Non sono case, sono raccoglitori di storia

Milano non piace perché pare che la gente, turisti e non, debba conoscere solo la metro gialla che arriva fino in Duomo, o il tram 2 che porta sui Navigli. Perché è lì che si deve andare, no?.
Milano non piace perché dice si debba andare a vedere assolutamente il Duomo e farsi un giro in via Montenapoleone.
Ora, posto il fatto che se si alzano gli occhi si trovano cose interessanti anche lì il problema sta alla base: voi turisti “facili”, o abitanti stressati che abitate una città tanto per lavorare dovete mettervi in testa che la bellezza di una città non la fanno solo i monumenti “palesi” come il Colosseo, la fa anche l’architettura.

Ho deciso che da settembre comincerò a fotografare tutte le zone di Milano dove mi imbatto per caso o meno, perché voglio portare avanti la battaglia in difesa di questa città, perché questa città, che quasi tutti ritengono brutta, in realtà non fa schifo.
La verità è che Milano richiede non un minimo, ma grandi sbattimenti, dato che ti devi prendere la briga di scoprirla nella sua “quotidianità”. Voglio dire, le bellezze ce l’avresti anche sotto gli occhi, solo che non le vedi perché il concetto di “bellezze storiche” comprende purtroppo in genere altro d’evidente. Tipo, l’Arena di Verona è una di quelle cose “evidenti”.
Mi sono pure ripromessa di tornare a Borgo Pirelli a scattare altre foto, poi mi sono detta: “no, non lo devono vedere tutto com’è, devono mettere il culo sulla sella della bici ed andarci”.

Scambio sempre Borgo Pirelli con il Villaggio dei Giornalisti, io ci abito vicino, prima o poi sarò talmente tanto ricca da comprarmici la villa a forma di igloo, e se li scambio è perché hanno una cosa in comune: il fascino “retrò”.
Provate a cercare su Google “Borgo Pirelli”, non troverete nulla, non c’è manco su Wikipedia, o meglio, trovate molto poco, by the way, è un villaggio costruito negli anni Venti per gli operai della Pirelli costituito da ventisette palazzine.
Ecco, per me tutto ciò costituisce un’attrazione da visitare.
“Ma che vai a visitare case?”.
Sì, vado a visitare case, perché non sono case, sono raccoglitori di emozioni, di storia, di fascino decadente e nostalgia.
Se cammini di giorno per il villaggio hai la sensazione d’essere in Toscana, da tua nonna, con i giardini pieni di giochi, di nani e di bucato ad asciugare, se ci cammini di sera invece hai un po’ paura, perché ciò che prevale è l’aspetto d’abbandono.
Ma è anche questo il suo bello, se le case fossero tutte rifatte a nuovo, nella maniera “nuova” non sarebbe più lo stesso. Ed il suo bello è che è un quartiere “me-ne-frego”: vicino ha tutto ciò che è di più tecnologico, vedi ad esempio l’Università Bicocca. Ecco, Borgo Pirelli non molla, rimane così com’è.

Una delle volte che ci sono andata (ci vado spesso, sono una sua stalker), ho visto una signora affacciata ad una balcone come se fosse in una paesino della Puglia, in ciabatte, bigodini e vestaglia che mi ha salutata. A Milano. Qualcuno che ti saluta solo perché sei nello stesso raggio di cento metri. Sempre quel giorno ho visto tre bambini che giocavano tutti insieme nel piazzale principale con le mamme che li chiamavano una dalla finestra, e un’altra dal giardino. Ed io sono subito a Ponte Buriano con il Frullo alla caviglia e la bici azzurra stesa di lato sull’asfalto.
C’è un che di dolce e di ruvido nello stesso tempo nel Borgo Pirelli, c’è un che di chiusura (“noi vogliamo rimanere qui e così), e quella chiusura è solo una manna dal cielo.
Sarebbe bello visitare alcune case di questo quartiere, chi lo sa, magari un giorno mi attaccherò ai citofoni per chiedere asilo temporaneo e scattare qualche foto. Comunque andateci.