Sotto questo sole rossi e col fiatone e c’è anche da bere

Sotto questo sole rossi e col fiatone e c’è anche da bere

Toscana, bici, cose vecchie: la chiamavano Trinità. La mia Trinità. Nel nome della Madre, della Figlia, e del Vino Santo. Amen. La Toscana è la mamma, quella terra dove mi basta solo mettere mezzo piede per sentirmi una sua mano sulla fronte a rassicurarmi, per dirmi a suo modo di non preoccuparmi, che fino a che c’è lei andrà tutto bene. La bici è figlia di mia mamma Toscana, e quindi mia sorella: sono cresciuta con i babbi delle mie amiche che uscivano la domenica in bicicletta per tornare alle 12,30 puntuali per le lasagne al forno, a vedere il mio babbo a tirare bestemmie (per noi toscani sono un intercalare) contro quei papà che si dovevano mettere in mezzo alla strada facendosi certe faticate che nessuno di noi ha ancora compreso. Come del resto non comprenderò mai perché i ciclisti non possano pedalare come forsennati in fila indiana, ma si debbano muovere come storni di uccelli ma senza essere in cielo, dove il traffico è molto più fluido che in terra. Il Vino è Santo perché da me lo è, e fa parte di quelle cose vecchie con cui sono cresciuta. Chiamatele pure tradizioni. Sono diventata signorina a forza di pane, vino e zucchero, di nonni ammirati in silenzio mentre nelle loro cantine facevano il vino, di cui a tavola poi ce ne arrivava la metà “chissà perché”, di cotone idrofilo inzuppato nel collo della bottiglia per togliere l’aceto.
Grazie a dio sono cresciuta seconda questa singolare religione.

Viene da sé che quando Deus mi ha convocata per la prima edizione della Deus Cycle Wine in Toscana non abbia potuto rifiutare.
L’idea è di Filippo Bassoli, l’uomo Deus Ex Machina, un nostalgico come me, che dopo quattro anni di Eroica e tre di eventi legati al mondo moto, ha voluto racchiudere in un calice la cultura della cantina, il divertimento e il territorio.

Mi spiego meglio: la prima edizione Deus Cycle Wine è stata un giro in bici (d’epoca ovviamente) che è partito dalla Tenuta San Guido a Bolgheri, con visita alle cantine, per proseguire per cinquanta chilometri circa, tra sterrato e asfalto, fino ad arrivare a Castiglioncello e scendere di nuovo alla Tenuta per una mini gara nelle vigne e venire rifocillati da drink e panini nel double decker di Tannico.


Per chi non lo sapesse, la Tenuta San Guido, che si estende per tredici chilometri dal mare fin dietro le colline, racchiude al suo interno una vera e propria eccellenza, il Sassicaia, vino che nacque grazie a Mario Incisa della Rocchetta, allora studente che voleva creare un vino tutto suo che avesse avuto come ideale il Bordeaux.
Lo presero tutti per pazzo.

Così sperimentò alcuni vitigni francesi, concludendo che il Cabarnet fosse la varietà giusta. Da piantare in Maremma, terra sconosciuta dal punto di vista vinicolo, ma molto simile alla zona di Graves in Francia (graves vuol dire “ghiaia) nella sua tenuta. E meno male che lo fece. Il pazzo.
Il primo Sassicaia in commercio fu nel 1968, anno di rivoluzione anche per i vini evidentemente, il resto è storia (aperta).

Un po’ a piedi e un po’ in bici ho visto e respirato tutto questo, dalle celle di affinamento alle vigne, passando per suggestivi sentieri e stradine costellate di barrini di paese e creative fermate dell’autobus.
Non ho fatto l’eroina, non ho finito la corsa, mi sono fatta venire a prendere da Giulietta e Luca in un’Ape, perché non sono mai stata brava nelle salite, anzi, a dire il vero le ho sempre odiate.
Tuttavia mi sono rilassata, d’un relax diverso di quando vado al mare (anche perché al mare non mi rilasso, dato che provo a fare surd), mi sono nutrita di quella per me necessaria nostalgia, ho bevuto, ho incontrato persone con cui ho riso e sofferto con il sorriso (è stata una fatica!), ho fatto le scorte di odori e sapori di casa mia, ho ascoltato il silenzio con la sola distrazione del rumore dei sassi ammazzati dalle ruote, sono stata bene.

La prossima Deus Cycle Wine ci sarà a settembre. Tutte le informazioni saranno nei social di Deus.

Foto di: Loris Lillo, Alessandro Somma, Domitilla Quadrelli, Marco Renieri

 

 

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  1. giulia

    25 May 2018 at 10:05

    Sulle salite in bici ti capisco perfettamente io tendo ad usare la mia solo su percorsi pianeggianti, questo connubio vino e bici mi sembra ottimo:D