Un giro low-cost a Timisoara

Un giro low-cost a Timisoara

Amo darmi delle regole. Tempo fa me ne detti una che piano piano è diventata una buona abitudine: trascorrere dalla mezz’ora all’ora su siti di compagnie aeree.
Grazie a questa abitudine ogni tanto faccio delle gite abbastanza a caso, spendendo pochissimo e facendo una delle cose che mi piace di più, viaggiare, banalmente.
Devo dire la verità, a costo di essere impopolare: viaggio tantissimo con Ryanair, e mi sono sempre trovata bene. Tranne l’ultima volta che mi ha cancellato un volo, ma subito recuperato un altro, dopo le mie lamentele sui social (ormai funziona così), anche se un giorno in anticipo rispetto al mio programma.

Con Ryanair sono andata a Timisoara e sono tornata con circa 15 euro.
Ok, i seggiolini sono scomodi, rischi di trovarti vicino a dei pazzoidi, le hostess e gli stewart non sono esattamente formali come ho sempre sognato che fossero, e paghi tre euro una bottiglia d’acqua, ma sono disposta a rischiare tutto ciò per un’ora e mezza di volo a 7,90 euro.
Sinceramente ho scelto questa meta in Romania per il prezzo e per passare due giorni “fuori porta”, non avevo la più pallida idea di come sarebbe stata.
Per l’appartamento non sono stata a dannarmi troppo: ne ho visti tre o quattro su Booking e ho cliccato “prenota” su City Centre Apartment, e per la modica cifra di 35 euro a notte mi sono aggiudicata una casetta dalle rifiniture nuove, con un letto stra comodo (mi sono dimenticata di guardare la marca del materasso) e la vasca da bagno, elemento essenziale quando viaggio.
Il proprietario parla italiano e greco alla perfezione, ed è disponibilissimo a darti consigli per visitare la città. Ho seguito un suo consiglio e ho sbagliato, dato che mi ha spedito in un tipico ristorante rumeno, suggestivo e folkoristico, ma con del cibo di scarsa qualità, un trappolone per turisti insomma.
Ho chiesto qualcosa senza carne e mi è arrivata una sbobba di patate lesse con un po’ di formaggio: mi sono sentita in “Ogni cosa è illuminata”, nella scena di Jonathan Safran Foer con una patata lessa sul piatto. E basta.
Il locale si chiama Miorita, non c’andate.

Dunque, per la mia mezza giornata a Timisoara ho deciso di visitare la città attraverso quattro locali, scelti prima della partenza, dislocati non in super centro, ma quasi.
Anche se ovunque è raccomandato di vedere le piazze (sono passate a vederne alcune perché erano in strada), stavolta ho preferito scoprire l’architettura della città random e dedicarmi al cibo e all’attività non all’aperto, diciamo.

Avevo letto che da Aethernativ facevano del caffè di livello, quindi sono voluta andare lì per bere un ottimo cappuccino per colazione.
Nonostante la macchina del caffè italiana, Florenza, pure bellissima da vedere, “il caffè non è italiano”, mi dice il ragazzo al bar, aggiungendo che quello era mediamente tostato e con un retrogusto di nocciola.
“Non aggiungere zucchero, la combinazione di questo caffè con il latte ti da un sapore piacevolmente dolce”.
Effettivamente ho bevuto un fantastico ma non economico cappuccino seduta in una corte con le pareti disegnate, in comune con un altro locale che non mi ha servito colazione, perché era già ora di pranzo (le 11).
Aethernativ ha anche una sala per proiezioni o eventi: purtroppo mi sono persa un concerto la sera prima, ma sul sito avevo letto che il locale avrebbe chiuso alle 23, come del resto quasi tutti i locali di Timisoara.
“Quando ci sono i concerti arriviamo fino all’1 di notte”.
Ok.


Dato che ero affamata, il cappuccino senza manco un dolcetto in accompagnamento che da Athernativ non hanno ti crea una cloaca nello stomaco, sono tornata vicino al mio appartamento, al Mercato Ortofrutticolo, Piața Timișoara 700, a comprare una treccia con dentro qualcosa, non so cosa, spero e non credo carne, e dell’uva. L’uva a Timisoara è buonissima.
Se volete comprare qualcosa di tipico vi consiglio di farlo in questo mercato, dove la vista è allietata da meravigliosi mazzi di fiori colorati.

Con qualcosa di non ben definito in pancia mi sono diretta verso la Viniloteca, passando prima per la Chiesa Ortodossa, Bulevardul Regele Ferdinand I, incredibile vai e vieni di fedeli di tutte l’età. Anche in questo caso la ragazza al bancone ha tenuto ad informarmi che il caffè non fosse italiano, ma era buonissimo anche quello. Qui si ascoltano vinili e si bevono sostanzialmente birra e caffè o in santa pace, o scambiando quattro chiacchiere con il personale assai gentile.

A proseguire dritto, dalla Viniloteca verso Bulevardul Mihai Vitezau, si arriva in dieci minuti da jer, un locale con le tende fatte con vecchie pellicole, superfici di tavoli imbastiti con monete incollate, e un gattino che si può sedere accanto a te al tavolino, come se fosse un tuo amico umano.

Oltre ad un giardino con una mini vigna, la chicca del bar sta nel sottoscala, dove è allestito il Communist Consumers Museum, una vera e propria casa piena di oggetti made in Romania di uso comune durante il periodo comunista. Inutile dire potrebbe tranquillamente essere la mia casa ideale, dal punto di vista dei ninnoli vari. La particolarità? Qui potete toccare, annusare, “usare”, quindi non è certo un museo tradizionale.

Ora di pranzo: a due passi da Scârț Loc Lejer si trova Homemade, un ristorante che pare più la casa di una tua amica facoltosa dotata di un gran buongusto, che non eccede mai in nulla, e dove, tenetevi forte, ci sono anche dei piatti vegetariani. Senza carne, giuro. Alcuni sono un po’ azzardati, tipo il formaggio impanato ricoperto di marmellata e noccioline, una delle pietanze che ho scelto, ma la qualità c’è, la location pure, e non uscite dal ristorante con i capelli che odorano di animale.

Due info importanti: a Timisoara fa freddo e c’è il leu rumeno, elementi che avevo entrambe sottovalutato, anzi ignorato.

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