La BMW R 1200 GS non ti fa il bidè perché manderebbe in crisi il mercato immobiliare

La BMW R 1200 GS non ti fa il bidè perché manderebbe in crisi il mercato immobiliare

Lo so che probabilmente vi sono già venuta a noia con la Sicilia, anche perché è un mese e mezzo che non parlo d’altro, e ve lo anticipo, ne parlerò per molto ancora.
Lo so, ma stavolta non è stata colpa mia, è stato il fato che giocando a dadi contro la mia (in)coscienza che avrebbe voluto comprarsi un altro volo per Palermo ha vinto la partita.
Il destino, che tanto ha sempre la meglio (e meno male), stavolta non mi ha spedita in Trinacria in versione turista #acaso, piuttosto da esploratrice in sella.

Insomma, ho partecipato alla prima tappa della Connection Ride, che fa parte della Connected Season di BMW Motorrad, un’esperienza di guida connessa e in squadra, che consiglierei a tutti gli appassionati di due ruote (se ne volete sapere di più vi metto qui un link utile).

“Torno giù, dovrò guidare una R 1200 GS”, è quello che ho detto ad una manciata di amiche e amici.

Parentesi: la R 1200 GS è una motina che pesa 244 kg a vuoto ed è alta 85 cm dalla sella in giù.
“Tu sei pazza”, “non lo fare”, “non ce la farai mai” sono state le risposte più frequenti; solo Giulietta, Francesco e Leo mi hanno detto il contrario.

E invece, anche grazie a degli angeli di istruttori, ce l’ho fatta: dalla provincia di Palermo, passando da Messina e Enna sono arrivata sana e salva a Catania, con curve, vento e freschetto annessi. E mi sono divertita.
Non sono una motociclista esperta, né mi vendo come tale. E non sono nemmeno una poser. Direi una menzogna se affermassi di non essere stata minimamente spaventata all’idea di guidare una moto pesante e alta per me (toccavo con le punte dei piedi). Non ho mai nascosto le mie incertezze, e non ho nemmeno avuto paura di farlo. Non ho pensato manco un momento che gli altri potessero darmi della sfigata, anche se ho pensato forse sbagliando, lo ammetto, che potessero criticarmi in quanto “donna non adatta a guidare una moto del genere”.

E invece ho imparato più d’una lezione, tra le curve delle Madonie e la vasca idromassaggio di un resort meraviglioso a Linguaglossa.
Prima di tutto mai sottovalutarsi; cercare di oltrepassare i propri limiti, nei confini della coscienza, è un modo per imparare a conoscere se stessi, ad avere fiducia e a conoscere anche il mezzo con cui stai “andando oltre”.
Chi va in moto un po’ masochista lo è, per tutto il tempo che in generale uno ha il culo sulla sella, che non è mai poco, ma è solo così che poi ci si sente un dio dell’Olimpo.
Le moto BMW non sono moto, ma case mobili dotate di tutti i comfort; non ti fanno il bidè perché altrimenti manderebbero in crisi il mercato immobiliare (la R 1200 GS frena, in curva piega da sola e non si sente manco mezza buca, per me che ho un’Hondina del ’77 sono tutti elementi incredibili).
Non dirò mai più “non ce la farò” davanti ad una moto, e non me lo farò dire da nessuno, uomini o donne che siano.
Pensate quello che volete, la verità è che le donne hanno un altro modo di andare in moto, un altro spirito, vuoi più responsabile e prudente, vuoi più rilassato e meno competitivo, ma ce l’hanno. Io personalmente sono una da statale a massimo settanta all’ora; odio correre e sono felicissima così.
Le moto non sono solo giocattoli per maschi.
La Sicilia in moto è ancora più bella, e così tanto aliena dal mio attuale mondo, da insegnarmi la vera storia d’Italia, da suscitare in me il costante desiderio di scoprirla e di parlare con le persone, da farmi riflettere sull’autenticità di certi valori. Navigare a braccetto di rigogliosi prati che poi diventavano terreni brulli e poi ancora villaggi felici e stanchi a bordo di un destriero possente ma domabile è stato come scrivere le pagine del libro: meraviglioso, faticoso, nutriente per l’animo, un incantesimo ancor più favoloso perché sai che durerà un momento.
Andare in moto non deve “fare (solo) figo”, deve essere una passione, e avere una passione non vuol dire necessariamente dedicarcisi completamente o essere esperti al 100% dell’argomento che appassiona.
Andare in moto può anche essere una passione per persone “normali”, che non fanno i raduni, che magari non conoscono tutti i singoli componenti della moto, ma che amano andare sulle due ruote e basta; troppe volte mi è stato detto “ma davvero non sai cosa sia… e vai in moto?”.
A questo punto, vorrei davvero provare a fare off road, sia per divertirmi che acquistare più sicurezza in strada.

Quella con BMW è stata un’esperienza fantastica, quasi una fruttuosa psicanalisi, e alla fine dei mie 250 km anche se con una faccia sfatta mi sono sentita comunque una divinità.

Se siete interessati a partecipare alla seconda Connection Ride controllate i social di BMW Motorrad Italia e partecipate ai prossimi Open Days, per avere la possibilità di vivere quello che ho vissuto io, ma fuori strada.

 

 

 

 

 

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