Banana Graffiti + iBlues = Arte (con)temporanea

Banana Graffiti + iBlues = Arte (con)temporanea

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Ho digitato su Google Immagini “banana” ed è stato come se qualcuno m’avesse iniettato su ciascuna papilla gustativa della mia lingua dosi massicce di limone mescolate a zucchero ben raffinato, quello così liscio e impalpabile da sembrare sabbia dei Caraibi; la sensazione è stata quella di un’improvvisa e dolce ma non dolcissima carica d’energia positiva, il giallo è un colore che t’arriva con il minor tempo di tutti gli altri ai neuroni del cervello, che è come se si mettessero quindi a sgambettare felici qua e là fino ad arrivare a premere tutti insieme il pulsante unico del sorriso facciale.

Umano, sorriso, attivazione. E mezzaluna fu, con qualche dentino in vista.
Il giallo è bellissimo, ha una potenza pazzesca.

Detto questo, io non sono una mangiatrice seriale di banane, come invece lo sono di mele, tuttavia le banane visivamente mi piacciono di più, un po’ come le fragole, le mele non tanto.
Ogni volta che vado all’Esselunga e passo dal “Reparto-Scimmia”, come lo chiamo io, sorrido come se avessi ricevuto un messaggio da Brad Pitt, anche se poi compro cesti massimo una volta al mese e per farci solo centrifugati, che tra parentesi ora vanno così tanto di moda che vorrei cominciare a mangiare le banane in altro modo (tipo con cioccolata e panna montata sopra).

L’artista Marta Grossi compra invece più cesti di me di sicuro, dato che è suo Banana Graffiti, che ha origine come un progetto d’arte povera, popolare e (con)temporanea. Banana Graffiti nasce infatti da un prezzo scritto a pennarello su una banana; rispetto ad una normale tela, ogni banana ha una superficie semplice e unica proprio  perché ogni banana è unica e diversa dalle altre. Dipingere su questo genere di supporto, molto economico e ordinario, è un esperimento sempre in divenire, per questo mi piace così tanto.
Da un certo punto di vista infatti l’arte è molto statica, un po’ per tradizione, un po’ per egocentrismo, dato che un artista non vorrebbe mai vedere deperire e morire le sue opere, proprio in quanto pezzi d’arte. L’idea alla base di Banana Graffiti è del tutto rivoluzionaria e controcorrente perché da un ciclo di vita anche breve ad un qualcosa che per definizione è eterno e praticamente quasi intoccabile.
Non so, la vedo un po’ come lottare per i diritti dei gay.

Sono stata letteralmente affascinata da questo progetto perché rappresenta il ludico, l’ironico, il contro-tendenza, ancora di più quando ho visto un suo incontro con un altro mondo ludico e mortale, in quanto non eterno, la moda.
Banana Graffiti più iBlues insieme fanno una capsule collection pazzesca che sinceramente non vedo l’ora d’indossare tutta e farvi vedere; nello specifico martedì, quando nel corso di tutta la giornata sarò in giro per Milano in sella di una bici (il mio mondo, praticamente) di “graffiti vestita” ad indicarvi alcuni posticini carini (seguite gli hashtag #iblues e #bananaporter e i miei canali Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest).

E ora vi dico ciò: in questo momento a casa ho cinque banane e un bastimento carico di pennarelli Carioca, sono le due di pomeriggio e mi andrebbe tanto un centrifugato. Non posso farmelo per un unico motivo: sto colorando banane come se non ci fosse un domani, non perché io mi senta un’artista, ma perché dipingere qualcosa di già colorato e di così ” già vivo” mi fa sentire stra maledettamente bene. Sentire l’odore di colore, punteggiarmi le mani tutte di rosa, azzurro e viola, tornare ad un’altra era e dimensione.
Oggi pane e Nutella, centrifugato domani, ho delle banane da “vestire”.

T-shirt Banana Graffiti + iBlues

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Comments are closed.
  1. maria

    22 March 2015 at 0:26

    you gorgeous girl <3 I really love your stylish outfit <3

  2. labrunettefashion

    22 March 2015 at 10:56

    amo come scrivi!e i tuoi outfit sono sempre originali e interessanti!
    complimenti!

    vieni a trovarmi su http://www.labrunettefashion.com

  3. Eni

    24 March 2015 at 20:49

    Bellissima la maglia e fantastica tu con lo skate.
    Un bacio,
    Eni

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