Attilio Mari: l’uomo che costruiva trenini e colleziona macchine (vecchie)

Attilio Mari: l’uomo che costruiva trenini e colleziona macchine (vecchie)

”Dovresti scrivere di mio suocero, ha macchine d’epoca e costruisce treni in miniatura”.
“Fissiamo subito, per favore”.
Tempo una manciata di giorni e sono in macchina di Melania, con due ore di sonno e un trilione di battiti cardiaci al minuto, perché dopo aver “stalkerato” un po’ su Internet suo suocero, mi sono effettivamente esaltata.
Il signor Attilio Mari è un giovanotto ottantenne con l’agilità di una gazzella e sia il sorriso che gli occhi da Sofficino Findus; con le sue Clarks, camicia e maglionicino blu girocollo farebbe invidia al più convinto intellettualoide di sinistra e potrebbe far pensare fosse stato il compagno di merende di Nanni Moretti ai tempi di Ecce Bombo.


L’ho incontrato a casa sua a Rodano, dove mi ha accolto tra fiumi di entusiasmo ed esondazioni di parole, spesso come se le leggesse da un libro.

“Mi ha detto Melania che tu fai, proprio con le tue mani, trenini”, gli dico sprofondata sul suo divano con caffè e pasticcini alla mia sinistra.
“Questo l’ho fatto quando avevo sedici anni”, mi indica un treno che nemmeno la Breda sarebbe stata in grado di costruire”.


Ok, partiamo dall’inizio.
Attilio mi giura che certe cose sono questione sia di predisposizione che di situazione.
Se lo dice lui.

Da bambino, nel periodo della guerra, era felicemente costretto a giocare con la palla, la terra, i pezzi di legno, non c’erano mica i giocattoli, quindi se li costruiva.
Dopo la guerra lui e la sua famiglia abitavano a Erba, vicino Como, uno dei primi posti dove arrivarono i modelli di giocattoli Rivarossi, ma non gli piacquero più di tanto, perché erano troppo piccini. Successivamente sbarcarono nel mercato anche dei modelli più grandi, lui intanto era già alle Scuole Medie, e sbavava all’idea di possederne uno.

Tra l’auto produzione di barchette e vela e fionde, Attilio come un martello pneumatico tampinava suo papà affinché gli comprasse un trenino, ma il papà tergiversava sempre, finché un giorno gli disse: “perché non te lo fai uno tu?”
“E il motore?”, replicò Attilio.
Il babbo gli procurò un motore da tergicristallo per auto e venne fuori il primo treno, che demolì un anno dopo, a sedici anni, per farne un altro, che ha un posto d’onore a casa sua.


A diciassette anni si appassiona di macchine d’epoca: nel 1967 comprò il suo primo bolide per 500 mila lire, era una Fiat 1300 di seconda mano.
Dall’anno successivo si prese una pausa dal modellismo, perché entrò in una compagnia di amici che amava il teatro, lui gli faceva da tecnico del suono, quindi costruì degli apparecchi apposta.
Ne seguì un’auto-produzione di ricevitori radio, televisori e un amplificatore Alta Fedeltà (lo fece con materiali di recupero nel 1966 e funziona tutt’ora alla perfezione).
Comincia poi a lavorare in IBM, in provincia di Milano, quando viene poi trasferito a Roma ha tutto il tempo per mandare avanti il progetto della costruzione di case a Rodano, a due passi dalla sede lombarda, che lui e altri quattro colleghi decisero di proporre all’azienda.

“Attilio, mi adotti come nipote?”
“Per questo ho bisogno del tuo indirizzo e numero di telefono”.

Nel frattempo il pallino delle macchine d’epoca continua, il suo prossimo obbiettivo era una Lancia Aurelia.
Poi Attilio mi apre un file pdf, dove lui stesso ha scritto minuziosamente la storia delle sue macchine, anno per anno, con i relativi aneddoti e foto con didascalie.
Io scioccata,


“Passo molto tempo al computer, ne ho tre, uno è di riserva, un altro è Windows XP, mentre quello lì è Windows 10. Se vuoi ti mando questi file via Wetransfer, lo usi tu?”
“Tu lo usi?”
“Certo, sennò mica te lo dicevo!”


