Albino è tornato

Albino è tornato

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Lui è tornato: un film del 2015 diretto da David Wnendt.
Lui è tornato: uno show del 2017 che mi piace immaginare abbia questo titolo, diretto da Albino D’Amato.
Diamine quanto l’ho aspettato, anche perché è anche grazie a personaggi come lui che amo la moda nei suoi aspetti umanamente artistico, di ricerca, e di creazione pura, senza contare la purtroppo ormai quasi ovvia conseguenza di superficiale, ossessivo e continuo show-off.
La moda è certamente esibizione, ce l’ha praticamente nella sua stessa definizione, tuttavia c’è esibizione e esibizione.
L’esibizione di Albino è una mostra, un’esposizione di opere in tessuto, alla quale lui, partecipando poco volentieri, se ne sta spesso in disparte, perché tanto c’è la sua arte che parla per lui.

D’Amato è tornato, e lo ha fatto nel suo stile, ovvero facendo sfilare quella bellezza delicata, studiata, che il più delle volte fugge dall’eccesso, e anche quando ci cade riesce a contenere l’esuberanza negli argini dell’ordinato.
E riecco l’ordine, la costruzione, la geometria di ciascun cappotto, abito e pantalone; riecco l’architetto che c’è in lui, e che grazie a dio non nasconde.

È bello esclamare “wow” per dei capi che riesci a digerire in un secondo, sui quali non hai bisogno di rimuginare per capire se ti siano piaciuti o no.
Anche in questa collezione Autunno Inverno 2017/2018 l’apparente semplicità, la democratica portabilità, il messaggio di possibilità sono stati ben presenti.
Non rimani mai turbata da un capo di Albino Teodoro, bensì ammaliata, non rimani mai perplessa, o inquieta, bensì rassicurata e “piena”.
“Quel cappotto bianco è bellissimo, lo posso mettere anche io, e lo posso abbinare con un sacco di cose”.
Poi non so, sarà stato anche per il fantastico sole, per la location tutta bianca, o per la strana pacatezza in sala, non usuale per la settimana della moda, ma mi sono sentita tranquilla e nello stesso emozionata dal momento in cui mi sono seduta.
Serena, tranquilla, ok, ma pur sempre stupita, dato che D’Amato è riuscito a rendere eleganti persino gli anni Ottanta, a trasformare in pratica il concetto che il togliere sia molto meglio dell’aggiungere, e che il segno meno non sia necessariamente negativo.
Buon re-inizio Albino.

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