Al secolo “cartoline”, oggi “messaggi di”

Al secolo “cartoline”, oggi “messaggi di”

Cartolina realizzata con uno scatto romano e una scritta copiata e incollata da un’altra cartolina brutta

Io ce le ho ben presenti le cartoline brutte. E con “brutte” non intendo quelle con i pezzi di Riviera Romagnola ingabbiati nei contorni della scritta “BACI”, capolavoro realizzato dal cugggino del tabaccaio probabilmente. No, quella roba lì, assieme ai culi Bilboa che ti guardano richiamando i meccanici di tutt’Italia a rapporto, è solo meraviglioso trash italiano. Le cartoline brutte sono quelle in cui certi paesaggi finiscono per sbaglio in un cartoncino rettangolare. Quelle per cui il fotografo o è inciampato e aveva solo uno scatto a disposizione, o la produzione aveva fretta e quindi avevano mandato di corsa il figlio dodicenne dello stampatore a immortalare quadretti urbani o meno con la macchinetta usa e getta. Quella gialla che poi buttavi ovunque, in barba alla sostenibilità.

Le cartoline brutte me le ricordo dagli anni Ottanta e Novanta, e mi ricordo che da grandina la sfida era di inviare quella che faceva più pena di tutte alle nonne e alle zie, tanto loro non si offendevano perché gli bastava un ricordo, mentre tu “vincevi”. Non mi sovviene di avere mai perso, modestamente.
Me le ricordo anche dagli anni Settanta, avvistate nei vari mercatini, e grazie alle quali ho preso ispirazione nel creare la mia immagine romana: con una foto scattata a caso da Palazzo Bonaparte e una scritta incollata da un’altra cartolina brutta.
A dire il vero le cartoline brutte me le ricordo anche a Lanzarote due anni fa. Sono talmente tanto brutte da essere belle, o meglio apprezzabili perché in un mondo fatto di estetica e filtri, perfezione e geometrie, certe cose storte e spontanee fanno quasi tenerezza. Un po’ come il primo Star Wars.
Io comunque le cartoline brutte le mando ancora, nonostante sia più difficile trovare i francobolli, ma non le ricevo più, ed è un peccato, dato che settembre era un po’ come il primo Natale dell’anno, a fare la conta delle cartoline. E ovviamente il più figo era chi ne riceveva di più.

Cartolina realizzata per Garnier

Le cartoline belle me le ricordo meno invece, o meglio, da Pinterest o dagli scatoloni della mamma che tiene alcuni ricordi ben custoditi. Non so bene perché non abbia certezze in merito così come sulle cartoline orrende. Forse perché prima bastava davvero il pensiero, mentre adesso l’estetica è passata in primissimo piano, a scapito delle emozioni pure e sincere. Effettivamente adesso è tutta questione di estetica, non a caso le ragazze si rifanno o con le app o per davvero, per raggiungere quelle proporzioni che sono più di moda. Si stava meglio prima insomma? Non voglio dire esattamente questo, ma quel che è certo è che la bellezza era quella che era, non era studiata o modificata al computer. E in quello che oggi definiamo trash dei “Saluti da Cesenatico” con tette al vento e paesaggi che non rendevano certo giustizia a quelli reali c’era un’epoca dietro. Di Jerry Calà e Christian De Sica, dell’aerobica e dei costumi coloratissimi a tanga, di Ritorno al Futuro. Quell’epoca che ora ci fa sorridere facendoci pensare “ma che diavolo ci passava per la testa”, allora ci faceva ridere perché tutto quel colore era divertente, nuovo e provocatorio.


È come se ci fosse un buco temporale: cartoline fighe dagli anni Venti ai Sessanta, dagli anni Settanta anni agli Novanta cartoline davvero brutte, Duemila boh, un po’ a caso.
Le cartoline belle erano degli anni in cui dovevano essere arte, così come le immagini pubblicitarie, i poster, i cartelloni che venivano disegnati da artisti.
Le cartoline di ora o hanno foto vecchie come il cucco, o ritraggono screensaver del computer su carta, oppure sono virtuali (e allora non chiamiamole cartoline, dai). In effetti le cartoline cool (ecco che torna l’estetica) sono quelle non che invii, ma che trovi nei locali o ti danno per strada, frutto di qualche graphic designer bravo. Te le porti a casa e te le attacchi al frigo, però non imbuchi un bel niente, quella roba lì può anche essere orrenda tanto chi compra più pezzi di carta da mandare via posta?

La mia protesta è la seguente: non chiamiamo più cartoline quelle che oggi sono nominate cartoline virtuali o promozionali. Le parole sono importanti, diamine, e hanno tutto un loro significato emotivo dietro. Chiamiamole, non so, messaggi di… e qualcosa. Messaggi di auguri, messaggi di saluti (temporalmente fa molto poke su Facebook, squillino al cellulare), messaggi artistici o promozionali.

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  1. GIULIA

    15 July 2019 at 9:34

    Lo ammetto io ancora chiedo ai miei amici di portarmi una cartolina dai loro viaggi e negli anni ne ho ricevute di belle oggettive come bruttissime oggettive, ma per me rimane un gran bel ricordo a prescindere e me ne regalo sempre una quando vado in un posto nuovo!!!