blogger che si fa tremila selfie al giorno.
“Se ti lamenti perché lavori nella moda?”, i più stupidi mi fanno sempre questa domanda. E ai poco vispi rispondo così: la moda come la intendo io ha poco a che fare con i pagliacci, con le snob secche finite, con i gay con i ciuffi ritti a cercare angeli (maschi) in cielo, con le blogger vestite con diciotto strati perché fa “ricerca”, con le giornaliste settantenni che hanno scambiato il proprio ruolo con quello di Madri Eterne e Onnipotenti.
Per me la moda non è manco sapere chi sia il Direttore Creativo di un brand, di che lana sia fatto questo o quell’altro, e nemmeno in che anno sia morta quella buonanima di Chanel. E non è nemmeno riempire il frigorifero di magneti con su scritte le frasi dette da Yves Saint Laurant. Con la moda, come con pressoché tutto, ho un rapporto molto più diretto ed emozionale. A me piacciono i vestiti, le forme, i colori, gli occhiali, le scarpe, i gioielli, mi piace vederli da vicino, toccarli, indossarli, mi piace vedere come un pezzo di stoffa possa rendere più bella (o brutta) qualcheduna, come possa trasformarla, come possa essere un’arma a doppio taglio. Con la moda non si scherza: se non sai maneggiarla ti rende orribile, se impari a conoscerla ti aiuta. Insomma, è qualcosa da armeggiare con cautela.
Ed è proprio la trasformazione la fiammella che alimenta la mia voglia di moda, a me che piace essere milioni di “Lucie”, a me che quando domandano “che stile ho” entro in crisi.
A me piacciono le sfilate, gli show (quelli dentro), mi piace andare a vedere ciò che succede in sala, quella è la moda che mi fa montare la testa di idee e stimoli, che me la avviluppa e me la stringe talmente tanto da farmi uscire liquidi invisibili di pensieri, di emozioni.
Se esistesse la moda senza un certo contesto sarebbe un paradiso, ma la realtà è che si alimenta anche di discutibili diavolerie, basta trovare un equilibrio tra la perfezione del concetto “moda”, e l’imperfezione di tutto ciò che ci sta intorno.

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Calzini con sandali: per me la cosa finisce qui, nel senso che mi basta lo styling degli estremi arti inferiori per squagliare di gaudio. In realtà mi desta piacere anche la bipolarità intrinseca nell’intera collezione: in ogni abito c’è una natura drammatica, decadente, autunnale, e nello stesso tempo ci sono il mattino, i colori, la vita. Quegli abiti appena sopra il ginocchio, per niente convenzionalmente sexy, con le roselline e gli uccellini sono la quintessenza del bon ton innocente ma costruito, pensato, architettato. Anche se da Alberta Ferretti non mi cagano di pezza, io quelle pezze me le metterei tutte.

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Trucco e parrucco favola. Idem il lungo collo di pelliccia tenuto su una spalla come nei migliori telefilm delle riccone anni Ottanta. C’è una remota coerenza in tutta la collezione Angelo Marani, poiché si va dalle estreme geometrie, cappotti stretti in vita, all’esatto opposto, abiti in lana lasciati cadere a picco senza alcuna costrizione. Si va dalle tinte unite alle fantasie floreali (le mie preferite), dai disegni su abiti ad abiti come disegnati con il righello. Comunque niente male.

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Uno da Byblos non s’aspetta mai granché perché  “Byblos” porta con sè il fardello d’avere un nome un po’ “polveroso”. E invece no, Byblos ha sfoderato discreti assi: quei pezzi estremamente geometrici da guerriera (non ci aggiungo “metropolitana”, perché non voglio sembrare uno stupido e banale comunicato stampa), sia di pelle, sia lucidi, futuristici, perfetti per me insomma (io adoro i completi).

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Location bella (in Triennale), sfilata bella, sempre in Triennale. Ennio ha esordito con completi bianchi e pellicce panna/bianco sporco (potrei morire per l‘abbinamento puro-sporco), mi ha fatto sfilare i cappotti lunghissimi, i completi da uomo giacca-pantalone, l’over-size. Te lo dico: stavolta, caro Ennio, mi sei garbato eccome (all’uomo mica tanto). 

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Quest’anno Giorgio m‘è piaciuto da impazzire. In effetti ci sono delle analogie con Costume National: i completi maschili, i maxi cappotti, le tute; ma Emporio è Emporio. E’ come se all’inizio tu pensassi: “ma sono sempre le solite cose”, invece poi capisci che è solo fedelissima coerenza, un’armonia e un’uniformità che dura da anni, dio solo sa come. Giorgio Armani non è come Gucci: da Frida Giannini non sai mai cosa ti aspetti, dal Re sì, conosci già i tagli, le silhouette, il mood, ma non conosci cosa ci sta tutt’intorno, quello lo scopri nel suo Teatro.

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Appunto. Fantastica, eccezionale, una collezione che m’ha fatto ringraziare il cielo per essere stata lì a godermela dal vivo. Non so cosa sia successo a Frida, ma sicuramente qualcosa di buono, molto buono. Non so dire quale capo mi sia piaciuto di più perché è stato davvero un climax, un orgasmo visivo da pelle, cappottini, luccicchini, completi maschili di quei colori zuccherosi che mi ha fatto pensare che sì: questa è la fashion week. Il vedere un fantastico show con degli abiti che fanno venire i brividi alla schiena e la musica che ti fa dondolare la pianta del piede. Giannini ti prego, non fare cagate: continua così.

