Nick Carter avrebbe dovuto chiedermi di sposarlo

Nick Carter avrebbe dovuto chiedermi di sposarlo

Da adolescente ero convinta che un giorno Nick Carter mi avrebbe notata, m’avrebbe chiesto di sposarlo e saremmo poi vissuti felici e contenti.
Quando ero ad Ortona per fare delle interviste, il capitano Mario mi disse questo: “ai ragazzi d’oggi bisogna dare un sogno, un obbiettivo, altrimenti hanno pochi stimoli per andare avanti”.
Eppure allora, vent’anni fa, io due sogni ce li avevo già: farmi vedere da Nick, perché una volta vista non avrebbe potuto resistermi, ovviamente, e fare la scrittrice.
Ci credevo, ci credevo sul serio, anche se nessuno m’aveva dato l’obbiettivo di sposarmi con una rockstar, ma solo con uno ricco.

Ad un certo punto ebbi l’illuminazione che un matrimonio con una star mondiale non sarebbe potuto durare all’infinito, ma che avrei comunque corso il rischio. Così aspettai, senza mai andare ad un concerto dei Backstreet Boys, Nick avrebbe letto le mie lettere. Le mail mica c’erano.
Quando scoprì che si era messo con Paris Hilton mi cadde il mondo addosso: guardavo i centomila poster – dal valore di molte centinaia di euro devoluti a Piero, l’edicolante – attaccati al muro con altri occhi.
Il mio biondino s’era fidanzato con una stupidina.
“Però è ricca”, avrebbe cercato di consolarmi il babbo.
Non feci manco lo sforzo di escogitare un piano per diventare milionaria, Nick avrebbe dovuto accorgersi di me molto prima, e troppo tardi avrebbe capito cosa si sarebbe perso. Peggio per lui.
Certo è che mi ero scelta il più gettonato; lui e Mark Owen erano quelli che facevano faville, ma d’altra parte mi sono sempre piaciuti i belli.

L’adolescenza. Non so adesso come sia, ma ai miei tempi era l’epoca dei sogni, in cui gli obbiettivi arrivavano da soli, che fossero effettivamente realizzabili o meno.
Non ho mai avuto bisogno di qualcuno che m’indirizzasse, perché la mia testa viaggiava da sola, anche se con molta, forse pure troppa creatività.
Alle volte penso che nelle agenzie pubblicitarie ci debbano stare anche degli adolescenti, dato che sono capaci di amplificare qualsiasi emozione, un po’ come il mare: se stai male, allora stai malissimo, se ti piace un ragazzo, allora lo vorresti sposare e farci settantadue figli, se sogni un lavoro, allora deve essere il Presidente degli Stati Uniti.
Per lo meno questo volevo io: pensare in grande perché credevo che tutto fosse possibile.
Quando anni dopo mi sono accorta che in realtà le cose non stavano proprio così non ci rimasi male, anzi, mi accorsi di quanto era bello avere dei sogni, e non realizzarli tutti, altrimenti che sogni sarebbero stati?

Nel frattempo sono diventata una scrittrice, non ho sposato Nick Carter, e non ho mai visto Beverly Hills 90210.

foto di Mauro Serra

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  1. abcfinance.it

    26 August 2018 at 2:56

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