Metodo per gasarsi sostenibilmente attraverso sfaccettature di creatività

Metodo per gasarsi sostenibilmente attraverso sfaccettature di creatività

Sono anni che sento parlare di plastica in mare, ne finirebbero in acqua almeno 8 milioni di tonnellate all’anno, la maggior parte non la vediamo perché è sotto forma di micro-plastica che rischia di essere ingerita dai pesci, plastica non riciclata, produzione di plastica in costante aumento.
Sono giorni che cerco di scavare un po’ sul tema, e devo dire la verità, ho trovato anche notizie positive: ad esempio, nel pavese, se si ricicla si ricevono buoni spesa.
No, non sono un’attivista ambientale, l’avreste saputo da prima, e nemmeno una che vuole fare la paternale a voi e me stessa, sto solo riflettendo a voce alta.
Non è un pensiero che viene casualmente (almeno questo non è #acaso), ma in seguito al progetto SodaStream in collaborazione con IED, che si chiama, appunto, F**K Plastic Bottles…The Soda Challenge!, una sfida che ha messo in primo piano la battaglia di SodaStream contro l’utilizzo eccessivo di bottiglie di plastica, coinvolgendo il talento di giovani creativi dello IED di Milano per l’ideazione di una Special Edition di design.

Sedici studenti hanno realizzato trenta diverse bottiglie, ma solo tre hanno vinto la competizione, e quindi anche la possibilità di vedere le proprie creazioni nelle tavole degli italiani.
Le persone che sono state decretate “più frizzanti” da Petra Schrott, Marketing Manager di SodaStream Italia, marchio numero uno d’acqua frizzante,  sono state Svetlana Korshun con la sua bottiglia dal cuore “pixelato”, Giulia Camata con la sua estetica anni Settanta (inutile dire che adoro) e Fiorenza Sette con la sua grafica ispirata a “quando il bagnino non c’è” (l’omino in realtà sembro io quando faccio i tuffi).

Cosa c’è di buono in questo progetto? Diverse cose.
Prima di tutto la sensibilizzazione su un tema molto delicato, che tuttavia credo non sentiamo ancora, purtroppo, “nostro”, quello dell’uso eccessivo, spreco e non differenziazione della plastica. Sarei ipocrita se vi dicessi che io compro mai bottiglie di plastica, piuttosto sono una via di mezzo tra rubinetto e bottiglie, specie d’estate, che riciclo con molta attenzione (anzi, mi sento libera di affermare di essere proprio fissata).

C’è il tema del risparmio. In Italia abbiamo la cultura dell’acqua in bottiglia, ed è difficile staccarsene; in passato vi ho anche parlato di rubinetti per filtrare l’acqua, ma se ci pensiamo bene ridurre il consumo di bottiglie di plastica (non dico mai “eliminare” per coerenza), converrebbe anche in termini economici.

(lavoro fatto con Mauro Serra per interpretare il concetto di “F**K plastic bottles”)

Poi c’è SodaStream, un’azienda israeliana dove lavorano pacificamente arabi e ebrei, che ha una bel bagaglio di storia, dato che è nata nel 1903 quando Guy Gilbey, distillatore di gin, inventò il primo gasatore, un marchingegno che veniva utilizzato dai maggiordomi nelle case aristocratiche inglesi, per poi trasformarsi nel 1920 nella Vantas Machine, con la quale si preparavano le bevande all’interno di negozi, ristoranti e pensioni, che venivano vendute al pubblico per 1 penny al bicchiere. A partire dal principe di Galles, i reali divennero consumatori fedeli di acqua e bevande di questi gasatori. “Solo” nel 1955 venne introdotto il primo gasatore domestico, nel 1986 senza bottiglia, mentre adesso SodaStream è brand numero al mondo nel comparto acque minerali.

Quest’azienda fu anche la stessa che credette in me, sostenendomi nella presentazione a Milano del mio primo romanzo, fornendomi succhi e gasatori. Questo non potrò mai dimenticarlo, e non smetterò mai di ringraziare.

Poi ci sono le scuole, in questo caso lo IED, fucine di “bollicine umane” che non vedono l’ora di scoppiare urlando al mondo intero la propria creatività, e che dunque le aziende intelligenti mettono alla prova “sfruttandone” la freschezza, fornendo loro la possibilità di affacciarsi al mondo del lavoro.
Sarò matta, ma ieri sera mi sono quasi commossa nel percepire la timidezza delle tre vincitrici, il loro irrefrenabile entusiasmo placato tuttavia dalla platea davanti, il loro modo di raccontare le proprie creazioni.
È stata una serata felice, gremita di sorrisi e di piccoli grandi “remind” sostenibili che dovremmo tutti ricordarci di mettere effettivamente in pratica.
Anzi, colgo l’occasione per rammentarvene alcuni: quando vi lavate i denti, usate l’acqua solo quando vi serve, non state sotto la doccia mezz’ora, quando vi fate lo shampoo chiudete l’acqua per riavviarla quando dovete sciacquare i capelli, non buttate cose a caso dentro il gabinetto (no cotton fioc!), se vi piace l’acqua frizzante potete averla non comprando bottiglie grazie ai gasatori Sodastream.

Ph. Mauro Serra

P.s. Qui anche le mie tette si sono gasate, benché siano sempre e comunque naturali.

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