IL PITTI “A ME MI DICE UN MONTE”

IL PITTI “A ME MI DICE UN MONTE”

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Ora ditemi perché una fiera come il White non può essere come il Pitti. Al White, sì sto continuando la polemica, se non sei una che compra borse di plastica brutta copia Chanel ma banalmente una che fa conoscere il prodotto a centinaia di persone, ti cacciano con una tale violenza verbale e gestuale che sarebbe fisicamente pari ad un bel paio di calci sugli stinchi, come quelli che davi copiosi quando giocavi ai campini di Sant’Agostino. Al Pitti invece incontri invece quelli come Marco, che non solo sono simpatici, ma stanno lì a spiegarti il prodotto e a chiederti informazioni su chi sei, icche fai e che non fai. E tu stai lì a parlargli di blog.
Poi non so, il caso ha voluto che lo stand del signor Marco, di Prato, fosse uno dei miei preferiti, grazie a dei piumini TemporaryK che io personalmente trovo geniali per i suddetti motivi:
1) Paiono di carta
2) Hanno le faccine all’interno (non lo so dire e quindi manco scrivo “Emoco... e qualcosa)
3) Hanno gocce e macchine stampate
4) Se senti caldo te li metti modalità zainetto, e ti senti pure una giustonadiddio
5) Per la proprietà transitiva che Marco mi stai simpatico, mi garbano pure i tuoi piumini
Tra le varie cose a cui ho messo le stelline, come negli oroscopi per la sezione fortuna, ci sono state le scarpe Premiata. Sono sicura che con quelle scarpe fucsia e dei riccioli al vento (se li avessi) mi ci sentirei una perfetta Spice Girl, con un cappellino New Era una fan sfegata di Jay Z, con una gonna e una giacca tie-dye una che finisce sui siti di streetstyle post Fashion Week, e con uno zaino della Best Company una crasta degli anni Novanta.
E poi i cappelli smontabili di Super Duper, l’Aria di Casa Nostra di I’m Pure, e vabè, i papillon di Cor Sine Labe Doli con l’ironia di Lugi Arbore, che è stato uno dei pochi a prestarsi per fare un video divertente.
Concludo questo breve post aperto con il signor Marco di Prato chiudendo il cerchio toscano con uno dei miei ultimi cantanti preferiti: Blebla, che non a caso è di Prato. “A me mi dice un monte”.

1 photo Stefano Coletti for Vogue.it

 

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