La Primavera-Estate che verrà: il post-one

La Primavera-Estate che verrà: il post-one

SAMSUNG CSC

Sostanzialmente, quest’anno, per la “settimana corta” della moda milanese mi sono divertita, tranne qualche rara eccezione che è inevitabile in giorni come quelli; sono partita bella carica in sella alla mia fida bici (e arrivando alla sera con un diametro-coscia pari a quello di Seedorf sotto sforzo), e mi sono vista tutto ciò che ho potuto vedere, nei limiti sia degli inviti, sia umani.
Da una parte ringrazio per non essere famosa, altrimenti come ha fatto intendere Angelo Flaccavento in un articolo che tutti dovrebbero leggere, sarei arrivata al quinto giorno con gli attacchi di panico, tipo, dall’altra, lo ammetto, mi sarebbe piaciuto vedere certe sfilate dal vivo, vedi N°21.
Ma diamo tempo al tempo, la fretta è la migliore amica dell’esaltazione e la peggiore dell’umiltà. Seguirò il mio percorso con calma, nel frattempo ecco i miei pensieri sulle sfilate che mi sono vista live, e anche altre che non ho potuto vedere dal vivo, ma che non potevo non commentare.
È un “post-one”, quindi armatevi di tempo.

Angelo Bratis
La prima parola che mi viene in mente guardando la sua collezione è solo una: greca, dalla alfa all’omega. Una greca moderna che s’atteggia umilmente a dea, che con quegli abiti leggeri e leggiadri, impartisce ordini e sorrisi dall’alto dell’Olimpo, a mento e naso all’insù. Me la immagino in barca, stesa composta e appoggiata su un avambraccio, a godersi il sole dell’Egeo più che tiepido di settembre, o per le vie di Atene, strusciando lemme lemme per le strade del quartiere Kolonaki.
D’altronde quei vestiti che con un alito di vento s’alzano e si sconquassano, quei gioielli da “mitologia”, quelle geometrie da artista, possono far balzare alla mente solo nettare e ambrosia.

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Emporio Armani
Miles Davis sarebbe stato contento del tema scelto da Re Giorgio, e anche io, perché il blu è quel colore che tutti snobbano a favore del nero, in genere. Nero o blu? Nero. No, certe volte anche blu, ecco.
La pulizia, la compostezza, la semplicità, essere chic moderatamente con il risultato di esserlo al 100% mettendosi addosso qualcosa di non propriamente elegante: tutto ciò con Armani è possibile. Non so come, ma ci riesce da sempre. Complimenti.

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N°21
Madre di dio. Nessuna collezione fu così perfetta, femminile, sensuale, leggera. Sarei pure disposta a mettermi in mutande per tale causa: si può essere donne scoprendo in maniera elegante. Dai, ho visto questa sfilata, purtroppo solo su Internet, e m’è sembrato di sentire una musica, d’ascoltarla in una casa nel bel mezzo del verde, fatta solo di finestre, tramite cui entra la luce del mattino, quella delle 9,00, che ti fa socchiudere gli occhi dal piacere del tepore.
E poi questo concetto di militare ma chic, di trasparente ma con garbo, di continui e coerenti contrasti, mi ha fatto del tutto sballare. Del tutto.

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Byblos
Che si decida. O sportiva o elegante. Ma d’altra parte, perché mai dovrebbe decidersi, nell’epoca principe del mix & match? Infatti decide di essere una volta entrambe, una volta più l’una e un’altra volta più l’altra, così il rischio-noia è evitato a piè pari.
Non mi ha entusiasmato molto la collezione, quella scorsa che avevo visto invece lo aveva fatto molto di più, e con ciò non voglio dire che la ciambella stavolta non è riuscita col buco, ma che su questa ciambella qui sono mancati un po’ di zucchero e glassa insieme, perché sempre è meglio mix & match, come abbiamo detto.

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Chicca Lualdi BeeQueen
Rimane sempre una delle mie preferite per diversi motivi, che riduco a due: 1) la sua è una donna magnificamente normale, 2) è super chic. Perché strafare?
Di questa collezione Spring Summer 2015 mi metterei tutto: quelle gonne a vita alta sapientemente abbinate, per i giochi delle proporzioni, con delle casacchine corte, quei gilet lunghi, o i completi pantalone largo-camicia, o ancora i vestiti asimmetrici, a me che in genere le asimmetrie non garbano per nulla. Insomma io Chicca Lualdi mi ci vestirei domani.
Chicca, come al solito 10. Un consiglio: la prossima volta i gift per la prima fila dalli a mano, c’è stata gente che ha fatto la spesa.

