Sorelle Bianchi: per le tende ti vengo a casa

Sorelle Bianchi: per le tende ti vengo a casa

Venerdì scendo, praticamente in pigiama, io, il mio zaino e il mio principio di artrite, attraverso viale Zara e vedo ancora, dopo una settimana, la saracinesca del barbiere serrata. Il barbiere era un vecchietto di ottant’anni, sempre con la sua divisa verde, sempre a leggere la stessa testata di giornale ogni mattina sulla solita vecchia (e splendida) sedia.
“La prossima settimana vengo a intervistarla, ok?”, gli chiesi un mese fa. Mi disse di sì, palesemente felice.
Proseguo il cammino per andare a fare due chiacchiere con il signor Carlo, “successore” di Sorelle Bianchi, che mi dice che il barbiere ha chiuso.
“Al posto suo ci sarà un’agenzia non so di cosa”, mi dice. Stavo per piangere.

Il signor Carlo ha fatto le tende ai miei genitori e a me, e ha il negozio sotto casa mia, tra la panetteria/Cartier con le pizze più buone del reame e Anna, il centro estetico cinese.
Immaginavo che Sorelle Bianchi avesse una bella storia, quindi dopo aver conosciuto meglio Carlo me la sono fatta raccontare.

Il negozio in viale Zara 114 è nato nei primi anni Cinquanta, l’attività invece è stata aperta i primi anni Trenta dalla nonna che era ricamatrice e la zia che era camiciaia, quattro civici più avanti, dove adesso c’è Amplifon, tanto per capirci. Era una sorta di posteria dove si vendeva un po’ di tutto, dai bottoni ai tessuti.
Prima nonna Linda e zia Elena, venete d’origine, lavoravano in una sartoria dove facevano camicie da notte, fino a quando al civico 118 aprirono un altro negozio, la loro teleria: gli arrivavano rotoloni di tela bianca, che loro cucivano e ricamavano. In altre parole facevano le lenzuola.
Piano piano introdussero i tessuti d’abbigliamento, che divennero il pezzo forte.

La terza sorella fece una sorta di cameo all’interno della storia, perché alla fine preferì aprire un suo negozio verso il Naviglio della Martesana (che nostalgia, l’era dei negozi che non fallivano quasi mai).
Il genio delle Sorelle Bianchi, esempio di donne imprenditrici, è stato quello di capire le esigenze e i cambiamenti del mercato, infatti quando le sarte hanno cominciato a lavorare meno, hanno fatto sparire i tessuti dall’offerta, inserendo più biancheria per la casa.
Il negozio al 114 è stato chiuso a metà anni Ottanta, rimase solo l’attuale spazio, che fuori ha ancora le tracce dell’insegna “Tessuti”, accanto all’altra bellissima e centrale scritta “Sorelle Bianchi”.

La tradizione familiare continua con il papà e la mamma di Carlo, che nel frattempo lavorava in una tipografia; nel 2003 il papà si ammala di polmonite, quindi Carlo quando alle 15 staccava dalla tipografia, veniva a dare una mano in negozio.

“C’erano dei giorni che c’era la fila fuori”

Non conosceva il mestiere, l’ha imparato mano a mano, e l’ha imparato bene, tanto che alla fine si licenzia dalla tipografia per prendere il posto del padre.
A volte penso abbia il dono dell’ubiquità, dato che lui va fisicamente a casa delle persone a prendere le misure per tende o arredi d’interni, e poi è anche in negozio a vendere. 

Sì, avete capito bene: Carlo va a casa della gente con metro, taccuino e matita. Come una volta.
“Non potrei fare altrimenti, perché le persone possono sbagliare a prendere le misure, se lo faccio io invece la responsabilità è la mia. Poi si creano sempre dei bellissimi rapporti di fiducia”.

Concorrenza online?
“Non mi preoccupo, non credo ci siano siti che ti mandano a casa persone per sopralluoghi e misure”.

Adesso Carlo lavora con sua sorella Silvia: fanno tende, arredi d’interni, lenzuola e cuscini su misura, imbottiture di sedie e poltrone e vendono asciugamani e pigiami.
Io sono stata un’oretta lì dentro, e vi assicuro che era tutto un andirivieni. Di gente che vuole le tende per la cucina, fare semplicemente due chiacchiere, preventivi, che saluta.
L’inestimabile capitale umano.

 

 

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