Ma dove vai, bellezza (?) – ustionata – in bicicletta?

Ma dove vai, bellezza (?) – ustionata – in bicicletta?

È stata la mia seconda volta in montagna d’estate e la seconda volta a Madesimo, solo che stavolta non ho colto né mangiato fiori, e non sono nemmeno finita al Pronto Soccorso per essermi fatta roteare il gomito come un’elica d’aeroplano dopo una caduta su una pista da snowboard.
Direi piuttosto che (non) mi sono tolta la voglia di andare in bicicletta.

Se vi dicessi Madesimo voi pensereste certamente alla neve e agli sci, giusto? Giusto, ma non è una risposta esaustiva, dato che Madesimo può anche essere tante altre cose, come golf, equitazione, arrampicata, e, rullo di tamburi, bicicletta.
E siccome io se non voglio una vita spericolata non sto bene, e se sto ferma sono perduta, ho testato per voi, ma soprattutto per me, un tipo di vacanza sportiva che ho sempre preso in considerazione, ma che non avevo mai fatto, e che m’è garbata assai.
Certe mie amiche la chiamano “la vacanza-sbattimento”, perché non prevede certamente bagni di sole in baita (e basta) o grasse mangiate a pranzo e a cena (e basta), io la chiamo il mio tipo di vacanza ideale, quella che include lo sport.

Non vi nascondo che quando mi hanno proposto il downhill c’ho pensato un attimo (“se avessi fatto solo la beauty blogger non rischierei ogni volta di rompermi qualcosa”), ma l’attimo dopo non ho avuto dubbi.
Così, dopo un pit-stop all’Hotel Capriolo e un light lunch al Ristorante Soldanella dove ho avuto il cruccio di non testare i liquori della casa, mi sono data un tono grazie ad un abbigliamento super tecnico riciclato da passati eventi ciclistici, che però era del tutto sbagliato per il downhill.
(And the winner is…).

Il pomeriggio è iniziato dunque a tutto sprint al bike park Made Bike, dove mi hanno allestita come un ibrido di un modello di Marcelo Burlon e una tartaruga Ninja vestita in Yohji Yamamoto. Ho adorato molto.
Per ovvi motivi ho provato la pista “Balloon”, la più facile, anche se la prima volta che l’ho fatta ho visto solo alberi da schivare, curve-da-pigliare-bene-sennò-addio, discese da fare adagio.
Poi, piano piano, il punto di vista è cambiato, anche grazie a Elia, il mio istruttore con una pazienza infinita e l’aureola di un santo.
In una parola: figata. Con il downhill ho fatto sport, ho messo alla prova la mia concentrazione, sono stata in mezzo alla natura, ho svegliato l’adrenalina e testato la mia audacia.
Alcuni mi hanno domandato se lo possono fare tutti, la mia risposta è no, nel senso che le doti che credo siano necessarie sia per divertirsi che per affrontare con serenità questa attività siano il coraggio e un minimo di preparazione fisica.
Nonostante il sellino nel downhill sia un optional, bisogna sempre stare in piedi sui pedali, sono arrivata a sera senza manco un dolore, ringraziando il cielo perché il giorno successivo mi sarebbe aspettata un’altra entusiasmante avventura.
Dopo tanta fatica, tappa obbligatoria da Pasta Fresca, per gustare le crepes più buone del mondo, e non esagero.

Al mattino seguente, sono partita per un’escursione da Motta, Valchiavenna, fornita di fat bike con pedalata assistita dal Team Adventure Madesimo , mezzo che poi ho capito essere la vita, ottimo compromesso per pedalare e godersi il panorama senza morire di sofferenza.
Anche in questo caso, inizialmente mi sono spaventata nel vedere tutti quegli sterrati, strade piene di sassi, salite e discese sconnesse, poi ho preso confidenza con l’e-bike, ed è stato tutto uno spettacolo.
Da Motta, assieme alla mia simpatica ciurma, ho preso il Sentiero della ciclabile di Fraciscio, per poi intraprendere quello per Motta Alta, in direzione del Lago Azzurro (che non è il lago di Braies, ma è instagrammabile lo stesso).

Ho potuto ammirare la Madonna d’Europa, questa imponente signora dorata che spicca tra i monti, fatta costruire da Don Luigi Re, fondatore della Casa Alpina di Motta che, nel 1955 in occasione di una visita del gruppo Alpini di Casatenovo a Motta, espresse il desiderio di erigere sul Pizzo Stella una stele in onore e gloria della Madonna; alla fine non fu il Pizzo Stella il luogo ideale, bensì la vetta della Serenissima, dove, il 15 ottobre 1957, la Madonna apparve in tutta la sua maestosa bellezza.

Dopo un succulento pic-nic a San Rocco (se non mi davano da mangiare rischiavo il collasso), ho pedalato fino al muraglione della diga sul lago Montespluga, da lì si vede parte della gola del Cardinello, verso Montespluga, dove ho divorato un gelato in un vecchio garage, ora ristorante, La Capriata.

La cena al Bucaneve all’Alpe Motta è stata ottima, anzi consiglio vivamente, ma ero troppo stanca per finire tutto, dal riso ai mirtilli ai formaggi tipici, fino alle crostate di mele e marmellate fatte in casa.
Il giorno dopo infatti me ne sono pentita.

Come mi sono pentita del fatto di non essere andata a dormire prima, dato che la sveglia è suonata alle 6,20 per l’ultima pedalata, la più panoramica, nel sentiero del Tracciolino in Valchiavenna, un tracciato scavato nella roccia lungo circa dieci chilometri che corre ad un’altezza costante di 900 metri fra la Val dei Ratti e la Val Codera. Costruito negli anni Trenta come collegamento fra due piccole dighe, una in Val Codera e una in Val dei Ratti, è tutto piano, ma con buona parte caratterizzato da sassi, all’inizio da binari di un treno che non c’è più e alcune gallerie non illuminate ad aumentare la difficoltà.
Tuttavia per gli sportivi non si chiama “difficoltà”, ma gioia e adrenalina.
Anche quest’avventura è stata pazzesca, a parte il piccolo incidente di aver fatto la pipì sopra un’ortica, ma anche questo fa parte del gioco.

A piedi o in bici, è un sentiero molto suggestivo (io mi sarò fermata cento volte a fare foto), che ha anche delle deviazioni per alcuni villaggi, se si ha tempo di farle.
Portatevi dietro panini e acqua, ammirate il paesaggio, e vi sentirete incredibilmente bene.

Cosa mi è piaciuto di più? Non lo so, davvero, ma se mi sforzo posso dire questo: il downhill per la carica che mi ha dato, il percorso da Motta Alta per l’esperienza, e il sentiero del Tracciolino per il panorama.
E anche questa volta mi trovo con una cosa in più che mi piace da matti. Credo che a questo punto mi debba davvero clonare per fare tutto, non ho scelta.

 

 

 

 

 

 

 

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