Non sono “il tipo da sfilate”, ma Albino fa il tipo di sfilate per me

Non sono “il tipo da sfilate”, ma Albino fa il tipo di sfilate per me

In un mondo in cui (quasi) tutti gli ego del mondo sono gonfiati con l’elio, chi predilige semplicemente ossigeno e (anche) anidride carbonica si contraddistingue.
Albino è uscito dopo le modelle quasi in punta di piedi, quasi che non voleva nemmeno farsi vedere.
“Ma Albino?”, mi ha chiesto la mia compagna di panca.
“Guarda che è già uscito”, mi giro e sorrido guardando la porta, ormai andirivieni di gente più o meno a caso, pensando al talento, il suo, e alla svolta, la mia.

Parto dal mio ego, cominciando appunto da me. La mia svolta consiste nel fatto di vivermi finalmente serenamente la Settimana Della Moda. C’è voluto un bel po’, ma alla fine ho capito. Ho capito che non sono “il tipo da fashion week”, quindi adesso ci rinuncio volentieri. Prima se non m’invitavano dove avrebbero dovuto ci rimanevo male, se mi mettevano in piedi invece che seduta (nonostante il posto assegnato) mi arrabbiavo, se vedevo pagliacci ridicoli a sfilare davanti all’obbiettivo per elemosinare uno scatto di streetstyle m’indisponevo, se venivo trattata con sufficienza mi offendevo (ora non tratto proprio più io), se stavo troppo a contatto col ridicolo mi sentivo ridicola anche io.
Ieri, come da copione, è ovviamente successa una di queste cose: mi presento con l’invito cartaceo con il posto in prima fila e una tizia mi manda in fondo in piedi. Naturalmente non ci sono andata e mi sono seduta al mio posto. È come se nella moda facessero di tutto per farti sentire una sfigata, a meno che tu non sia il direttore di qualche giornale o un’influencer stellare. Amen.
Ma sono cresciuta, e ho capito che la moda mi piace come dico io, e non è certo quella del sistema-sfilate; ho compreso inoltre che tanto non potrò mai cambiare un meccanismo che non mi va a genio, che sarei potuta diventare vuota se avessi continuato ad “incaponirmi”, o anche peggio diventare quella che non sono e non voglio essere.

Ho iniziato la Fashion Week nel migliore dei modi, con Albino Teodoro, correndo in via Tortona per vedere la bellezza, solo quella, il genio, non il contorno. Quello è stato l’unico momento in cui ho corso, per tutto il resto ci sono NowFashion e qualche giornata di stress risparmiata comodamente a casa.
Ieri ho capito che finalmente ce l’ho fatta a fare pace con “quella moda”, dichiarando vittoria. La sua per un verso e la mia per un’altra.

Non sono né la modaiola, né la “classica tipa da sfilata”. Sono una a cui piace vedere cose nuove e anche vecchie, immaginarsele addosso e anche mettersele. Sono una che si emoziona a vedere dal vivo sfilate come quella di Albino Teodoro, perché quelle sono favole possibili, e tutto il resto, in quel momento, non conta.

Albino è uno di quelli che ha un foglio bianco, con un perimetro preciso, all’interno del quale disegna arzigogoli, linee, montagne, ritrae democratiche principesse e quotidiani sogni realizzabili; non sbaffa mai, non va mai fuori dal foglio, e se mai accade a lui si perdona tutto, perché è una persona meravigliosamente normale.
Il fatto che nella sua donna ci sia anche un po’ di uomo la rende ancora più finemente femminile, che la ricerca ossessiva di pendant non escluda la possibilità di accostamenti impossibili sposta l’asticella del concetto di coerenza dal suo posto fisso.
La sensualità controcorrente è quella che copre, mica il contrario, anche le punte dei piedi, con dei calzettoni che paiono quasi della consistenza delle mute da surf.
Una parigina che si sbilancia o un’italiana che si contiene: la vedo così la femmina di Albino. Con il glamour delle paillettes e la trascuratezza di una giacca over quasi da uomo, e dei composti completi in fantasia, che combattono a mani disarmate la sguaiatezza.

Come sempre, grazie caro Albino.

 

 

 

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  1. Valeria

    28 March 2018 at 11:07

    Devo dire che è la sfilata interessante, questi vestiti sono anche belli ed è vero,non sono esagerati.Sono d’accordo- i vestiti femminili dai grandi stilisti sono molto rari.