La morte social(e)

La morte social(e)

lamortesociale

No non lo farò. Non mi toglierò da Facebook perché io su Facebook ci lavoro e perché diciamoci la verità, non se ne può mica fare a meno. E il primo che dice :“Sì, lavori su Facebook vuol dire che cazz-eggi” gli taglio lingua e cazz-i vari.
Non so, penso che tutti i social network abbiano un’evoluzione, involuzione, un percorso naturale che li renda selezionati e selezionabili dal pubblico.
Facebook è il social network migliore e peggiore del mondo. Migliore perché in un secondo e mezzo parli con chiunque praticamente, ritrovi chi vuoi (anche peggiore quindi, perché magari del tuo compagno d’asilo che non potevi vedere non te ne frega ‘na mazza, né del tuo ex, per chi ce l’ha avuto, che spamma foto con la sua nuova fiamma), peggiore perché non esistono mail di lavoro ma “mail di Facebook” in generale, una miscellanea di parole e linguaggi inaudita (un  messaggio è di un’amica che ti racconta dettagli sessuali della sera precedente, l’altro del tuo capo che ti ordina di fare tre pezzi per l’indomani), perché tutti possono controllare tutti, perché è diventato quello speravo non diventasse, ovvero com’era Splinder al suo declino: una piattaforma nella quale i pervertiti stanno sempre più prendendo piede. E se dici “piede” dici “feticista”, attenzione.
Quante diavolo di richieste d’amicizia di palestrati, inbox di morti di figa, messaggi di donne “che lo vogliono fare a tre” vi arrivano? A me diversi. E non c’è niente di più triste. Davvero, niente.
Vanno bene le contaminazioni sociali internaute, ma anche in quelle ci devono essere dei confini. La vita reale non è quella virtuale, a me non interessa conoscere persone via Facebook, più vado avanti e più mi interessa l’approccio vero, materiale e materico. Parlare. A voce, intendo. Forse perché non ne posso più di notifiche rosse che mi bombardano a raffica una pagina che la sera si spegne insieme al mio Mac. Mandare lettere con carta e penna piuttosto. So che tutto ciò è utopia perché ormai il “sistema” è irreversibile. Lo so, ma un po’ ci spero.
Cristo, siamo una generazione di maniaci, psicopatici fissati sul cellulare, che usiamo per tutto, c’è un’App per tutto, manca poco anche per pisciare. Ed è anche un’autocritica, intendiamoci.
E Facebook sta diventando sempre più un sito di “incontri online”, quindi per me è sempre più demoralizzante.
Capita che tu presenti una tua amica al tuo tipo e lui cosa fa? L’aggiunge su Facebook, magari le scrive pure. Perché? Perché lei potrebbe essere più interessante e più bella di te. “Perché non si sa mai”. Come se poi tu non lo venissi a sapere. Certo.
Non è che Facebook dovrebbe avere delle regole, ma saremmo noi a doverle già averle, e sarebbero regole del rispetto, quelle valgono tutta la vita, te le insegnano fin da piccola.
Vedi un tipo che ti piace e non pensi: “Mi faccio dare il numero”, no, pensi: “Lo aggiungo su Facebook”.
Non vedi il tipo, ma fai certe ricerche strampalate all’interno del social network, vedi due pettorali scolpiti e non hai altro da fare che aggiungere lo sconosciuto agli amici. Vomito.
Vuoi andare, che ne so, in Spagna, a fare un week end romantico? Se glie lo comunichi lo devi fare via Facebook. Ma che scherziamo? E ti precludi così l’opportunità di vedere la sua espressione di gioia, di stupore, di non consenso magari, ma almeno “vedi”.
Il fatto è che Facebook ci ha reso tutti sfrontati nel virtuale, ma più chiusi, “mostri-monadi” nel reale. La nostra vita sociale dipende da un’altra che abbiamo creato noi stessi e sulla quale ci stiamo bene perché è molto più comoda.
Alla fine Facebook serve per farci vedere, ma farci vedere come ci pare, la vita vera è diversa.
Su Facebook metti foto dove sei figa, non quelle dove sei cessa, sulla vita vera siamo quelle che siamo senza filtri Amaro, Hudson o Sutro.
Facebook è il social network degli egocentrici, degli spioni, dei codardi, per certi versi. Quello che non osi affrontare dal vivo lo fai passare tramite quello “scolino tecnologico” che leva i grumi più difficili da far buttare giù e via. Facile.
Facebook sta diventando come Google, tutti che cercano tutti, con la sola variante della bellezza, di un’ipotetica scopata (e provate a dire di no). Io non cerco nessuno, lo dico tranquillamente e sinceramente.

