Stella Jean: la bellezza della monotonia

Stella Jean: la bellezza della monotonia

Ci sono dei casi in cui la monotonia ha in sé qualcosa di pregevole.
Quando Stella Jean tutte le sante stagioni ci presenta una stupefacente bellezza, facendoci emozionare per tutte le sfaccettature che può avere la grazia nell’arte, nella musica, e nella storia, allora sì, quella è una monotonia pregevole.
D’altra parte da lei, bella com’è, e magari non me può nemmeno più di sentirselo dire, non ci si sarebbe potuto aspettare altrimenti.
Lei che non fa solo vestiti, ma continue (sempre con una meravigliosa monotonia e tenacia) storie per nulla inventate, bensì fondate sempre su qualcosa di concreto e con un messaggio sociale e politico forte.
Lei che non si limita a fare sgambettare modelle, ma a (ri)creare un ambiente, un misto tra teatro e cabaret, che diventa poi una sorta di non-luogo appeso tra le nuvole, grazie anche alle esibizioni di musicisti che fanno sfilare prima di tutto i loro cuori. Li ho (intra)visti anche se avevo davanti una colonna gigante, lo giuro.

C’è chi dice che togliere sia meglio che aggiungere, e lo dico anche io, tuttavia ci sono delle eccezioni che confermano la regola, e Stella Jean è un’eccezione, per questo eccezionale.
Le linee, i fronti dell’Autunno-Inverno 2017-2018 si orientano verso la Guerra Fredda e un conflitto non palesemente esploso, mescolandosi però all’esplosione di fantasie e colori. È una bomba che da qualche parte deve pur scoppiare, uno stato d’emergenza che si traduce nell’estrema funzionalità di certi capi, come le gonne che si trasformano in abiti e viceversa.
Il paradosso diventa estremamente coerente.

Stella Jean ha inoltre concepito insieme a un giovane stilista siriano, Asaad Khalaf, che nel 2013 ha lasciato la sua casa natale a Damasco per allontanarsi dalla guerra e intraprendere un percorso accademico in Italia, una borsetta dal nome Propaganda. Ispirata alle scatole del backgammon, gioco tradizionale popolare in Siria, la borse è stata realizzata in un laboratorio di Damasco, nascosta poi in un furgoncino notturno per proseguire il suo viaggio fino a Beirut e arrivare infine a Milano, facendosi megafono di una cultura che non vuole soccombere.

Carat Stella, rimani sempre una delle mie preferite.

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  1. Valeria

    13 March 2017 at 8:33

    sinceramente non mi piace questa collezione 🙁 i coloro sono belli ma il design no.