Rum for dummies

Rum for dummies

Quanto ne sapete voi di rum? Io a parte l’ovvietà del berlo, non tanto liscio ma mescolato a cocktail, quasi nulla. Fino a che dopo un evento di Ron Millonario a cui sono stata invitata ho passato il pomeriggio successivo a documentarmi e a rimanere affascinata. Tipico-Lucia-Del-Pasqua. Datemi tempo altri due giorni e diventerò un’esperta.

Comincio a condividere con voi la prima grande scoperta sul mondo del rum, per la quale gli intenditori mi prenderanno in giro fino all’anno prossimo, i bevitori e basta come me no: dire rum, ron o rhum è la stessa cosa. Ho speso anni a chiedermi che differenza ci fosse, altrettanto tempo a non googolare, fino a che il giorno del giudizio è arrivato. Finalmente posso essere libera di chiamare il rum come mi pare. E per me è rum.
Segue la seconda grande scoperta che ne fa derivare la terza, e che riguarda l’etimologia: la parola rum deriva o da rumble, ovvero gorgogliare o da Saccarum, che è il nome scientifico della canna da zucchero (sarebbe questa la terza scoperta), materia prima con cui viene prodotta la bevanda (boom).
Pare l’antenato del rum sia una roba dal nome onomatopeico per il quale i bambini fanno il suono delle macchine, il brum, ed era prodotto dai malesi.
In un documento del XIV secolo Marco Polo parla di un “ottimo vino di zucchero” che gli venne offerto nell’attuale Iran.

Ora attenzione che quello che vi sto per dire pare un rompicapo: la prima distillazione di rum avvenne invece a Londra con le canne da zucchero indiane intorno al XV secolo, poi dopo il XV secolo venne prodotto a Londra con le canne da zucchero provenienti dalle Americhe. Invece la prima distillazione di rum nelle Americhe ebbe luogo nelle piantagioni di canna da zucchero dei Caraibi nel XVII secolo. Gli schiavi delle piantagioni scoprirono per primi che le melasse, un sotto-prodotto del processo di raffinazione dello zucchero, fermentavano in alcool.
La tradizione vuole però che il rum nasca sull’Isola di Barbados.

Vengo al capitolo successivo, ovvero come si produce, in breve, brevissimo, il rum: nel momento in cui viene raccolta la canna da zucchero avviene la prima grande distinzione tra tipi di rum, le possibilità sono due: quanto estratto con la macinazione può essere destinato alla produzione di zucchero, i cui residui (la melassa) verranno poi inviati alla fermentazione, creando così un rum “tradizionale”, oppure il succo estratto dalla canna con la frantumazione può essere inviato direttamente alla fermentazione, non producendo zucchero. In questo modo si ottiene un rum agricolo, nel quale il succo viene depurato, decantato, filtrato e versato nei tini di fermentazione delle distillerie agricole. 
Poi si passa alla distillazione, invecchiamento e miscelazione.
La distinzione prosegue con i rum bianchi, speziati, scuri, oro, overproof, premium, super premium, ultra premium, e proseguirebbe ancora con i vari stili e descrittori, ma magari la prossima puntata.

Adesso che avete le basi sul rum posso parlarvi del Ron Millonario, portato in Italia da Fabio Rossi, proprietario della azienda di famiglia, la Rossi & Rossi, distributore trevigiano che dal 1946 si occupa di portare in Italia brand di spirits e champagne.
Fabio è praticamente nato in mezzo alle bottiglie, in azienda ha cominciato come magazziniere. Nel 1990 era in Scozia per visitare distillerie, assaggiare barili e prendere accordi commerciali: durante alcune visite a magazzini di broker specializzati in whisky cominciò a notare, accantonati a fianco dei single malt, diversi vecchi barili di Rum della Guyana Inglese e della Jamaica. Essendo ex colonie britanniche, infatti, questi rum venivano spesso spediti in Scozia e Inghilterra per l’invecchiamento (in un clima più umido e fresco che permetteva una maturazione più lenta e graduale). Fu lì che gli si accese una lampadina.
Non voleva sfruttare anche per i rum il marchio Wilson&Morgan che avevo creato nel 1992 per il whiskey, quindi decise di presentare una collezione dei migliori rum di varie provenienze sotto un nome unico di famiglia: nacque così nel 1999 Rum Nation, che più che una gamma è una sorta di etichetta che racchiude un costante spirito di ricerca di rum unici e di carattere.

