UOMINI, DROGATEVI!

Sabato scorso ho avuto seriamente da riflettere. Sabato scorso ero con mia “moglie” Amalia in un club ad ascoltare musica di Kangding Ray. Distrutte dal ballo (eravamo le uniche sobrie e “sane”) andiamo a sederci.
Il bello di certi club è che non ti rompe le palle nessuno, cioè nessuno ti appoggia il pacco o si avventa improvvisamente davanti a te con ciuffi impomatati e sorrisetti a metà che secondo loro fanno tanto play-bloy (ma manco da fantozziana balera).
Il bello di certi club è che se ti rompe le palle qualcuno ti diverti perché tutto ti sembra surreale.
Infatti. Ci si avvicina tale Paolo, studente universitario.

“Senti – mi chiede – ma secondo te come si coltivano quelli?” (indicando dei sassi bianchi).
Ottimo.
“Mah, a rotazione triennale”, rispondo io a caso, ovviamente.
“No perché vorrei a casa mia un giardino così, ma non so se sono capace di coltivarlo poi… capito?”
“Eh, non lo so, prova”
“Tu sei l’anestetista vero?”, mi chiede.
“No, non sono un’anestesista, sono una dottoressa”, replico, sempre a caso.
“Ah, ecco perché t’ho vista all’Unversità a te…”
Certo, vai a capire chi aveva visto e come mi vedeva.
“Senti Lucia – dopo avermi chiesto il nome – così, no, perché, semmai, se tante volte, ti va, così, capito… si potrebbe uscire…”
“Mi spiace sono fidanzata”. Mento.
“No, ma tranquilla, si esce così, perché così, tranquillamente, capito? Però senti, se si esce io esco con te senza occhi, cioè tu vieni senza occhi…”
“Perché sono Santa Lucia?”
“No, perché tu ha degli occhi troppo belli, non ce la farei mica sennò, così ti posso guardare senza rischiare…”
Ora: possibile che il complimento più bello e meno banale della mia vita l’abbia dovuto ricevere da uno che s’era bevuto diciotto vodka lemon e fatto di chissà che cosa?
Possibile che tali geni creativamente romantici si debbano trovare in un locale ai confini di Milano in condizioni che manco gli artisti bevuti d’assenzio e ispirati da droghe di disparata natura?
Se pensate agli approcci in discoteca quali sono? 1) Esemplare maschio con braccia in alto e con un cocktail alla mano sudato fraddecio che muto, ti si struscia manco fosse un gatto in calore da sterilizzare 2) Esemplare maschio che ti chiede come ti chiami per poi cadere nel tunnel delle domande lavorative. Mai nessuno che ti chieda il tuo colore preferito, dico io, mah. 3) Esemplare maschio che ti punta da lontano aspettando un incrocio di sguardi, che se c’è tale intersezione, codesto avanza a pazzo felino, magari pure ballettando, per poi offrirti da bere e dirti che lui ha un lavoro figo, vive in un posto figo e la sua vita si divide tra Milano, Parigi e New York. Peccato io ne cercavo uno di Poggibonsi, provincia di Siena.
E invece “un Paolo” s’approccia con un argomento agricolo, continuando con citazioni sacre e riferimenti medici.
Uomini, due sono le soluzioni: siate un pelino più creativi (e con creativo intendo anche fare una chiamata al telefono, che non la fa più nessuno), o cominciate a drogarvi, ovviamente con robe naturali (a me basta un bicchiere di vino per sentirmi “drogata” e quindi più creativa). Che vi devo dire.

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