I supermercati sono dei micro armadi

I supermercati sono dei micro armadi

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Ok, chi non ha delle fisse? Io ne ho diverse: mi tocco i capelli in continuazione, mangio pane più di una volta al giorno (svariate volte), non esco mai senza rossetto, non posso vedere ditate sulle ante della cucina, non posso stare senza dare fastidio a Lina, senza scrivere un giorno, bevo solo la mia acqua verde (Uliveto), e quando vado all’estero la prima cosa che devo fare è entrare in un supermercato.

Pian piano ho scoperto che non sono sola nell’avventurarmi in questo genere di attività gastro-sensoriali.
Il fatto è che trovo pazzesco come da un paese all’altro possano cambiare colori, disegni, sapori e odori; ogni volta mi immagino ogni supermercato di ciascun paese come un micro armadio appartenente ad un mega guardaroba comune, con ognuno il proprio cambio stagionale di alimenti invece che di indumenti, comune a tutti gli altri dello stesso paese. Ogni armadio di ogni nazione ha una stagione sua, anche se spesso si trovano le stesse stagioni tra diverse nazioni, ma con nomi diversi. Insomma per me un supermercato è come un guardaroba: da quello che c’è dentro capisci parecchio delle persone che vivono in quel paese, e soprattutto di chi compra e sceglie determinati prodotti.
Sono pazza?

In genere la prima cosa a cui faccio caso sono le gomme da masticare: pare che più tu vada verso occidente, più trovi “menta”, viceversa più “ciliegia” e “cannella”.
Poi penso sempre che noi in Italia abbiamo Capitan Findus, ormai rimpiazzato da un più giovine mascellato (fintamente ma in verità realmente sexy) capitano al timone di una nave, e mi domando sempre: “Ma chi sarà il Capitan Findus di X paese?”, voglio dire: ci deve essere un Capitan Findus per nazione.
Il pensiero successivo è rivolto allo scaffale delle scatolette di tonno/acciughe/pesce in generale ma anche di carne in scatola (in Spagna hanno dei packaging pazzeschi), e al modo in cui vengono raffigurate mucche, cavalli e pecore. E ovviamente c’è il paese che ha più mucche e quello che ha più acciughe stampate su cartoncini colorati.
A Tinos ho pensato inoltre che in certi supermercati italiani, oltre che a frutta e verdura ci sono anche scaffali di caramelle da prendere e pagare al costo di peso. Ecco, in Grecia invece che le caramelle ci sono le olive da scegliere e pagare a seconda del peso.  Sempre lì ho peccato di superiorità nazionalista quando ho chiesto della mozzarella e mi hanno affettato del formaggio compatto (che poi era buonissimo).

Poi, altra riflessione random: è vero che ogni prodotto ha un proprio design, ma in realtà funziona come nel “guardaroba”: è come se ci fosse un design comune per paese, che in Francia pare essere più “liberty”, in Spagna più “gispy”, in Grecia più “vintage”, in Italia più “tradizionale” (alla fine siamo e vogliamo essere un paese legato alle tradizioni), in Austria più “giallo” (io ho visto un sacco di cose gialle là), e così via.

I supermercati sono dei luoghi magici, come lo sono le stazioni e i parchi: trovi sempre gente interessante, bizzarra, trovi sempre che qualcuno somigli ad un animale e un animale ad un umano,trovi sempre qualcuno che vuole parlare (che poi tu voglia o no è un altro discorso), trovi sempre chi si ferma a guardare qualcosa e chi di fermarsi non vuole avere il tempo, trovi sempre colori, borse e buste, orologi e cellulari (ma quelli li trovi ovunque). Magari quando sarò vecchia sarà quella seduta sulle panchine dentro il supermercato che se ne starà a guardare il passaggio di baldi giovane con buste a mano, di anziani omini con carrellini a quadretti e filippine con sporte di plastica (che non si rompono). Chi lo sa.
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