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DSquared2
Se avessi visto qualcosa sicuramente sarebbe stato più bello, poiché avevo quattro file di standing davanti a me, standing di pessimo grado a mia volta, ma la sfilata me la sono guardata la sera su Internet. Ci sono dei pezzi che sono totalmente “Lucy”, ovvero le T shirt bianche corte abbinate a gonne a vita alta, anche se la vita bassa, purtroppo, è quella che va per la maggiore. Purtroppo per me, non per chi ha un fisico filiforme, si intende.
A me i gemelli comunque piacciono sempre, per il loro show, per la loro creatività, per le loro menti “pazzerelle” che sono esattamente quelle trasferite su abiti, tra colori, intrecci e accostamenti rischiosi.
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Just Cavalli
Non è stato un amore a prima vista, lo ammetto, poi ho elaborato: collezione non entusiasmante ma certi pezzi, presi singolarmente, sono fantastici, come il gilet con il cuore che si unisce se abbottonato, o il vestitino con le gale e con praticamente una fascia per seno, allacciate entrambe dietro al collo, “molto mare”, ma anche molto sexy.
Postilla: per la prima volta in vita mia ho visto un sitting fatto benissimo (organizzazione dei posti a sedere) per le blogger, c’era una logica per chi era in prima, in seconda, in terza e in quarta fila. Tra poco mi commuovo. Parola di una che in prima fila non c’era perché giustamente non ci deve stare. Bravi (e sono seria).
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Costume National
Non benissimo. Quel nero lucidino, quel viola un po’ cangiante, quegli stivali “molli” direi di no. Lo dice una a cui Costume National è sempre piaciuto, ma stavolta solo pochi look, e mi riferisco a quelli con il camoscio. Non ho visto una personalità forte, un carattere deciso, come il solito, il problema è che non ho visto.
Alla fine sono uscita dalla sfilata con un grande punto interrogativo.
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I’m Isola Marras
Allora, una sfilata che 1) è ai Chiostri di San Barnaba 2) ha una band che canta prima “Pop-porno” e poi “Una giapponese a Roma” 3) fa sfilare un cagnolino in braccio ad una modella alla fine, è già la mia preferita. Poi, se ci aggiungi quel mood sardo-francese, è oltre, se possibile.
Marras è un genio, lo dico da anni, e riesce a non smentirsi mai, non può non piacere. La sua idea di femminilità è controcorrente perché è diversa da quella che è diventata la norma (vestiti strizzati e culi di fuori), si avvicina molto al concetto di dolcezza e di naturalezza. Gli abiti secondo Marras non devono valorizzare le forme, ma la personalità. Per questo ha tutta la mia stima.

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Roberto Cavalli
Vorrei essere dotata d’una saccoccia di coraggio per andare in giro con quelle gonnelle semitrasparenti, tipo una striscia trasparente ed una non, alternate. Ma non sono né una modella, né una reginetta dello streestyle, quindi sarà difficile che mi vediate così agghindata.
Per le donne di Cavalli vedo-non-vedo, “cortezze”, altro che lunghezze, scollature, non rappresentano problemi di sorta, e un po’ le invidio. La pelle, il pitone, il cavallino, il pizzo, e ancora il bianco e il nero, il dolce e l’aggressivo, tutto insieme, in un calderone coerentemente disomogeneo per arrivare ad un unico comune denominatore: è una donna con le palle.
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Antonio Marras
E anche stavolta m’ha letto nel pensiero: biciclette appese qua e là, e vecchie valigie attaccate ad estremità di ruote fatte girare come girandole al vento, roba “da Lucy”.
E questa la location. Per quel che riguarda la collezione, ancora tanta roba “da Lucy”: fiori, gale, righe e contrasti netti, non tralasciando il make up, con le estremità di un occhio con dei pallini colorati. Io gli show come quelli di Marras li chiamo “EC”, d’emozione e di concetto, perché un tema c’è sempre, una storia, e di consequenza un motivo valido per emozionarsi.

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Genny
Lei, la donna di Genny, tenta di essere un dolce avviluppandosi in completi dorati che ricordano la carta della Fabbrica di Cioccolato, oppure in abiti che paiono confezioni cangianti di caramelle, o ancora buttandosi addosso dei maxi pois. Ma non ce la fa, non è proprio dolce, è sempre sexy, o meglio, snatura il concetto di dolcezza togliendolo dal mieloso.
A me la collezione è piaciuta molto. Perché? Una parola: femminile. E soprattutto non volgare, cosa che purtroppo va spesso a braccetto con l’aggettivo femminile.

