In moto in mutande: no problem

In moto in mutande: no problem

 

Benché non sia una vera motociclista, quando non vedo la mia Hondina per un bel po’ di tempo mi manca assai. E adesso, tra pioggia, febbre e viaggi, non la vedo da un mesetto. Ed è da un mesetto forzato di pausa che faccio delle riflessioni.

Più respiro il mondo delle moto, più capisco che ogni motociclista detiene, o crede di detenere, il sapere assoluto.
Chi si mette le toppe è un coglione.
Chi ha una moto moderna è uno sfigato.
Chi ha un Harley è un tamarro.
La Ducati è assolutamente meglio della Yamaha.
Chi guarda troppo al look, perdendo il vero spirito del motociclista, non è un vero biker.
Chi lascia la moto in garage tutto l’inverno, mettendo in pausa l’assicurazione, è un loser.
Quello ha comprato la moto solo per fare il figo.
Quella fiera lì ormai è diventata commerciale, quindi non va bene.
E potrei continuare con altre sentenze così.

Il punto è che è più ascolto queste frasi fatte, più mi stanco, e a tratti mi innervosisco.
Io credevo che una moto si doveva comprare per tante ragioni, tra cui la prima, che è la più ovvia, quella di sentirsi liberi.
Credevo che se uno voleva andare in moto in mutande, in completo o in abito da sposa non fosse importante, credevo che la filosofia fosse quella del “vivi e lascia vivere”.
E per carità, in parte è così, poi però c’è quella parte che mi piace meno, che sfodera l’egocentrismo più fastidioso del mondo delle due ruote.

Esempio: a me se il Wheels and Waves è diventato mainstream non frega nulla, e soprattutto non lo condanno per questo, e nemmeno chi ci va. In moto o col furgone.
I motociclisti certe volte si lamentano di essere una minoranza, ma poi quando sono in tanti rivendicano quella nicchia di veterani esperti, sputando merda su quelle leve che non solo altro che vittime delle tendenze o di un’insana dose di narcisismo. Dicono.
Quando poi tutti quelli che vanno in moto, me compresa, sono dei narcisi. E palesi pure. Cosa assolutamente da non condannare, a mio parere.
A me se uno in moto ci va con un paio di boxer o con un cappotto color cammello frega ancora meno.
A me se d’inverno uno la moto la lascia in garage per prendere la macchina importa sotto zero.

Io, Lucia, ho comprato una bellissima due ruote perché alle quattro ruote ne preferisco una coppia, perché era da un bel pezzo che covavo l’idea, perché appunto la moto è (banalmente) libertà.
L’ho comprata perché è bella, è vecchia, è rossa. Mi vedrete guidare male una moto, ma non mi vedrete mai vestita “male” in sella, perché per me è anche stile. Con o senza toppe.
Non mi vedrete mai abbigliata a caso sulla mia Hondina, perché sì, io sono quella che da importanza anche al contorno. Non a caso ho scelto di fare il lavoro che ho scelto, che non riguarda né l’ambito della cucina, né dell’edilizia, ma della moda.
Il superficiale mondo della moda, un universo che si racconta tramite l’apparenza, che è la prima carta che sfoderi inconsapevolmente con gli altri, e per la quale gli altri spesso ti giudicano, anche se i moralisti millantano il contrario.

Giacca P.A.R.O.S.H.
Jeans: Levi’s vintage

 

 

 

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