Comincia a raccontarmi dell’Aurelia come se fosse un trofeo inarrivabile, che venne lanciata nel 1950, chiamata la macchina dei miracoli, che si fece notare anche nella Mille Miglia e Targa Florio, e che fu la prima macchina al mondo a 6 cilindri a V, per tutto ciò la desiderava più d’ogni altra cosa.
Trovò una Aurelia Convertibile B24 a Roma nel 1971, era già considerata vecchia perchè aveva 15 anni e la pagò un milione di lire; a Milano fu impossibile comprarne una, perché c’era più ricchezza, e quindi la moda di cambiare le macchine, e quelle vecchie non andavano in Marocco o in Egitto come adesso, ma al centro-sud.
Quando il signor Mari tornò nella città della Madonnina lo scambiarono per matto, perché continuava a comprare macchine vecchie.
Grazie a qualche astuta manovra si fece cambiare la targa in MITO0888 (l’8 per i cinesi porta fortuna), così da essere l’unica macchina al mondo ad avere questa singolare targa.
Unica era anche in un altro senso, dato che non si trattava di una comune vettura, perché il primo proprietario era proprio Carrozzerie Pininfarina, era dunque utilizzata come vettura ufficiale, per servizi fotografici e attività promozionali ( tra l’altro la sua prima uscita in pubblico fu al concorso di eleganza del 30 settembre 1956 a Campione d’Italia, contribuendo all’assegnazione del Gran Premio d’Onore alla Pininfarina).

Nel 1977 compra la Flaminia Berlina a Monza per 800mila lire, che poi vendette per la Lancia Flaminia Coupè. Aveva anche una Lancia 2000, comprata per tirare la roulotte.
Un giorno a Milano in piazza Cordusio vide parcheggiata una Lancia 2000 Berlina color bronzo, che acquistò dando indietro la sua Lancia 2000 azzurra.
L’ultima Lancia che ha comprato è stata la Fulvia Zagato, quella la vide parcheggiata vicino Corso XXII marzo e anche in quel caso riuscì a portarsela a casa; le altre Lancia le ha vendute tutte, tranne l’Aurelia.

Il restauro della Zagato fu un’impresa lunga e faticosa, durò quasi otto anni durante i quali più volte il signor Attilio fu sul punto di abbandonare, anche se fu comunque un’esperienza positiva perché imparò a fare di tutto, compreso il battilastra e il tappezziere, e a conoscere i pregi e i difetti delle differenti soluzioni adottate da parte delle varie case.
Ah, perché ovviamente le mani nelle sue macchine ce le mette lui. E basta.


Il Mari ha avuto altre macchine, tra cui una Alfa Romeo Montreal, una Alfa Romeo Giulia 1300 TI Spider, comprata per il figlio, e una Fiat 128 Rally, l’ultima della collezione, che è anche nel suo garage, con tanto di tartaruga verde disegnata.


Macchine moderne? Manco per sogno.
Ma trasformare questa abilità in lavoro? Anche in questo caso, manco per sogno: “le passioni sono passioni e devono rimanere passioni”.


E i trenini? Ha smesso di farli dieci anni fa, dopo una lunga e faticosa ricerca per un disegno di un modello specifico.
È stato impressionante per me scoprire che aziende di primo piano come la Breda o le Ferrovie dello Stato non abbiano tenuto conto dei vecchi archivi, per questo Attilio ha patito tanto per trovare dei disegni per poter costruire alcuni modelli.


E dato che Attilio una ne inventa e cento ne fa, ha creato un sito dedicato proprio alla catalogazione di cose vecchie e documentazione tecnica storica, Associazionedsc.it, Associazione Documentazione Storia Cultura.
Pure i siti fa.

“Comunque trovi tutto sul mio canale youtube”.
E certo, il canale youtube.


 

 

 

 

 

 

 

 

Comments are closed.
  1. giulia

    18 December 2017 at 10:26

    No vabbè io è già tanto ch eho imparato ad usare whatsup e leggo file pdf da spedire tramite…oddio già non ricordo più…qui tocca andare a ripetizione dal Sig. Attilio che è più tecnologico di me…da certe persone c’è solo da imparare:P

    • Lucia

      18 December 2017 at 12:55

      hhahah davvero! Lui è un vero e proprio mito 🙂

  2. Attilio

    23 December 2017 at 17:15

    Ciao Lucia, (nipote onoraria)
    mi sono proprio divertito a leggere quello che hai scritto dopo che ci siamo visti, ogni tanto dovevo fermarmi per fare delle belle risate.
    Avevo intenzione di chiederti di farmi vedere cosa avresti pubblicato per fare eventuali correzioni, ma è stato meglio che io non ci abbia messo il becco, ne è venuta fuori una chiacchiarata molto più spontanea nel tuo stile, che per me è stata una divertente sorpresa.
    Quando avrai voglia di venirmi a trovare ti racconterò un altro pò di diavolerie.
    Ciao Attilio

    • Lucia

      28 December 2017 at 14:01

      ciao Attilio, certo, tornerò spero prestissimo. È stato un super piacere!