Collistar Summer: Lido di Jesolo

Collistar Summer: Lido di Jesolo

Ho già parlato di Lido di Jesolo. Ne ho parlato prima degli insulti (“ma che vai a fare a Jesolo!”), e continuo a farlo dopo i cambi repentini di atteggiamenti (ah, però Lido di Jesolo vista così…).
Vista così. Il fatto è che i posti bisogna vederli, non scorgerli, o ammirarli distrattamente, ci vuole bensì pazienza, nel suo senso più bello del termine. Il viaggio è un’esperienza, e in quanto tale richiede concentrazione, non può davvero essere altrimenti. In caso contrario c’è Google.

Con Collistar sto facendo una cosa intelligente: quest’estate andrò in giro in alcune località di mare e lago, e da blogger/influencer/chiamatemi-come-volete, non farò le classiche marchette fotografiche su Instagram del tipo “sono in Liguria al mare, uso Collistar, ed è tutto stra top. Allego foto di me con il culo all’insù, di spalle, con un fantastico maxi cappello di paglia del marchio X. E poi compro 5000 like sotto la foto, così dimostro al brand che sono una grande figa”.
Quest’estate porterò con me i solari Collistar, da Lido di Jesolo a Lanzarote, e ne parlerò attraverso i luoghi che visiterò, più nello specifico facendo delle mini guide alla Del Pasqua maniera di ciascun posto.
Sono partita appunto dalla sottovalutata Jesolo, che devo ammettere non essere stata facile da affrontare.
“Io non metto alcun soldo” è quello che mi hanno (fastidiosamente) detto due gestori o titolari su quattro, alla mia richiesta di fare foto e di spiegarmi qualcosa della loro attività, per la mia mini guida appunto. I più fastidiosi non verranno ovviamente manco considerati. Molti altri mi hanno gentilmente detto di ripassare (non sono mai più ripassata), mentre quelli qui elencati sono quelli, che nonostante alcune diffidenze, mi hanno supportata.

 

 

L’Arlecchino
La cosa buffa di questo posto è che ho aspettato dieci minuti davanti al bancone, con la cassa, le scarpe, le borse, insomma con tutto quello che c’era “abbastanza” facile da rubare, e nessuno in negozio.
Mi sono sentita nel paese dei miei nonni, dove nessuno si sarebbe mai sognato di fregare qualcosa. Fino a quando mi sono fatta coraggio e sono andata nel retro bottega, dove ho trovato Giorgio, un timido signore con in mano un attrezzo per fare non so cosa.
All’inizio diffidente, si è poi lasciato andare raccontandomi della sua bottega, attiva da trentacinque anni, di lui che ha sempre fatto e veduto zoccoli, borse, cinture e sandali, tutto fatto a mano.
Per costruire uno zoccolo, dice lui, non ci vogliono giorni, come sembrerebbe, ma cinque minuti: basta sapere il numero di calzatura e scegliere la fascia tra una serie infinita di proposte da lui preparate.
“E se voglio scrivere sulla fascia, per esempio, il mio nome?” (ogni riferimento non è puramente casuale, ma deriva da un bombardamento mediatico non indifferente – Chiara Ferragni, Blumarine, e compagnia bella).
“Quale nome! Sono un artigiano popolare io!”
Mai investiti soldi per pubblicità, mai seguito mode, il signor Giorgio fa. Punto.
Cosa comprare dall’Arlecchino? Una bella cintura in pelle e le friulane, delle chicchissime ciabatte veneziane, colorate o in fantasia.

Il Magazzino delle Scope
Ho dovuto fare un colloquio che manco da Prada, lasciare il mio numero, e aspettare di essere richiamata, per fotografare questo posto e farmene raccontare la storia.
Direi che ne è valsa la pena. Comincio con il dire che qui si mangia benissimo: il crudo di mare è freschissimo, e tutto proveniente da pescherecci locali, tranne le ostriche, dato che il peschereccio limitrofo è fallito, i piatti sono sperimentali, ma non frutto di follie troppo creative, bensì gustosissimi, vedi il riso alla maionese di capperi.
La cucina è a base di pesce, legumi e verdure, e si mangia secondo la modalità spagnola, ovvero tanti piatti con modeste porzioni da condividere, con tutte le portate che si mangiano assieme.
Il piatto forte? I panciotti ripieni di capesante con pane abbrustolito e burro salato. No davvero, vi sentirete male. Non a caso questo è l’unico piatto che resiste ai cambiamenti di menù (il titolare è stato minacciato di morte!).
Il ristorante è sostenibile al 100%, da prima che la sostenibilità andasse di moda: niente chimica dunque, nemmeno per lavare le superfici di lavoro (c’è l’acqua ionizzata), idem per i prodotti per lavare i piatti, che derivano dalle ceneri dei boschi.
L’arredamento è di recupero, dalla porta presa in Marocco, attaccata ad una parete, alla credenza del papà del titolare, fino al lungo tavolo in legno.
Il Magazzino delle Scope è anche sede di Mo. Mo, un movimento culturale che diffonde il concetto di creatività, in tutte le sue sfumature.
In realtà ci sarebbe da dire molto altro di questo posto, ma fate prima: andateci.

