Si può. A Tinos e in generale.

Si può. A Tinos e in generale.

“Ho comprato altri due donkeys, una si chiama Lulù, il nome l’ha scelto Carolina”.

Ok: 1) siamo in Grecia  2) il mio inglese non è perfetto. Ne deriva: ho sicuramente capito male. Ok, Yiannis non avrà voluto certo dire “monkeys”, sarebbe ancora più bizzarro, forse voleva dire “dogs”, e non so come gli sia uscito “donkeys”. Non devo stupirmi, anche io certe volte dico “Lina”, invece che sedia. E poi chi è Carolina? (Dato che tutta l’isola di Tinos è piena di mucche – Caroline – ? E’ una mucca?.
Ecco il triste e piatto ritratto d’una semi-milanese che va in una tranquilla, tranquillissima, isola greca: una troppo “civilizzata” e cittadina del mondo per poter credere che si possano comprare tre asini (che non costano manco poco) e che in un’isola piena di mucche, Carolina possa essere un nome proprio, nello specifico della figlia-favola di Yiannis.

E’ stato davanti a del formaggio grigliato e ad un’insalata di fichi e carciofi, discutendo di latte d’asino con Dimitris e Yiannis, dopo non aver chiuso a chiave le portiere del mitico furgoncino che ho sempre sognato (tanto lì non hanno mai chiuso nessuna macchina), che ho capito che si può fare.
Quando dici che non ne puoi più del manicomio milanese (che non è che ti ci manda al manicomio, è un manicomio), dello stress, dell’ansia, ecco, si può fare: si può veramente aprire il barrino/ristorante/similari in un’isoletta calma e pacifica, si possono davvero costruire tavole da surf, si può vivere lì, e magari è proprio quella la vera vita, quella autentica, dove l’unico rumore che senti è il silenzio (ok, anche qualche verso di mucca). E certe volte può davvero dar fastidio anche l’assenza totale di suoni, perché siamo troppo abituati ai frastuoni.

Si può fare: si può stare senza Internet, senza stare connessi quarantadue ore su quarantaquattro. Si può mangiare dell’ottimo pesce nel ristorante aperto praticamente solo per te, e sì, si possono accettare dai proprietari del ristorante marmellata di limoni e noci e limonata fatta in casa senza dovere pagare o senza che il gesto ti sembri strano.
Si può convivere con le cabine telefoniche (esistono, sono funzionanti, e ho visto pure gente a chiamare), con la felicità di amici e famiglia, ragazzi che si riuniscono davanti al fuoco dimenticandosi dei propri cellulari , per di più “old school”.
Si può fare: piangere dalla felicità per svegliarsi al mattino e mangiare quel pane dolce con le mandorle sopra. E mangiarlo sul divano, con davanti un tavolo con libri vecchi e in sottofondo Paolo Conte che ti ricorda che il cielo è azzurro nonostante fuori venga giù il diluvio; si può poggiare il culo su un vecchio van Wolkswagen con tavole da surf nel retro, urlare, che tanto non ti sente nessuno, stare zitta, che tanto non ti sente nessuno, salutare tutti, che tanto tutti salutano te, intavolare discussioni con gatti, perché Tinos è piena di gatti, fare affidamento su tutti perché “tutti” non sono tanti e quindi tutti più uniti.
Si possono guardare quelle altalene piene di ruggine, quei vasi perfettamente fioriti, quella nebbia che cancella le case bianche, che però sbeccano fuori con qualche tetto o finestra azzurra. Si possono vedere elefanti, caramelle, nuvole, nei sassi affossati sul verde, hanno delle forme così bizzarre, si può fissare un punto senza che la traiettoria sia attraversata da interferenze visive o acustiche perché la calma è l’affluente principale del fiume Concentrazione. Si può fare tutto questo sentendoti le guance un po’ mollicce perché in certi casi “sensibili” le dighe oculari si aprono istantaneamente e inevitabilmente.
Ho capito una cosa: in generale si può fare, si può fare tutto: prendere due bus, un aereo, una macchina e una nave, e lo si può fare anche spesso. Si può fare, e si dovrebbe fare, tutto ciò che ci fa sentire come in un altro pianeta, come sempre “al mare”, o per lo meno non come in quello folle dove viviamo noi, “gente di città”. Si può tornare indietro, tornare e basta, non tornare o andare da un’altra parte, si può anche imparare un’altra lingua, si può pensare che tutto sia facile, perché lo è più di quanto si pensi; se c’è qualcosa di solido, che non vacilla, quella è la facilità, o meglio, le sue fondamenta.
Si può pure scrivere un libro a Tinos. Chissà.

Foto realizzare con Samsung Galaxy NX

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  1. Egle

    8 March 2014 at 11:21

    Buona Festa delle Donne..
    Passa a vedere il mio nuovo post
    sul mio Blog..
    Fammi sapere cosa ne pensi..
    Ciao
    Egle
    http://www.eglegraziani.com