Ogni cosa è il-lumia-nata

Ogni cosa è il-lumia-nata

SAMSUNG CSC

Look del primo giorno: jeans a vita alta, maglia da giocatore di baseball colorata, giacca di pelle con maniche di cavallino, calzini con i cuori, e adidas.
Look del secondo giorno: gonna in pizzo bianca dipinta a mano, camicia di jeans vintage, calzino fucsia, felpa con gli squali rosa, e sempre le adidas (quando vado via per tre giorni porto solo due paia di scarpe, una bassa e una alta per la sera).
Location: World Mobile Congress, a Barcellona. Ecco, non il Pitti, non la Fashion Week, non una fiera di moda in generale. Bensì una fiera “tecnologica”, per nerd, geek, dove sono quasi tutti uomini e molti dei quali in camicia, giacca e cravatta (e quindi con l’ascella pezzata e la fragranza non proprio di rosa) e pantaloni molto più lunghi del dovuto (che tenerezza).
Ostinandomi a credere alla frasetta “sii sempre te stessa”, mi sono presentata in dei panni leggermente fuori luogo; ma se fossi un po’ Marzullo, in realtà non lo sono, ribatterei (a me stessa) per auto-difesa: “Sì, ma cos’è il luogo?”.
Quindi pace, diciamo che ho sparpagliato un po’ di colore soprattutto nel padiglione 8 (apertura-camicia improvvisa compresa, ma lasciamo perdere).
E amen, per due giorni di fila mi sono immaginata di essere alle sfilate di moda, anche se poi erano “sfilate” di telefonini e accessori annessi.

Io non sono nerd, geek, o molto tecnologica, anzi, con la tecnologia ho una certa sfiga cronica, nel senso che appena prendo in mano un qualsiasi pezzo hi-tech, due volte su quattro si auto distrugge, implode o comunque si ammala, indi per cui sono la tipica fashion blogger bionda: di un cellulare guardo sostanzialmente il colore, la fotocamera, la durata della batteria e le applicazioni fighe, tutte le altre cose sono assolutamente secondarie (per lo meno fino ad essere stata al Congresso).
I telefoni sono però il mio pane quotidiano, dato che ci trascorro non la maggior parte del mio tempo, ma praticamente tutto il tempo, quindi quando Microsoft mi disse un giorno: “Vuoi venire a Barcellona?” ho ovviamente accettato, ancora più volentieri perché nel frattempo a Milano c’era la Fashion Week, che i giorni prima avevo già cominciato ad odiare.
Questo il concetto: “quindi voi continuate pure a fare i pagliacci fuori dalle sfilate, io me ne vado a Barcellona con gli smanettoni”.

Diciamo che sono state tante le cose fighe a corollario di questo congresso, poi arrivo anche al congresso:

1) Prima di tutte Barcellona, una città libera, colorata e meravigliosamente, a tratti, vecchia, e io adoro tutto ciò che è vecchio, vecchi compresi, in maniera infinitesimalmente indefinita, ma lo sapete già.
Lì ti senti bene, è impossibile che accada il contrario, c’è una pozione magica nell’aria, che mista al clima mite ti s’innesca nel cervello per farti sollevare tutti i muscoli della faccia (è una metafora per dire che lì ridi e sorridi, sei felice). È la Rio europea, anche se io Rio non l’ho mica mai vista.
2) Poi c’è il fatto d’incontrare decine di persone sconosciute provenienti da diversi paesi, così diverse da te, ma con le quali puoi facilmente comunicare grazie alla lingua comune, l’inglese. Non nascondo che quando ho rivisto il video che ci ha fatto Microsoft mi è venuto quasi da piangere. È inspiegabile come tu diventi parte di una comunità di persone mai viste prima, e come tu ti trovi a raccontare loro, perfettamente a tuo agio, perfino pezzi importanti della tua vita. Instauri con ciascuno un rapporto fortissimo, diverso e personale, che è come un contratto a progetto, dura poco, ma è molto ma molto intenso.

3) I vini che ho bevuto al ristorante Monvinic, mi sono segnata i nomi delle etichette e il paese d’origine, senza quelle cose scritte dopo ciascun marchio, in spagnolo: Spriengfield, provenienza Sud Africa, Suertes del Marques, Spagna, Quinta do Crasto, Portogallo, e Emilio Hidalgo, sempre Spagna. Erano tutti tanto buoni da star male.

