A me certe cose fanno bene, alla testa, al cuore, un po’ a tutto. In particolare quel pastruglio non ho ancora capito se ordinato o meno di talento, entusiasmo e semplicità, freschezza e sorrisi, organizzazione e creatività.
Erano anni che desideravo andare a ITS, International Talent Support, un concorso dedicato a giovani talenti dell’arte, della moda e del design, quest’anno ce l’ho fatta, e devo ringraziare Swatch.
Già Trieste, una città in cui ti senti prima spaesata, poi paesatissima, perché pare un ibrido tra Italia e no (ma ne parlerò più avanti).
Già il Savoia Excelsior Palace, un hotel con doccia e vasca assieme, doccia da fare prima di uscire e vasca con schiuma a fine serata, quando sei stanca morta.
Già i compagni di viaggio e “di ITS”, conoscenti o meno, sono diventati per un giorno famiglia allargata.
Ecco, mettici poi il protagonista di tutto ciò, ITS appunto, e fai bingo.
Fai bingo per un semplicissimo motivo: ITS, quest’anno dedicato al tema del futuro, è il primo evento organizzato alla perfezione, con un concept preciso e con zero sbavature a cui io assisto in prima persona.
Voglio dire, tutto è stato perfetto, e parto dal “cerchio più superficiale”: i posti assegnati alla sfilata, nessuno ha fatto alzare nessuno, le bottiglie d’acqua distribuite onde evitare la morte per asfissia, il timing, perfino il modo di annunciare la sfilata (un remix di un dj), la scelta di “creativi con cervello”, ovvero visionari sì, ma non sconclusionati, con dei precisi progetti da mostrare, la scelta della giuria, con rappresentanti tra i quali Barbara Franchin, la geniale mente creatrice di ITS, Massimo Giorgetti, Direttore Creativo di MSGM e Pucci, e il giornalista Angelo Flaccavento. Insomma difetti zero.
Prima dell’evento vero e proprio ho avuto l’occasione di parlare con i finalisti selezionati da Carlo Giordanetti, il camaleontico e innegabilmente simpatico Direttore Creativo di Swatch, per la categoria ITS Artwork Award.
Sentendo parlare tutti, da ciascuno dei ragazzi scappava fuori un fluido magico di tenerezza, timidezza, determinazione ed esigenza di esplodere ma nella maniera più discreta possibile.
Sono rimasta ammaliata da tre creativi: il francese Alexis Gautier che adesso lavora ad Anversa per la sua collezione di laurea, e che infatti ha vinto lo Swatch Art Peace Hotel Award (6 mesi presso lo Swatch Art Peace Hotel a Shanghai più la possibilità di collaborare con lo studio di Uma Wang). Da un quasi incomprensibile ragionamento sulla zebra e sulla scala mi ha letteralmente conquistata; giuro che non c’ho capito niente, ma il maxi quaderno che mi ha mostrato, pieno di schizzi, di foto, di colori, con un’idea così precisa da farmi perdere nella sprecisione, la sua bizzarra organizzazione, tutto ha fatto centro.
Yuko Koike è un genio, una Banana Yashimoto della moda, una timidissima romantica che si esprime attraverso fiori e colore; anche lei si è aggiudicata non un premio ma due, l’OTB Award e la Modateca Deanna Award (entrambe prevedono somme di denaro e collaborazioni).
Richard Quinn è un portento della moda, un’artista puro, un’anima elegante e raffinata, lui è uno di quelli che vuole la donna Donna, ovvero al massimo della sua delicata femminilità. Non chiedetemi perché non ha vinto nulla, perché io gli avrei fatto vincere tutto.
Chi mi ha fatto divertire e non poco è stato l’israeliano Shay Tako, che ha capito che l’arte oggi per funzionare non deve essere troppo moderna, troppo contemporanea, ma semplicemente deve essere ludica, infatti ha proposto delle maschere tutte da indossare (ho visto gente provarsele tutte!). Proprio lui ha vinto lo Swatch Award (dieci mila euro ed una collaborazione lavorativa).
Per quanto riguarda Hiroki Kataoka, che si è aggiudicato l’ITS Artwork, in collaborazione con Swatch, avrei tanto voluto abbracciarlo, perché è la classica persona che pare un agnellino spaventato, ma che poi nasconde sotto sotto un’energia dirompente, che ha infatti dimostrato con il suo cuore “matto da non legare”, e con le sue spugne pregne di fantasia e di carica emotiva.
Vi lascio ad una carrellata di foto che ho scattato, spero vi trasmettano qualcosa, così come hanno trasmesso a me.
Un grazie particolare a Swatch
L’abito da cocktail è di vivetta
Tom Var Der Bright e Shalva Nikvashvili
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Antela
27 July 2015 at 12:23Fun shoot!
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Matteo
31 July 2015 at 9:56Sì, vabbè, ma vogliamo tutti sapere di chi è il tuo abito pheeghissimo! 😛