Disagio is the new (fucking) black

Disagio is the new (fucking) black

�lapresse
archivio storico
spettacolo
Stresa, anni ’50
sfilata delle concorrenti
nella foto: le concorrenti sfilano dinanzi alla giuria per la scelta di Miss Italia
Busta 26/17

Sono seriamente arrabbiata. E sempre per le stesse cose. E come ho già detto, non solo per la libertà di noi donne di uscire di casa, viaggiare da sole, o mettersi una mini gonna senza rischiare di dover estrarre lo spray al peperoncino e rendere ceco qualche coglione, ma anche per il modello di non-normalità che qualcuno continua a rappresentare per noi, senza, ovviamente, il nostro consenso.
Su questo modello ci stiamo scontrando ormai da anni, certe volte pisciando fuori dal vaso, professando l’esatto contrario, che essendo il suo estremo, per definizione, trattasi sempre di a-normalità.

Allora, dato che qualcosina nella moda c’entro, o partecipo, o guardo online le sfilate, non tutte, bensì solo quelle che m’interessano. Quest’anno mi sono incazzata molto dopo aver visto Moschino, perché via, mandare in passerella abiti bruciati mi pare eccessivo (ma dicono che il buon Jeremy venda di brutto, quindi mi rimane solamente di alzare le mani al cielo e pregare che il Dio del Buongusto faccia qualcosa al più presto), ma soprattutto lo show di Saint Laurent (vende anche lui, quindi mi tocca cambiare mestiere).
O meglio, lo show di ragazze-scheletro di Hedi Slimane.

SaintLaurant

Appena ho trovato le foto online, le ho riguardate, una per una, circa tre volte, solo alla quarta ho detto: “non ci siamo”, riguardo la collezione, perché prima ero semplicemente allibita dalla pseudo o reale anoressia delle modelle in passerella.
Ora, che a Slimane piaccia il secco non sano non è una novità, per anni infatti ha messo a sfilare stecchi per Dior Homme, e ha pure firmato una campagna che grazie al cielo è stata censurata, per una modella-troppo-manichino. Ma è una giustificazione? No.

YSL_censured

Secco non è bello, è malato. E non è bella manco la sua purtroppo naturale e opposta reazione, ovvero professare il motto di “grasso è bello”. Perché in tutto ciò, il “sano” ce lo siamo dimenticati a casa?
Ma poi in Francia non doveva esserci una legge che prevedeva un certificato obbligatorio che attestasse lo stato di salute delle modelle per sfilare? Correggetemi se sbaglio. O l’ho sognato?

Per fortuna ho un cervello pensante che non si fa influenzare da amiche che “mangiano” insalata scondita, colleghe che parlano solo di diete, e che inneggiano alla fase detox (digiuno) come la cosa più strepitosa del mondo, altrimenti, con tutto questo bombardamento d’informazioni malsane, sarei già ricoverata o nel reparto di psichiatria o in quello per disturbi alimentari, o rinchiusa direttamente in manicomio. Io come tante altre quasi costrette a combattere per non farmi convincere di non star bene con me stessa.
Non stare bene con se stesse is the new (fucking) black. Pare.
Il disagio è cool.

La verità purtroppo è che non è facile resistere alle fucilate di informazioni perverse che ci si piantano dirette in testa senza il nostro permesso. Per lo stesso motivo, ad esempio, quest’anno, abbiamo tutte pantaloni ampi alla caviglia, e un po’ d’anni fa le punte dei capelli rosa: perché a forza di vedere pantaloni-acqua-in-casa ovunque e chiome da Vola, mio mini pony, alla fine non potevamo non provare anche noi a vestirci da idrauliche in vacanza, con mamme unicorno. Tra qualche anno diremo: ma che diavolo di calzoni anti-sesso abbiamo indossato? E che diavolo di capelli ridicoli abbiamo avuto?
Almeno queste sono cose che non nuocciono gravemente alla salute, sono delle sane mode da seguire o meno.

Ma porca miseria: ma che è successo della Lollobigida, della Cardinale, della Naomi Campbell, per stare più nel recente, dei loro culi, delle loro tette, e in certi casi dei loro due grammi e mezzo di cellulite?
Ho preso tre foto, dalla Loren alla Schiffer, in costume, quando ancora Photoshop non era manco uno spermatozoo: bene, oggi sarebbero state ritoccate tutte, perché non corrispondenti all’immaginario di dee anoressiche 2.0 Afrodite, Atena e Artemide.

celeb_swimsuit

La normalità è una vergogna, dobbiamo per forza essere quello che non siamo, a partire da Instagram, con pelle piallata che manco il catrame in viale Zara, e vita del diametro di una Ferrarelle, fino ai giornali e alla TV.
Quanto ci rimango male quando vedo qualcuna che su Instagram era in un modo e dal vivo un’altra. Amarezza proprio. Ma tanto è la regola.
Sempre più spesso mi chiedo: ma cosa dobbiamo fare per fare marcia indietro? Cosa deve succedere? Bisogna eleggere a direttori creativi persone al di fuori della moda che abbiano una visione oggettiva? Persone normali? Bisogna imbastire un trapianto di cervelli? Bisogna che un collegio riunito di persone sane rinchiuda in una stanza i big della moda e faccia come quella scena di Arancia Meccanica, ovvero costringa tutti a vedere immagini di donne in salute per ore e ore?

Gigi-Hadid-3

Che cavolo bisogna fare? Come si fa a far capire che la moda non è solo soggettiva? Che se a Hedi Slimane piace il secco dovrebbero essere fatti suoi? Perché il fatto che invece non sia così è un rischio. Le modelle sono, volente o nolente, un modello, non delle grucce aspirazionali. Vedi Kate Moss, Cara Delevingne, Linda Evangelista, Eva Herzigová, etc…
Per fortuna adesso c’è Gigi Hadid.

prima

E giusto perché sono nostalgica, mi sono ripescata una vecchia sfilata Yves Saint Lauret.
Trova le differenze:

Comments are closed.