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Deliziosa, romantica, leggera, portabile (a parte i calzini a spezzare il ginocchio). Pezzi dorati come da Just Cavalli, cravattine come da Emporio, calzettoni come dalla Ferretti: ok, ma Kristina Ti è comunque unica. Non è sexy nel senso stretto del termine, non pare “da grandi”, nel senso che il total look sembra più essere per ragazzine (o donne che si sentono tali), non è concreta, bensì sognatrice. E’ un’altra donna, una che in realtà con la fashion week pare entrarci ben poco (infatti ha sfilato fuori calendario), una che la pelliccia se la mette in testa, come ad ammorbidire i pensieri. Sì, la donna di Kristina Ti è soft.

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Nemmeno da Moschino mi rispondono alle mail, ma chi se ne frega. Jeremy Scott è un fottutissimo genio che ha trasformato il logo dell’azienda del junk food per eccellenza in un qualcosa di iconico per eccellenza. La “M” gialla sulle borse a forma di scatola take-away sopra vassoi da fast food, come shape degli occhiali, come qualcosa che non si può non amare. E poi gli anni Ottanta, la pelle e l’oro, e la Naomi Campbell come me la ricordo io. Ok, lei non c’era a sfilare ma io me la immagino vestita esattamente come Jeremy Scott ha vestito certe modelle con le pance scoperte e di nero abbigliate.

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Ports1961 mi piace sempre, perché è rigoroso, militare e femminile, bianco e nero, pelle e pelliccia, duro e morbido. E’ talmente tanto agli antipodi che alla fine è un qualcosa di compatto e coerente.

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A parte la scelta volontaria di farci morire tutti di caldo causa accensione fuochi di Sant’Antonio, Sant’Ambrogio e San Gennaro tutti insieme nel mezzo della passerella, quella di Roberto Cavalli è una femmina che m’ha conquistata. Diversa da tutte le altre, la sua donna è tale in modo spiattelato, evidente; e lei è palesemente egocentrica, e non se ne vergogna. Guardatela infarcita di frange com’è, scollata di nulla e accollata di pelliccia. Elaborata, complicata, forte: mi è piaciuta abbestia (specie il vestito blu).SAMSUNG CSC

Ci sono stati degli “Antonio Marras” migliori, sono sincera, ma le stampe con il lupo e quelle con i fiori erano ottime (le ultime uscite, tanto per intenderci). Causa SFanding molto Sfanding non ho visto bene la sfilata (e quella di Marras è una di quelle che deve essere vista dal vivo), ma l’atmosfera “marrassiana” è sempre personale, toccante, istantaneamente percepibile. I bordeaux nel make up e negli abiti, a contrasto con gli azzurri dei ricami, erano qualcosa di favoloso.

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Che mondo sarebbe senza Nutella e senza Marni io non lo so. Prima di tutto da Marni mi hanno trattato come si deve trattare una blogger/giornalista, ovvero con educazione (e organizzazione): così io e il mio standing siamo stati da dio. Consuelo Castiglioni ha reso le gale qualcosa di romanticamente rigido, i corpetti degli accessori da mettere sopra i golf e i cappotti dei pezzi unici. Le piume, le pellicce, i blocchi di colore, tutto è ben distinto e separato, ma se messo insieme ne esce un’insalata con tutti gli ingredienti in bella vista e un gusto da orgasmo.

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A me Chicca Lualdi BeeQueen piace perché è normale ma ricercata, semplicemente portabile. Ok, ci sono state sue sfilate migliori, ma questa non è stata per niente male: i capelli avviluppati dalle sciarpe, i calzini sulle scarpe alte, i colletti, sono tutti elementi “Lucy”.  Insomma, alla fine io mi metterei tutto.

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Spesso ci si dimentica l’entusiasmo che c’è dietro la moda, il creare cose non solo per il dovere di crearle, la bellezza del godersele. I gemelli Dsquared2 hanno tutto ciò nelle loro menti e nei loro cuori: sono dei genuini pazzi perennemente entusiasti che hanno messo questa sana follia anche nella sfilata, nell’ambientazione, nel video iniziale (sì, c’era pure un video nel loro show). Non sto a discutere sulla meravigliosa collezione, ma sul mood, l’atmosfera, lo studio meticoloso e preciso di qualsiasi cosa, la teatralità, le espressioni delle modelle, le musiche. Loro due così giovani che guardano al futuro e che forse nella maniera più tradizionale sono fedeli all’espressione “fashion show”. I migliori.

 

 

 

 

Comments are closed.
  1. Eleonora

    5 March 2014 at 20:09

    Finalmente dei commenti alle sfilate leggibili e non noiosi, banali e farciti con copia-incolla di “glamour” e “metropolitano”. Senza considerare che concordo su tutto! Continua così 🙂

    • Lucia

      5 March 2014 at 20:44

      grazie mille Eleonora 🙂

  2. Federica Di Nardo

    6 March 2014 at 11:25

    Non potrei essere più d’accordo!

    The Cutielicious
    http://www.thecutielicious.com
    Federica

  3. milandailyphoto.com

    6 March 2014 at 21:01

    MI garba!!!(copyright Lucia del Pasqua)per fortuna qualquno ragiona su cosa sia la moda,tutti i soggetti da tè citati si rivelano la maggior parte delle volte persone arroganti,mediocri,superbi,allergici a tutto quello che và contro i loro miseri schemi mentali,basta veder le dichiarazioni del RE in proposito.Per fortuna la maggioranza della gente(l’intelligenza comune)decide cosa sia di moda e cosa no,che sia proposto dall’editoriale del giornale famoso e meno.