Perdersi perché

Perdersi perché

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Le persone si perdono perché non si parlano. Perché si omette, invece che “mettere”, perché si leva, invece che aggiungere, perché non si premia, ma si continua, ignoranti, a fare scendere dal podio, perché non si risponde invece che far seguire risposte a subordinate.
Le persone si perdono perché pensano che sia sempre troppo, quando, paradossalmente, è invece sempre troppo poco. Ma come fanno, dico io, ad avere una visione così distorta della realtà? Ah sì, certo: “per la quantità di inculate prese”, che annullano tutto il valore del presente, glorificando solo il passato, per poi cementificarlo sotto la targhetta di “esperienza”, e quindi fardello da dimenticare. Da catalogare sotto il file “paura”.
Perché lasciano passare il tempo, come l’Arno passa sotto i ponti portandosi dietro detriti più o meno casuali, facendosi intrappolare da timori idioti e senza fondamento, perché tanto poi “ci sarà qualcun altro dopo, no?”. Perché il tempo assume un valore troppo dilatato, ma è un velo di Maya.
Le persone si perdono, per poi pentirsi d’essersi perse, e non avere il coraggio e l’umiltà di tornare indietro.
Dicono che ormai la decisione è stata presa, come se la propria decisione fosse la parola di Dio, Zeus o Buddah, caduta dal cielo sotto forma di pioggia dorata, quando invece è assolutamente personale, quindi modificabilissima.
Non li ho mai capiti quelli che dicono, atteggiandosi a dei gran giustoni: “Ah, sì, io sono uno di quelli che se prendo una decisione non torno mai indietro”.
Oh bravo coglione.
Bravo coglione, tu che credi che la tua verità sia quella assoluta.
Le persone si perdono per leggerezza, per non aver voglia d’investire, di fare, vige la norma del “chi fa da sé per per tre, e del chi fa in due, dopo un po’… che palle”.
Le persone si perdono per diversità, quando invece la diversità dovrebbe rappresentare uno stimolo, una molla in più per solleticare la curiosità, per andare avanti. Perché non dico che gli opposti si attraggono sempre, ma di sicuro si interessano.
Le persone si perdono perché troppo simili: “io e te siamo troppo simili, non va bene”. Ma chi si somiglia non si doveva pigliare?
La verità è che le persone si perdono, perché non hanno pazienza, perché si costruiscono a puntino ostacoli inesistenti e sopra questi castelli di sabbia asciutta. Si chiamano anche “scuse”.

Foto di Arianna Bonucci
Look: Weili Zheng
Occhiali: Wes Gordon per Silhouette
Borsa: vintage

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Comments are closed.
  1. smilingischic

    5 June 2016 at 14:27

    Le persone si perdono anche per pigrizia e comunque gira che ti rigira è sempre un grande spreco.
    un abbraccio forte
    Sa

  2. Martina

    26 June 2016 at 12:47

    Mai banale, mai scontata.
    Adoro tutti i tuoi post!

    • Lucia

      27 June 2016 at 15:08

      grazie!