Mentre i primi imbottigliamenti di rum provenivano da ex colonie britanniche, poi Fabio Rossi volle spostarsi verso i Caraibi, e ancora più a sud, in Perù, dove scoprì una distilleria interessante e incredibilmente sconosciuta che produceva un rum dolce e delicato. Ed eccolo lì il Ron Millonario, che comunque non fa parte della gamma Rum Nation.
Questo rum viene prodotto in una hacienda agricola a Chiclayo, un piccolo paese a nord del Perù vicino al mare e con uno spettacolare sfondo di alte montagne conosciuto come “la città dell’amicizia”: la sua fondazione risaliva a 100 anni prima dall’intuizione della famiglia Piera de Castillo e aveva la tradizione di essere il principale centro di raffinazione per tutta la produzione di zucchero della regione.
Alla fine degli anni Trenta il figlio del proprietario della hacienda tornò dalla Gran Bretagna con un alambicco colonna e cominciò a sperimentare con la distillazione. 
Il rum di Chiclayo nacque ufficialmente negli anni Cinquanta ma rimase confinato alla distribuzione e al consumo locali per mezzo secolo fino a che Fabio Rossi arrivò alla distilleria e stupito dalla qualità eccellente, impose controlli di qualità più rigidi e di scelta di botti differenti per arrivare al rum perfetto.
La sua unicità deriva dalla congiunzione di diversi elementi, tra cui le coltivazioni autoctone di canna da zucchero di tipo Rubia e Blanca, le condizioni climatiche ottimali dovute alla sua posizione strategica tra il mare e le montagne, e una colonna scozzese per la distillazione risalente addirittura al 1938.
Oggi la produzione di questo rum è praticamente ancora artigianale, come ai tempi di Augusto Piera de Castillo: dal processo di raffinazione della canna da zucchero, alla fermentazione grazie ai lieviti madre creati in distilleria, all’effettiva distillazione.


La prima bottiglia che Fabio portò qui è stata a mio avviso la più bella, quella con la custodia in paglia, fatta a mano, il Ron Millonario Reserva Especial 15.
 Dopodiché nacque l’XO, con una confezione fatta in Francia, praticamente un profumo, infatti dedicato ad un pubblico femminile; successivamente per celebrare i dieci anni in cui il Ron è diventato un nome di prestigio era stato creato il Ron Millonario 10 anni Reserva.
Ora c’è il Ron Millonario 10 Aniversario Cinquenta, che è un blend composto per due terzi da rum di 6 anni, invecchiati in botti ex-bourbon per garantire facile bevibilità, con note di vaniglia, banana e frutta a polpa bianca, e per il terzo rimanente da rum di 10 anni in botti di sherry spagnolo di secondo riempimento, che aggiungono ricchezza, spessore e complessità, con note di cioccolato fondente, uvetta, prugne e albicocche secche.
L’invecchiamento nelle botti è fondamentale, perché il legno dall’interazione con il distillato prende e rilascia aromi (ho imparato anche questa).

Quello del rum è un mondo affascinante nel quale sono entrata scettica, perché pensavo fosse esclusivamente roba da uomini. Certo non ce la vedo una donna a meditare davanti al camino con un bicchiere di rum liscio da una parte e un sigaro dall’altra, noi preferiamo crogiolarci nel benessere casalingo d’una tisana al finocchio davanti a Netflix.
Il rum per noi non è da consumare tra le pareti domestiche, ma in un clima festaiolo e miscelato ad altri drink; siamo quelle dei cocktail insomma. A proposito, all’evento del Ron Millonario ho preso uno spunto interessante per una rivisitazione del daiquiri: cospargere il bordo del bicchiere con gallette di riso sminuzzate e salsa d’arachide. In quel caso noi donne potremmo anche bere rum a casa, ma in compagnia di altre dieci persone.

Ron

Comments are closed.