Abbi rispetto

Abbi rispetto

Abbi rispetto.
Con l’esperienza ho imparato che nelle relazioni umane il rispetto non è oggettivo per niente, lo è parzialmente.
Da piccola le suore mi hanno fatto il lavaggio del cervello sul rispetta il prossimo tuo come stesso, e ci sono riuscite alla grande, dentro il mio cervello c’è praticamente Mastro Lindo.
Giorni fa parlavo con un amico sul fatto che lui facesse le corna alla moglie da anni, sostenendo che probabilmente lei lo sapeva, perché “non era più come prima”.
“E se lei lo facesse a te?”, gli chiedo.
“Non si deve permettere! Ma tanto non è scema, lo sa…”
Ah certo.
Discorrendo con un’amica è venuto fuori che a lei da fastidio che il fidanzato faccia apprezzamenti sulle altre ragazze e parli delle avventure con le ex. Comprensibile e condivisibile, peccato gli uomini siano animali da flirt.
“Non mi sento rispettata, vorrei non vederle certe cose”
Un’altra: “il mio ragazzo fa il demente con le altre”.

Nota a lato: qualsiasi donna si sente inconsciamente non rispettata se il proprio uomo guarda in un certo modo, apprezza, esce, scrive di un’altra donna, perché siamo donne appunto, il nostro dna è materno e possessivo, anche se ci ostiniamo a negarlo.

Uno: “mi sono appena lasciato, e lei posta già cose con un altro”.
Roba che io ho aspettato due anni e mezzo prima di postare cose con un altro.
E non venitemi a dire che sono, siamo stupide a pensare ai social network, perché qualora non lo sappiate siamo nel 2017, in piena era comunicazione social.
Poi: “pensavo fossimo amiche, quando invece ho scoperto che parlava male di me”.
Ieri l’altro sono entrata scavalcando il cancello a Greenland, il parco abbandonato a Limbiate, non ho rispettato i cartelli di proprietà privata (mi sembrava assurda una proprietà privata in un posto fatiscente), è uscito un uomo all’improvviso e mi ha insultata malamente di continuo, nonostante gli abbia chiesto scusa diverse volte. (Su Greenland scriverò un bel post dedicato).

Il rispetto sta alla base di ogni relazione umana, e va a braccetto con la parola ascolto.
Per rispettare una persona bisogna innanzitutto ascoltarla.
Se fai una domanda, un’osservazione, e la risposta dall’altro lato o non è inerente o riferita all’io, il vero problema della società moderna, non c’è rispetto.
X: “Guarda che bello, ho ritrovato il libro delle medie!”
Y: “Io sto andando a bermi una Coca Cola con gli amici”

Sono ben consapevole che il rispetto, paradossalmente, richieda sforzi più o meno grandi, ma sono inevitabili per un vivere sereno.
Ci sono coppie che sento urlare. Ogni volta mi chiedo: “chissà se vorrebbero urlare entrambe? Oppure uno dei due è costretto a sbraitare perché lo fa l’altro?”. Poi penso che se forse avessero parlato insieme fin dall’inizio del fatto che uno dei due trovi le urla come una pugnalata nello stomaco, sarebbe anche potuto non succedere. Mi capite?

C’è un filo sottile che collega il rispetto alla libertà.
Sono libera di fare ciò che voglio.
Punto accapo.
Nel rispetto proprio – perché bisogna soprattutto rispettare se stessi – e di chi mi sta vicino.
Quindi se per esempio io amo la barca a vela e tu la montagna, non è necessario non rispettare le esigenze di entrambe, cercheremo un compromesso. E se io decido di andare in montagna per te sono la prima a non rispettarmi.

C’è chi vede una mancanza di rispetto quando il proprio uomo ha degli atteggiamenti troppo “calorosi” nei confronti di una donna.
C’è chi vede come la gelosia stessa una mancanza di rispetto, “perché io sono così, e non cambio”.
Si ha la libertà di non voler cambiare, come dall’altra parte di lasciare andare.
Vorrei sentir dire più spesso le espressioni: “veniamoci incontro”, oppure “parliamone”, prima di abbaiare con la voce o senza.

Con l’esperienza ho imparato che nelle relazioni professionali il rispetto non è soggettivo per niente, perché ci sono in ballo delle regole, non delle emozioni.
Ci sono decine di amiche mie, forse centinaia di persone che conosco che denunciano mancanza di rispetto nel mondo del lavoro, ma perseverano “perché c’è crisi”.
Stipendi da ridere.
Mobbing.
Sfruttamento.
Pagamenti alle calende greche (forse).
Alcune volte anche io accetto compensi a distanza di sei mesi dall’inizio del lavoro perché faccio parte del fantastico mondo dei free lance, non rispettando in primis la mia professionalità.
Sarebbe un sogno se un giorno ci ribellassimo tutti, evitando il meccanismo del “tanto quell’altro accetta”. Ma rimarrà sempre un sogno.

Per la professione o le relazioni, la mia regola del rispetto è sempre la stessa: domandati sempre se vorresti fosse fatto a te.

Scusate, è un post banale, ma certe volte i post banali servono a ricordare cose importanti, che si dimenticano per fretta, stizza, comodità, ego, noia.

Comments are closed.
  1. giulia

    7 August 2017 at 8:18

    Considera che leggendo la prima parte del post ho ripensato una discussione con un ex amico in cui lui dopo la visione del film Perfetti sconosciuti lui insisteva che è normale fare le corna mentre per me manco per niente…però anche io cerco di rispettare tutti e tutte le opinioni…e si condivido in pieno che il rispetto è alla base di tutto

  2. giulia

    7 August 2017 at 8:19

    1

  3. Valeria

    21 August 2017 at 17:01

    mi piace questo post.