E ora arrivo al Congresso, e al mondo Microsoft, considerazioni sparse:

1) Ho conosciuto da vicino il mondo Windows, che non è né Apple, né Android, quindi è stato un po’ come tornare a scuola una terza volta per reimparare un nuovo metodo.
In particolare, ho conosciuto da vicino i nuovi Microsoft Lumia 640 e Lumia 640 XL. Blogger, scordatevi Instagram nella versione completa, le “robe di Google”, e applicazioni quali VSCOcam, pane quotidiano soprattutto per le fashion blogger, tuttavia ci sono delle validissime alternative, soprattutto per la post produzione delle foto. E a proposito di foto, si possono catturare fotografie ricche di dettagli anche in condizioni di scarsa luminosità con la fotocamera da 8 MP sul Lumia 640 o da 13MP con ottica ZEISS sul Lumia 640 XL. Entrambe sono pure dotati di funzione LED flash, fotocamera frontale per le videochiamate Skype, e il software Lumia Camera (che ci piace molto).
Tutte le foto che ho realizzato per questo post le ho scattate con un Nokia Lumia 830, insomma, dal punto di vista fotografico, che è quello che interessa più a me, non ho niente da dire.
Postilla: una delle cose che mi ha gasata di più è un’applicazione che ti traduce nella tua lingua i menù stranieri, basta poggiare davanti lo schermo del cellulare al menù. Cioè l’esaltazione pura.
Una delle cose che invece mi fa riflettere è la seguente: il nuovo Microsoft Lumia 640 ha il pacchetto Office e modalità fotografiche top, quindi qual è il suo target ideale? L’azienda o il popolo social affezionato alla fotografia? È stata una domanda che ho rivolto ai responsabili sviluppo prodotto e loro mi hanno risposto “tutti”, perché in effetti questo telefono funge da mini computer e pure da macchina fotografica. Tuttavia, personalmente, sulla questione target ci devo fare una pensata.
2) La Microsoft ha presentato anche una tastiera pieghevole (vedi foto) per la quale mi è scesa una lacrima, anche perché in questo momento avrei tanto bisogno o di un tablet con una tastiera di vellutino staccabile, o di una tastiera pieghevole (dato che viaggio tanto).
3) Quando Stephen Elop ha proposto le novità Microsoft, balzando sul palco con sorriso Mentadent e pugni chiusi, mi sono sentita come dentro ad un filmato Youtube, quelli che ogni volta che vedevo desideravo esserci dentro. Il climax è giunto quando è arrivato agli occhiali HoloLens, grazie ai quali vedi cose che non esistono nella tua realtà, oggetti sovrapposti a quelli reali e gestibili con il movimento delle mani, il suono della voce o la direzione dello sguardo. Questa è proprio la mia idea di futuro.
4) Il mondo della tecnologia è così diverso da quello della moda, che se ci capissi qualcosa mi ci butterei a capofitto, mi sembrano tutti più simpatici, ma non so se ciò derivi dal fatto che io questo mondo l’abbia vissuto “da turista”.
5) A vedere i vari stand, per lo meno nel mio padiglione, ho subito pensato quanti diavolo di soldi debbano avere le aziende di telefonia mobile (tanti, a quanto pare). Se penso al Pitti mi viene da ridere.
6) La fiera è organizzata benissimo: tutto pulito e ordinato, c’erano pure delle scatoline metalliche, tipo armadietti, per caricare i propri cellulari, non so bene come funzionino, ma presumo mettendo il telefono dentro una scatolina, chiuderla a chiave per poi riprendere il proprio cellulare a carica completata.
7) Ho lasciato più volte i cellulari non custoditi (sono un po’ stordita), ecco, questa è stata la prima fiera nella quale non mi hanno rubato un telefono lasciato per più di un minuto sopra un tavolo. Quindi di sicuro al World Mobile Congress nessuno ti ruba niente, penso ci sarà un (evidente) motivo.
8) Tutti parlano davvero tanto, tutti ti vogliono spiegare i propri prodotti, e tutti in maniera entusiasta. Ho pensato che chi lavorasse a ciascun stand nei giorni precedenti avesse dovuto obbligatoriamente assumere droghe pesanti per mantenere alti standard di pazienza, buonumore e grinta.
9) Questo mondo mi ha ricordato anche un po’ quello del mercato immobiliare, ma nella sua sfumatura positiva, che adesso sto odiando perché mi trovo nei panni di quella che sta cercando di vendere casa come privata, sto subendo lo stalking quotidiano di decine di agenti immobiliari. La differenza è che al World Mobile Congress lo stalking c’è se te lo cerchi, con gli agenti immobiliari c’è in qualunque caso.
10) Ho fatto un fioretto: voglio arrivare al prossimo anno più preparata, e non fare quella che pone “domande cromatiche” davanti a quello che chiede robe incomprensibili su sistemi operativi o cose che comprendono lettere come “X” o qualche numero a caso. Voglio capirci qualcosa anche io, in un anno ce la posso fare secondo me, se la sfiga tecnologica mi s’allontana un pochino.
11) Una sera dopo il congresso, siamo andati per le strade di Barcellona a fare il Light Painting, che per me equivale a magia. Ovvero una persona tiene in mano un palo che emette luce, e cammina da un punto all’altro, nel frattempo, parallela al “detentore del palo”, c’è un’altra persona che scatta una foto con determinati settings preimpostati. La magia qual è? Che se poi guardi la foto scattata, vedi una scritta luminosa (vedi sotto). Insomma, ogni cosa è il-LUMIA-nata.
12) MeedJ, non aggiungo altro, solo che presto sarò DJ FashionP.

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  1. Antela

    8 March 2015 at 12:35

    Beautiful pics !=)
    KISS!
    http://blamod.worpdress.com