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Mila Schön
La couture. Non scherziamo, questa è moda come la intendo io. Quella dove c’è ricerca, e soprattutto dove la percepisci, dove c’è uno studio meticoloso. Alessandro De Benedetti (mi ricorda Albino) m’è piaciuto, pur non essendo stato il suo uno show alla maniera di Moschino e di Dsquared2, è stato pur sempre uno show con le palle, “urlato” alla sua maniera, con una musica molto severa, e uno studio di dove s’andavano a posizionare le modelle molto rigoroso.
Struttura, precisione, geometria, tutto per arrivare al fine unico della bellezza naturale, che però in realtà è studiata a tavolino.
Ho ringraziato per essere stata lì ed avere avuto la possibilità di vivermi la sfilata, perché è stata una delle mie preferite. Mila-Shon-RTW-SS15-Milan-7Mila-Shon-RTW-SS15-Milan-19Mila-Shon-RTW-SS15-Milan-27 

Moschino
Jeremy Scott è un fantastico paraculo. Fantastico perché è un genio della comunicazione, del male, del marketing. La collezione dedicata alla Barbie non è moda, è un copiaticcio e reinterpretazione di marchi, come lo è stata quella dedicata al Mac Donald. Detto questo, Jeremy è un idolo, su tutti i fronti, perché ha capito ciò che vuole la gente, ha capito che bisogna essere poco sognatori e parecchio uomini di marketing per comunicare e vendere; questo è ciò che vuole vedere il consumatore finale adesso: un aspetto ludico della moda, lo show, si vuole divertire, e in più tutti amano Barbie, specie quelle della mia generazione. Tutti amano i pattini, tutti sogniamo le sfilate come spettacolo di teatro. È un grande, perché nonostante mi stia sulle palle per non fare moda vera e propria alla fine piace anche a me, e mi è stato ancora più sulle palle perché fuori dalle sfilate si sono piazzate “in tempo reale” le “sguinzie” tutte in “Barbie-Moschino”. Tutte. E tutti gli originalissimi fotografi si sono, sempre in tempo reale, preoccupati di fotografarle tutte, perché lo streetstyle si sa, è molto “vario”.
Ultima riflessione: per certe cose questa sfilata m’ha pure ricordato Versace, il vecchio Versace.

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Vivetta
Ho una cotta per lei, per il suo dolce-folle estro, il suo coraggio ludico, la sua costante ironia, il suo animo che, per fortuna, è rimasto per un po’ indietro nel tempo. Più precisamente ai libri di botanica, ai giardini in fiore, a Picasso e ai suoi visi scomposti, sulle cui stampe mi sono divertita a formare frasi. Esempio: occhio, mano e labbra: “occhio che lui ha baciato un’altra, l’hai visto?”
Non so, quelli di Vivetta sono abiti che mi fanno sorridere, mi fanno essere creativa e più simpatica, e per questo li indosserei sempre.

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Emilio Pucci
Non c’ero, ma la voglio raccontare proprio perché c’erano tutte, da Natasha Poly a Mariacarla Boscono, da Naomi a Isabeli Fontana, fino a quella bellona di Joan Small.
Insomma, top in carne ed ossa a parte, pare che per la prossima Spring Summer 2015 gli anni preferiti siano i Seventies, un po’ in generale. Onestamente avrei preferito i Cinquanta, ma anche gli hippie mi stanno simpatici.
Bello tutto tranne certi abiti, tipo quello di Naomi, non m’ha fatto impazzire.
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Anteprima
Rimane fedele al concetto di prêt-à-porter. Sì, ok, è pur sempre passerella, ma quella di Anteprima è una donna normale, traduzione: ci i può vestire così senza rischiare d’essere internate al manicomio, che manco esiste più, tra l’altro.
Ho adorato i maglioni scintillanti ad abito e le cinture colorate che vanno a cingere la vita e chiudere cappottini leggeri dai bottoni volutamente dimenticati. Questa è un’idea da rubare.

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Foto: da Style.com
Fashionising.com 

 

Comments are closed.
  1. Kettj

    27 September 2014 at 14:54

    N°21 e Marras sono gioielli che fanno brillare di luce propria chi li indossa e sognare chi guarda le loro opere.

    • Lucia

      28 September 2014 at 9:50

      esattamente!

  2. Ilaria

    28 September 2014 at 10:13

    Brava!

    • Lucia

      28 September 2014 at 11:03

      grazie 😉

  3. Federica Di Nardo

    29 September 2014 at 11:02

    bellissimo post!!!

    Federica
    http://www.thecutielicious.com
    The Cutielicious

    • Lucia

      29 September 2014 at 14:59

      grazie 🙂

  4. Eleonora

    29 September 2014 at 15:35

    L’abito di Vivetta con ricamo stile manuale di botanica è geniale, altro che Moschino!