Twitter è forse meno usato in Italia, ma sta diventando pure lui un “social network-zoccola”: tutte le cose che devi comunicare, per esempio come da contratto con un’azienda, vanno a finire su Twitter, che non è “stalkerante” come Facebook, ma un calderone infinito di aziende, personaggi e persone comuni che stanno lì a far muovere becchi d’uccello, molte volte anche a caso. Ma non ti appaiono le preview delle foto, o di Youtube, per questo è meno invasivo da un certo punto di vista e quindi il refugium peccatorum della qualunque. A me piace meno che Facebook, perché è come la pasta al pomodoro degli americani, non si sa mai che ci mettono dentro.
Il fatto che le persone leggano meno e siano sempre più bombardati da informazioni ha fatto fiorire Instagram, lo amo anche io. Non seguo personaggi famosi, né marchi, solo amici, fotografi, e gente creativa in generale. In uno scroll puoi scoprire ristoranti, luoghi dove ti viene voglia di andare e cibo, cibo e ancora cibo. Instagram è il Youporn del food, ed io sono la prima spina d’alimentazione di tale pornografia. Instagram è la pornografia delle bocche-a-culo ed io sono la prima spina d’alimentazione al loro boicottamento. Mi dicono che su Instagram ci sia una chat. Io non ci penso nemmeno ad istallarla.

Nessuno crede a Pinterest, io sì invece. E’ un social network di nicchia, fonte di ispirazione, rilassante, strumento utile per chi lavora in pubblicità, nella moda, o per chiunque faccia un lavoro creativo. Io ci passo nottate e mattinate (quando invece dovrei lavorare) sulle mie tavole e su quelle altrui.

Con tutte queste cose da fare non ci telefoniamo manco più, che tanto c’è whatsapp, non chi chiediamo manco più come si sta dal vivo, che tanto ce lo siamo detti prima via Facebook.

Sono sincera, tutto ciò mi manca, i miei “pen-friends”, le telefonate alla cabina telefonica, le ore ad aspettare perché non sapevi quanto e se l’altro sarebbe stato in ritardo, la comunicazione vera, scrivere qualcosa via lettera, lettera che avevi la pazienza di aspettare, e tutto ciò amplificava le emozioni. Non è certo così con le chat
Prima era tutto più calmo, slow, adesso siamo diventati dei bulimici smanettoni connessi tecnologicamente, ma sconnessi sempre più di relazioni umane.
Sento di avere il bisogno di tornare un po’ a com’era prima, non dico totalmente perché sarebbe impossibile, ma mi piacerebbe che qualcuno mi “stupisse”, per esempio, mandandomi una cartolina. Me la scriverò da sola.

Comments are closed.
  1. daniele

    1 October 2013 at 14:49

    10 + per la citazione a Splinder , io c’ero

  2. Lilli

    1 October 2013 at 15:12

    Sono d’accordo con te Lucia. Instagram non l’ho ancora ma non sicura mi piacerebbe molto mentre al momento Pinterest rimane il mio preferito, creativo e fonte di idee. Un bacio!:)

  3. Martina Elisabeth Asch

    1 October 2013 at 15:39

    A me su Facebook non è ancora successo, visto che ho il profilo insieme al mio cane forse pensano che morde ?? Mordo di più io ! 😀
    Invece ho dovuto bloccare 4-5 su Twitter … a me le foto profilo col super-pisolo in tiro non mi piacciono !!
    Facebook mi piace, ho trovato delle belle conoscienze ( non parliamo di amicizie per favore ), Twitter mi diverte, come si fa non amare Azael ? , a breve dovrei attivare Instagram e stranamente mi fa senso: cosa farò mai di così interessante nella mia vita che potrebbe interessare a qualcuno ? Boh ?!
    Martina
    BloggHer women’s kaleidoscope