Imola silenziosa con un cuore grande così

Imola silenziosa con un cuore grande così

Imola. Googolo.
Imola concerti, Imola autodromo, Imola Ceramiche.
(Imola Ceramiche?)
Sì, ma Imola città?
Appunto. Un perfetto caso per la Del Pasqua. Non potevo non occuparmene.

Apro il fascicolo Imola a Firenze, con mille mila gradi al seguito. Pitti Uomo per me finito, aspetto Giorgia per andare verso la città dei concerti, dell’autodromo, delle ceramiche. (Delle ceramiche?) Verso Imola città.
Pigliamo il mezzo, la nuova MINI Countryman, della quale non posso stare a farvi recensioni o dilungarmi in spiegazioni tecniche perché io le macchine le guido, ma non ci capisco nulla, e andiamo alla volta dell’Emilia Romagna.

Quello che posso dire è che la cosa incredibile è che io che normalmente guido pochissimo, specie in autostrada, e invece me la sono cavata alla grande e in maniera anche abbastanza sportiva.
Dunque la mia recensione coincisa per la nuova Countryman rimane più o meno la stessa per tutte le MINI: è una figata pazzesca, si manda da dio, come avrebbe detto mia nonna, guidatrici inesperte ma entusiaste come me comprese, e MINI rimane il mio marchio di auto del cuore.
Fine recensione da bionda.

Tornando a Imola: io e Giorgia siamo arrivate nel tardo pomeriggio, quindi una doccia veloce nei nostri appartamenti C21, per poi andare da amici di Giulio, il gestore degli appartamenti, per cena.
Spiego cosa sono i C21 perché qualora vogliate andare a Imola, questi alloggi sono pazzeschi. C21 non sono asteroidi o codici segreti per imbastire qualche losca operazione, bensì un gruppo di case ricavate dalla vecchia magione della nonna, riadattate e modernizzate, ma con qualche chicca vintage (vedi un meraviglioso e vecchio specchio delle Ferrovie dello Stato che avevo nel mio bagno).

Abbiamo cenato da Davide, il classico padrone di casa perfetto, che per l’occasione ha convocato lo chef Luciano Pompili a creare e grigliare (in giardino c’era infatti un attrezzo futuristico per fare ciò, per chi interessa il marchio è Ofyr, un aggeggio che starebbe bene anche in bagno o in sala, tanta la coolness), e svarati amici interessanti con cui condividere pensieri.
PR, marchi, voi della comunicazione: sappiate che gli eventi privati, non in locali, ma in case, meglio se pazzesche come quella di Davide, sono il futuro. Ve lo dice una scema.


La mattina dopo, finalmente, è stato il momento di Imola città.
Il bar Bacchilega. M’è preso un discreto pugno allo stomaco quando ho visto un bar dalle insegne meravigliose perfettamente ordinato, sedie, bancone, tutto apposto, ma vuoto. Completamente vuoto. Ha chiuso l’anno scorso, dopo cinquant’anni di attività, c’era rimasta Nicoletta, la figlia di Mario, che ha dovuto chiudere per il solito problema: i costi.
Lo sapete, a me piacciono i luoghi abbandonati, ma non quelli che sembrano mai stati vissuti. Nessun tovagliolo, nessuna tazzina, niente di niente all’interno.
Ho metaforicamente chiuso gli occhi per immaginarmeli i tovaglioli, le tazzine, i vecchietti a mangiare i panini al prosciutto e i più giovani a bere del vino bianco. Ho visto tutto così gremito che credo di aver sorriso alla vetrina.
Perché nessuno rida vita a questo bar?
Perché costerebbe troppo metterlo a norma. Se fossi milionaria il mio lavoro sarebbe la ripristinatrice seriale di posti bellissimi abbandonati.

La Casa del Dopolavoro è anch’essa una struttura morta, ma con tutto dentro, sedie, cartelli, c’è perfino una lavatrice.
Del ventennio fascista, edificio severo e affascinante, in realtà somiglia molto al duce nel suo periodo della decadenza: piglio esteriore sempre duro, ma demolito dentro.
Sarebbe bellissimo lasciare la struttura originale e vederla nelle vesti di qualcosa di nuovo, che ne so, una libreria che sia anche spazio per eventi, una specie di centro con dentro bar, ristoranti, barbieri. Così piange un po’. Anche io.

“Lucia devi andare nella falegnameria di Enrico, in via Cavour”.
Grazie a dio ci sono andata. Enrico lavora tutto a mano, fa pezzi su misura, è rimasto uno dei pochi artigiani a trattare il legno come fa lui. Macchinari giganti, attrezzi ovunque, tanto casino, all’interno di un’ala di un ex convento. Non è un’attrazione, non è un monumento, ma il negozio di Enrico, artigiano dal viaggiare facile, merita di essere visto.

La Farmacia dell’Ospedale è illegale. Una meraviglia. Un salto nel passato con la volontà del non ritorno. Inaugurata nel 1794, è rimasta in gran parte la stessa nelle suppellettili e nelle decorazioni. I vasi in maiolica, fatti a Imola, con su scritto il nome del medicamento sono 457, e disposte in dei severi mobili in legno. Interessante il fatto che la farmacia sia divisa in due parti, una nuova e una vecchia, e che funzioni!

A Imola c’è Folli, il negozio di apparecchi elettrici, che apre quando vuole lui, c’è il negozio di vernici e mesticherie, Franzoni, ci sono entrata dentro e mi sono ricordata di quando da bambina giocavo con i bulloni nei contenitori verdi nel negozio di ferramenta dello zio Siro, sperando sempre che dovesse imbiancare qualcosa per annusare la vernice. C’è il negozio di Olindo Landi, un nome e cognome più armonici e nostalgici non li poteva avere codesto omino, la meraviglia, c’è Betti Riparazione Cicli, dalla cui vetrina si scorge il signore a testa china intento a fare girare a modino le ruote.
Ci sono tutti questi vecchi negozi che se li googoli non hanno manco il sito Internet. E chissà se ce l’avranno mai.

E poi c’è il futuro, il San Domenico, un ristorante dove ho mangiato così bene che mi sono ricordata di com’era stare a tavola senza avere l’ansia di dover fare foto prima di assaggiare ciascun piatto. Infatti non ho fatto manco mezzo scatto, questo l’ho rubato dal sito Internet del locale (qui il sito c’è). L’uovo in raviolo con tartufo di stagione è qualcosa di indescrivibile, così come il pane stesso. Mi sento libera di dire che lo chef Massimiliano Mascia sia un genio.

Ho preso la MINI con Giorgia, l’ho accompagnata a Verona con in testa tante riflessioni su questa città silenziosa, che se da una parte si spegne, dall’altra fa il contrario, che fa difficoltà a fare da mediatrice tra il vecchio e il nuovo, che ha fatto della tranquillità la sua arma di difesa e offesa, che vuole cambiare, ma non troppo, che è piena di gente con un cuore grande così, che non è mai sguaiata.

 

 

 

 

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  1. Valeria

    17 July 2017 at 15:38

    bello!