Antonella
Questa pasticceria nasce nel 1957 con il signor Vazzoler, poi passata all’attuale gestione. Cinquant’anni fa ci lavorava un ragazzetto, che adesso è l’attuale titolare, e continua a fare questo lavoro con una splendida figlia accanto.
“Io ti faccio fare foto, ma tu mi spieghi cosa fa una blogger”, mi ha detto lei.
Un ricatto ragionevole.
Antonella sforna dei croissant deliziosi, e il motivo sta nel fatto che sono confezionati tutti a mano, nel week end si arriva addirittura ad “arrotolare” tremilacinquecento pezzi.
La ricetta di tali bontà viene da un signore francese, che anni fa entrò nel bar e lasciò la sua ricetta per i perfetti croissant francesi.
Le specialità? Oltre ai cornetti i brustoloni, delle sfoglie accompagnate magari dal caffè alla Nutella o al cioccolato bianco.
Dalle 7 del mattino fino alle 13 potete andare a fare colazione, e dalle 16,30 una ricca merenda.

La Floridita
Aperto nel 1999 per la passione per i viaggi in Sudamerica di uno dei fratelli che gestisce il locale, nasce come una sorta di salotto di casa. Luogo di incontro di jesolani soprattutto, ha una clientela trasversale dal trentenne al cinquantenne.
“Ma il rum non è un po’… difficile? Una cosa da uomini”
“Va saputo bere”, mi risponde uno dei fratelli, che infatti mi ha iniziata con un rum al miele, che ho bevuto senza fare facce strane, anzi.
Dai rum invecchiati trent’anni, Troisrivieres del 1977, a Riserve Carone, la scelta è molto vasta, e soprattutto la consulenza su cosa bere è egregia.
In assoluto uno dei miei posti preferiti, dove in un certo senso imparo, e mi sento a casa.

Tutto Gelato
Non c’è mare senza granita e gelato. Se ne volete mangiare di buono, qui, dove dal 1990 la parola chiave è artigianalità, trovate quello che cercate.
Il gusto preferito? Il cioccolato.

JStore
Se volete fare shopping a Jesolo, posso solo consigliarvi JStore: è un negozio “alto”, quindi non aspettatevi di trovare pantaloncini da dieci euro, per intenderci, bensì delle ultra-chic camicie lunghe, salopette dal gusto francese, eleganti completi in lino e sneakers con la faccia di Topolino. Per donna, ma anche per uomo, la scelta è ricercata, e le ragazze sono simpaticissime. Un saltino ce lo farei.
Tra i marchi presenti: Pomandere, Tela, Moa, AllmustAr e CostumeIN.

Chioscofaro
Il chioschetto sulla spiaggia a due passi dal faro è l’ideale per isolarsi a scrivere pensieri su un quaderno, oppure per imbastire conversazioni con sconosciuti, dato che qui sono tutti molto socievoli.
Lo spritz al calar del sole è d’obbligo, così come assistere il sabato sera ai concerti in programma, che potete trovare anche nella pagina Facebook.

Yes We Surf
Surf a Jesolo? Incredibile, ma sì. Camminando semplicemente per spiaggia alla ricerca di un pedalò, mi sono imbattuta in Alessandro, istruttore di surf con certificazione ISA, che mi ha spiegato che quando ci sono ondine bisogna prendere la tavola e andare.
Alla torretta 5 di via Mascagni si possono noleggiare dunque tavole, sia da surf che per fare sup, ma anche pedalò e canoe.
Io e Leonardo abbiamo noleggiato un pedalò, non ci salivo sopra da dodici anni credo, portando con me la crema viso protezione 50, che contiene estratto di citrus unshiu, specifico per le macchie, e lo stick solare, sempre spf 50, che applico sulla fronte, dove tendono a venirmi le macchie, naso, perché è la prima parte del viso a bruciarsi, e cicatrici. Lo stick Collistar è un must soprattutto quando a fare surf.

 

Ultimi due consigli: se non sapete dove alloggiare, tra tutti gli hotel che ho provato mi sento di dirvi l’Hotel Las Vegas. Vista mare, personale a disposizione, camere abbastanza moderne e sorrisi sempre ben pronti ad essere sfoderati.


Provate anche ad andare ad Aqualandia: non è la classica piscina con scivoli, ma una specie di villaggio con attrazioni da brivido, spiagge pseudo caraibiche e tanti ristoranti dove bere e mangiare.

 

Comments are closed.
  1. Lara

    20 June 2017 at 12:16

    Senti ma dove hai preso quel costume con le fragole????!!!!

    • Lucia

      20 June 2017 at 13:36

      Asos 🙂