La glicemia la bici la porta via

La glicemia la bici la porta via

In rima: Lucia sta a bicicletta come pasta sta a forchetta. Credo che dopo anni di miei smaronamenti sul professare il credo dell’andare sulle due ruote, dopo che la gente che mi conosce come prolungamento di sellino e manubrio (credo che alcuni non mi abbiano mai vista camminare, ma pedalare), s’è abbastanza capito che la bici è un aggeggio che mi garba parecchio. E forse è anche grazie a questo aggeggio che nonostante mangi a profusione, dolci soprattutto (ma ancora niente glicemia), non m’è ancora esploso il culo. (Auto-gufata).

Cominciamo a dare un senso a questo post: domenica scorsa Le coq sportif ha organizzato uno di quegli eventi ai quali avrei voluto sempre partecipare, infatti ho partecipato: una biciclettata con bici da corsa, vestita come una vera pro, ovvero con un completo composto da scarpe e T-shirt Le coq sportif per Slam Jam. Mi hanno pure dotata di pantaloncini modello Borat, ovvero dei ciclisti con delle bretelline elastiche, che la mia “esperienza” mi ha portata ad indossare, inizialmente, fuori dalla maglietta (Pierino, praticamente). E alla fine ho pure preteso il cappellino.
I motivi per cui ho partecipato sono diversi: il primo si chiama bici, il secondo si chiama bici da corsa, non ne avevo mai provata una prima d’ora, e purtroppo m’è piaciuta tantissimo. Dico “purtroppo”, perché con tutte le passioni che ho, dovrei o smettere di lavorare, o lavorare il doppio per poterle mantenere tutte. Il terzo è un sabato con amici, vedi la fantastica Caterina, che millantando di non sapere andare in bici, l’abbiamo trovata in vetta al gruppo a sfidare la ghiaia; il quarto motivo è lo sport al mattino, un binomio che mi fa letteralmente godere, mentre il quinto è la scoperta dell'”appena fuori Milano”, tra risaie e campi.

Insomma, ho fatto quaranta chilometri sotto un discreto solleone (davano pioggia, ormai il meteo è diventato credibile quanto Renzi), mangiando credo una ventina d’insetti, presumo zanzare, imbastendo chiacchiere costruttive e fisicamente utili (parlare mentre si va in bici potrebbe essere uno sport interessante per molti – il bike chatting), e abbronzandomi ovviamente in modalità muratore (ho il segno della maglia e dei pantaloncini). Ma la felicità? Voi non potete capire.
Mi sto forse auto-dicendo che devo comprarmi una bici?

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