Avrei tanto voluto essere Jem, essere una cantante, bella e stravagante, e ballare il rock’n roll, anche se a volte c’è da dirlo, vesto assai elegante pue io.
Clarisonic parte prima, in ordine cronolgico: apro l’astuccio, penso che quell’astuccio sia perfetto per i miei tanti viaggi, penso che dentro ci sia un microfono rosa. Ed è subito primavera 2002, “viaggio-studio” ad Atene con la scuola, più precisamente la prima sera nell’hotel più triste del mondo; ed essendo tale, doveva essere escogitato qualcosa per renderlo più vivo. E fu così che divenni cantante per una notte, aiutata da musiche provenienti da apparecchi che oggi ci paiono la preistoria, altro che Spotify, altro che iTunes. Quella notte ho cantato con la spazzola di plastica rosa, con un entusiasmo che se ci fosse stata Jem m’avrebbe chiesto per certo di far parte del suo gruppo. Ed io avrei accettato, si intende. I tempi si sono evoluti anche per le spazzole, quindi se oggi dovessi ricantare ad un pubblico non più studentesco, ma di colleghi, ad un ipotetico pigiama party, utilizzerei sicuramente il Clarisonic. Fuori dalla memoria, e dal gioco di associazioni, sto provando questa spazzola, non per capelli, non come microfono, ma per il viso, per la mia detersione quotidiana, per levarmi meglio le stelline che mi dipingo sulla faccia quando faccio i concerti. Tutta un’altra musica.
Sono sincera, quando mi è arrivato il Clarisonic ho pensato la seguente cosa: “Non lo userò mai, pigra come sono, continuerò di sicuro a fare come sempre: prima di andare a letto, come al mattino, mi laverò la faccia in maniera molto spartana, a forzarmi a mettermi quella crema sbattendomela in faccia e via”. Poi leggo che la pulizia con questo apparecchio dura un minuto. E godo. Altro che cento colpi di spazzola, migliaia in più ma a sbattimento zero. Andiamo per gradi: a cosa serve? Per la pulizia del viso. Come funziona? È un po’ come uno spazzolino da denti elettrico anche se in realtà non lo è: innanzitutto non è per i denti, poi il concetto del movimento automatico è lo stesso, cambia la tecnologia, che in questo caso è quella brevettata del micro-massaggio. La testina non gira semplicemente su se stessa, ma effettua 300 micro oscillazioni al secondo, ovvero 300 micro movimenti avanti e indietro, rispettando la naturale elasticità della pelle. Niente di aggressivo, ovviamente.
Figa la tecnologia, ma come si usa codesta spazzolina? Il funzionamento è a prova di Lucy, che è sinonimo, di rincoglionito in fatto di robe di bellezza: il Clarisonic, il mio è il modello Mia 2, è tempisticamente stra-organizzato, infatti è dotato di un dispositivo T-Timer® brevettato, che si arresta momentaneamente per segnalare la necessità di passare a un’altra parte del volto, garantendo un ciclo di pulizia guidato, di un minuto, quindi 20 secondi sulla fronte, 20 secondi su naso/mento e 10 secondi su ogni guancia. Fine.
Menzioni per il prima e il dopo: prima di cominciare il rituale ci si struccano gli occhi, ci si inumidisce il viso, e poi si mette il detergente più adatto alla nostra pelle o direttamente sulla testina o sulla faccia, e una volta finita la pulizia per noi, si puliscono anche le setole della spazzola. Non c’è da preoccuparsi di corto circuiti o cose similari, perché il Clarisonic è impermeabile.
Due volte al giorno, ma anche una, e non dico che togli il dermatologo di torno, ma te lo tieni un po’ più lontano, ecco. Benefici? Rende la pelle più luminosa, liscia, con la grana più sottile, ed in più maggiormente ricettiva ai trattamenti cosmetici successivi.
Lo usa anche Gisele, voglio credere che farà lo stesso effetto, sì, magari dopo un timbro, un clone e una cancellatina generale in ogni dove.
Per carità, il mio “airbrush di photoshop naturale” sarà solo la tecnologia (super) sonica.
Postilla: se volete acquistare il “microfono moderno di Jem”, potete andare sull’ecommerce del sito www.clarisonic.it ed inserendo il codice FASHIONPOLITAN una volta giunte alla pagina del pagamento sul riquadro che si chiama “Codice Promo”, potete avere uno sconticino. 
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