Arrigo Costumi: Tutta “colpa” di Paolo e Francesca

Arrigo Costumi: Tutta “colpa” di Paolo e Francesca

Questa è la storia di un innamoramento, nato grazie ad un’amica in comune, niente Tinder stavolta.
“Devi troppo conoscere Arrigo”, mi disse Valentina . Ho accettato, anche se sono fidanzata, perché prima ho sbirciato online e ho visto la bellezza. Funziona così, no? Chi vuole incontrare qualcuno senza prima passare da Google e Instagram?

Lo so che non si va a casa altrui la prima volta, ma, scusate, ho seguito il cuore. E ho fatto bene. Casa di Arrigo è un palcoscenico di tragedie e commedie, tutto quello che una donna desidera praticamente.
Arrigo ha 90 anni, e un giorno di più di mezzo secolo fa andò a Vicenza con la parrocchia, gli capitò in mano un libro di Paolo e Francesca e prese una decisione: “voglio fare quegli abiti lì”.


Da Pocenia, Friuli, venne a Milano da un cugino, all’inizio si mise a vendere la cenere come detergente, poi arrivò il Dixan, infine trovò un posto nella sartoria Pia Rame, dove capì che era bravo.
Il suo primo cliente è stato il Circo Darix Togni, poi sono arrivati il teatro, l’opera lirica e negli anni Settanta la tv, con “Stryx”, uno dei varietà che creò scandalo, con Amanda Lear e Grace Jones, “Macario uno e due” e tanti altri. I costumi di Arrigo Costumi andavano e vanno dal Giappone alla Spagna, ovunque.

Le sue tre figlie, Cinzia, Stefania e Deborah, gestiscono l’azienda e lavorano nel magazzino e archivio (e che archivio!), sono dei jolly. Valentina è la nipote che dopo un percorso di “vie statali” dove ha fatto la modella, stylist, un’incursione in teatro e un corso di social media marketing, ha preso l’“autostrada” arrivando in azienda con l’obiettivo di modernizzarla, dalla digitalizzazione ai social fino ad eventi ad hoc.

Valentina è una persona così speciale, che sì, mi sono innamorata anche di lei, dei suoi colori, del suo animo, del suo entusiasmo. Adesso si stanno tutti preparando per il Carnevale di Venezia (vedeste che abiti!). Con voi ho fatto una promessa: di condividere la bellezza. E io sono una donna di parola. Vi prego, sentitelo anche voi questo affetto, questa umanità, questo stupore. Ci tengo.

Ph. Mauro Serra

 

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