Apri gli occhi (aperti), poi vedi che sei felice

Apri gli occhi (aperti), poi vedi che sei felice

SAMSUNG CSCAlle volte penso alle persone a cui non piace niente, che non vedono il bello a patto che sia “palese” e oggettivamente tale (che poi il bello è davvero oggettivo?). Certe persone non solo non vogliono vedere, ma non si vogliono nemmeno immaginare che il mondo sia pieno di cose interessanti, che vale la pena di ammirare.
Solo che spesso o non si vedono, nonostante ce l’abbiamo davanti, oppure ci rifiutiamo di intravederci chicchessia di attraente. Gli occhi aperti spesso sono chiusi.
Eppure basterebbe poco; una delle chiavi della felicità è proprio lei, l’immaginazione, che alla fine non è altro che un’elaborazione personalissima di ciò che ci troviamo davanti. Voglio dire: senza percepire (e volere percepire) ciò che abbiamo intorno, le rotelline della creatività sarebbero di molto arrugginite.
A volte mi chiedo: perché la gente spesso si rifiuta di aprire gli occhi? O se li apre lascia a casa quel vello visionario che rende unici noi e ciò che abbiamo “puntato”?

Perché pochi vedono faccine sui piatti che mangiamo? Perché pochi tendono ad apprezzare certe città? Vedi Milano, la città dove vivo. Tutti dicono che sia una città triste, caotica, brutta. Bè, se vai in Piazza Duomo a farti una sefie tra un piccione che ti monta in spalla e un turista che ti pesta il mignolino che esce appena dalle flip-flop, è vero. Perché invece nessuno vuole apprezzare la parte vecchia di Milano di Loreto, le vecchie insegne di viale Umbria, le fantastiche ville della zona Maggiolina, i vicoletti di Paolo Sarpi e le case di via Ariosto? Perché nessuno da un’occhiata ai balconi? Perché quei graffiti di Isola o della Milano Sud passano spesso inosservati? Perché l’estremo modernismo di Piazza Gae Aulenti è visto come “troppo moderno, appunto, e quindi freddo”? Le geometrie non sono fredde, sono ordine, armonia, dolce o severa.
Ecco, io ho scelto proprio quel paesaggio grigio e “lunare” di Piazza Gae Aulenti per piantare i “mazzi di fiori stra colorati” abbarbicati alla giacca in nylon di Colmar Originals. Quella piazza lì è fatta per essere coltivata: con i colori delle persone si trasforma in un fantastico giardino umano visionario, che per ovvi motivi cambia sempre, è sempre originale.

E comunque ve lo dico: per non rischiare di far assopire i sensi, e quindi di non essere felici, basta montare in sella ad una bici. Sono convinta che da lì si vedano cose che con altri mezzi non si vedano manco lontanamente.

Giacca Colmar Originals
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  1. Federica Di Nardo

    27 April 2014 at 11:41

    Amo i tuoi sandali!

    The Cutielicious
    http://www.thecutielicious.com
    Federica