“Ma dove va quella vestita così?

“Ma dove va quella vestita così?

Era il giorno del mio compleanno, erano le 2 del pomeriggio. Vestita così, un po’ alla Sex and The City, e forse fuori luogo per i 40 gradi all’ombra, andai in un bar a chiedere se davano ancora la colazione.
Ok, ero un po’ eccentrica per la spiaggia di Cavallino, ma non ridicola.
La mia regola è sempre la stessa: “puoi tutto, a patto tu non sia volgare”.
Il barista mi disse che no, non c’era colazione, allora io replicai che saremmo tornati per pranzo con i nostri amici. Salutai lui ringraziandolo, e la proprietaria che non mi salutò.
Anzi, invece di ricambiare mi fissò muta accompagnandomi con lo sguardo all’uscita, come se fossi una delinquente.


Mi girai e la vidi che stava blaterando qualcosa con il cameriere, manco tanto incomprensibilmente, facendo un gesto con la mano di “ma dove cazzo va quella vestita così?”.
Non essendo cretina feci dietro front, mi avvicinai a lei, chiedendole: “Prego? Ho sentito che diceva qualcosa riguardo a come sono vestita”.
(Figurarsi se sto zitta).
Lei rimase muta, a fissarmi, senza coraggio di parlare, il ritratto della codardia e della maleducazione.
L’unica cosa che fece fu scrollare il capo dopo pochi secondi di immobilità, non poteva certo affermare “non ho detto nulla”, anche perché non era vero.

Questo è un esperimento che faccio ogni volta che sento qualcosa di brutto nei miei confronti, ovvero chiedo alla persona interessata di ripetere la cattiveria che ha appena detto.
Ad oggi non è mai successo che io mi sia sentita dire “scusa”, o “sì, ho detto quello che ho detto”.
Mai.
Pare incredibile, vero? Che sui social siamo tutti leoni feroci e nella vita vera dei conigli.
Capita a tutti di parlare male, io in primis lo faccio svariate e svariate volte, per questo forse finirò all’inferno, però nessuno ha mai le palle di ammettere di avere fatto una cosa brutta.

Per l’appunto, ho letto dell’esistenza di un altro un social network, Sarahah, arriva direttamente dall’Arabia Saudita, serve a mandare messaggi anonimi, senza possibilità di replica.
In teoria sarebbe stato creato per dare feedback sinceri, in pratica può benissimo funzionare anche come un efficacissimo mezzo per insultare a gratis senza che il mittente sappia mai chi sia colui che te le tira.
Non scaricherò l’applicazione nel mio cellulare, non sarei coerente se la usassi, io che ho sempre detto le cose in faccia, e che pretendo sia fatto così con me. L’ennesimo dito dietro cui nascondersi, l’ennesimo esempio della sconfitta della persona, l’ennesimo mezzo che urla un disperato bisogno di auto-conferma, tant’è vero che vedo postare screenshot solo di insulti che arrivano, e mai complimenti. Ovviamente non sarò quella che dirà ai colpiti “non è vero, sei splendida/o”. L’ennesimo specchio su cui sfogare dell’insana rabbia. FIRMATO Lucia Del Pasqua, altro che anonimo.

Nel frattempo io continuo con il mio esperimento, e nel caso di una svolta, non esiterò a scriverci un post (anche se sulla svolta ho qualche dubbio).

Foulard: vintage
Tuta: Zara
Ciabatte: Christopher Kane per Crocs

 

Comments are closed.
  1. Valeria

    21 August 2017 at 16:48

    a volte mi capita anche la situazione simile, mi sorriso e vado avanti 😉

  2. Fran

    15 November 2017 at 16:12

    Ciao Lucia, ti seguo da un po’… Vorrei chiederti, cosa significhi per te esser donna, e cosa sia per te volgare. Grazie, ciao.