La regola del Design Fight Club è che durante il (Fuori) Salone si parla solo di Salone

La regola del Design Fight Club è che durante il (Fuori) Salone si parla solo di Salone

wikool

Per sopravvivere al Fuorisalone devi solo fare due cose: cancellare un po’ a caso tutte le mail che ti arrivano (circa una ogni tre minuti, e non scherzo), e non rispondere al telefono. C’è anche una terza opzione: qualora tu decidessi, inconsapevolmente e dimentica del periodo di design che stai attraversando, di accettare chiamate, e queste chiamate riguardano temi al di fuori del design, si ha il permesso di  trattare tranquillamente male l’incauto interlocutore.

Agevolo una canzonicina che ho scritto sulle notte di una ben famosa melodia di Gianni Morandi:

“Eh eh, 150 mail al giorno posson bastare.
15 remind al giorno posson bastare.
10 foto al giorno di barman con barba e tatuaggi posson bastare.
15 messaggi Facebook al giorno di “dai vieni” posson bastare.
30 messaggi Whatsapp ogni 15 ore di Save The Date posson bastare.
10 chiamate al giorno su tutto ciò che non sia Fuorisalone si posson benissimo evitare.
30 esaurimenti nervosi per colpa vostra potranno bastare.
Eh eh, 10 SPA per me, solo per meeee”

La regola del Design Fight Club è che durante i giorni del Salone del Mobile si parla solo del (Fuori) Salone del Mobile, tutto il resto è noia.
La concentrazione a riguardo è ai massimi livelli, perché si deve riuscire a fare tutto nel minor tempo possibile, per evitare esaurimenti a lungo termine, per postare prima degli altri, per levarcela dai maroni as soon as possible.
Tutti amiamo il Fuorisalone.
Tutti odiamo il Fuorisalone.

Quest’anno mi sono fatta una maratona in bicicletta con Ridge, io e lui, lui e io: una giornata di full immersion da Lambrate a Tortona passando per Brera, Cairoli e Cattolica. Sono arrivata a casa che ero morta. Il giorno dopo sono (quasi) risuscitata secondo le Scritture.
Ridge non è un uomo, anche se ci manca poco che dotino i cellulari di tutte le funzioni umani, sessuali comprese, ma appunto un telefono di Wiko, marchio francese che ho avuto il piacere di scoprire.
E ho avuto il piacere di scoprire soprattutto perché fa foto fighe, queste infatti le ho scattate tutte con Ridge et voilà il pixel non ce sta!
Sono andata in giro con coprisellino #wikool e una mise sobria a scattare quello che più mi piaceva.
Allora, benché sia giappa-dentro non sono una che scatta cose a caso per fare massa, ma ciò che davvero mi ispira qualcosa. Come ho detto prima, il criterio della visita ai luoghi del Fuorisalone è stato solo uno: random (avendo cancellato tutte le mail in questione).

Parto subito, appunto, con fare l’elogio del Giappone, il cui padiglione in via Tortona è stato il più interessante in assoluto, perché come dice Anjeza, è stato l’unico con un alto tasso di user experience, infatti ci hanno trasformato in nanetti verdi e proiettate su un maxi schermo, ci hanno fatto usare sedie, ci hanno fatto fare foto urlando (lo scatto funzionava solo se c’era un urlo), entrare in delle stanze piene di giocattoli, insomma ci hanno fatto fare cose.
Non capisco che senso abbia il Fuorisalone senza poter provare cose.
Un’altra esperienza bellissima è stata quella di trovare due baldi giovani con sorriso a centocinquanta denti e farfallino a cingere il collo ad offrirmi un giornale di belle notizie. Belle, non brutte. Se mai dovessi avere un giornale cartaceo (ho forti dubbi a riguardo), vorrei si chiamasse proprio Good News, sì gli ruberei il nome.

Ci sono state anche cose che mi hanno fatta arrabbiare, nel padiglione che credevo essere dedicato alla Francia (ma poi, giustamente, sono stata corretta) per esempio, come i quadri con attaccati i pop-corn con degli spilli. Ma perché? Qual è il messaggio? (Sì, io sono quella che dice che le cose troppo facili e assurde non rappresentano né arte, né design, vedi le varie performance artists che vomitano su tele).
(E la spiegazione la trovate nei commenti a questo post, grazie alle parole delle dirette interessate che ringrazio di avere risposto).
Per il resto guardatevi le foto, perché Ridge le sa fare bene.

Geneva School of Art and Design
book

vietato fumarecairoli

La Cartellacartella donottouch

fish

fluo grafoca green

Negozio La Tendalatenda

Duramelegno_fuorisaloneTokyo Design Weekmang me_anjeza peluche

Tokyo Monster by Asami Kiyokawa (foto ricamate)quadri

tokyo

Roberta e Bastabici_radio robertaebasta sedia

popcorn_heart

Overdriveskate tempo testeuomo legge

vecchietta_corcocomowiko_bici-fuorisalone-milano

Comments are closed.
  1. Punt e Po

    25 April 2015 at 13:31

    Ciao Lucia,
    prima di tutto complimenti a te e a Ridge perchè le foto sono veramente belle,sei riuscita a cogliere il Fuori Salone con gli occhi di tutti. Ti scriviamo perchè Camille ed io,di Punt e Po vogliamo svelarti il significato racchiuso dentro all’installazione coi pop corn. Siamo una nuova attività che crea allestimenti/eventi temporanei per promuovere designer emergenti.Al fuori salone abbiamo utilizzato i pop corn come bacheche per interagire coi visitatori,così che potessero lasciare il loro biglietto da visita e restare in contatto con noi.
    Inoltre abbiamo scelto i pop corn come metafora dei nostri designers che all’interno del nostro stand esplodono per farsi conoscere!
    Ci dispiace non essere riuscite a spiegarlo a voce e speriamo che al prossimo evento la curiosità spinga ad andar oltre.
    L’unica cosa su cui ti possiamo correggere è che non facciamo parte del padiglione francese del resto siamo d’accordo che a volte il design faccia arrabbiare per fortuna a volte si trova il messaggio per sorridere.
    Alla prossima!!

    • Lucia

      26 April 2015 at 21:48

      ciao, grazie mille per avermi scritto, e della spiegazione 🙂
      E correggo subito l’errore del padiglione francese!
      Buona serata 🙂