Gold/Italy: non è tutto oro quello che luccica (e meno male)

Gold/Italy: non è tutto oro quello che luccica (e meno male)

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Devo ammettere che faccia un po’ strano andare ad Arezzo per lavoro.
Fino ai diciotto anni Arezzo era: schiacciate unte e bisunte del Ciardi, la piadina alla Nutella all’Angolo Goloso, i balletti in casa di Non è la Rai, il telefono Swatch trasparente e le manie di andare a cantare nel coro dello Zecchino d’Oro.
Poi è diventata famiglia, visite dai dottori di fiducia (in più costano molto meno rispetto a quelli di Milano), cene con Lucia e gitarelle nel senese.
È bastato un “vuoi venire a Gold/Italy?” per vedere la mia città da una terza prospettiva, né infantile, né adolescente, bensì da un punto di vista da grande.

Ora, va detto che io sono aretina, e ciò è sinonimo di navigare nell’oro, non (purtroppo) nel senso dell’essere miliardaria, ma di aver vissuto con praticamente quasi tutti gli amici e anche la famiglia con le mani nella pasta orafa, dunque “giocando” tra catename e gioielli, tra regali di Natale che erano sicuramente oggetti d’oro e non vi dico come quelli della Comunione.
Ho vissuto il periodo florido del settore, ho visto le fabbriche belle indaffarate e mia mamma fare tardi al lavoro, e tornare quasi sempre a casa con l’esclamazione “vedessi che cose belline che hanno fatto!”, poi me le faceva vedere e me ne piacevano la metà.
Ho respirato i tempi di ascesa da vicino, come quelli di declino, ma da lontano, ero già espatriata, quando la parola che girava era solo una: crisi.
E la crisi è sempre più crisi quando ce l’hai lì dietro l’angolo.
Ma Arezzo è pur sempre toscana, “dura come le pine verdi”, cocciuta e determinata, e si sta quindi rialzando meno sprovveduta che mai.

La fiera Gold/Italy è dedicata alla manifattura orafa italiana, con aziende presenti che credono nel binomio “gioiello e moda”; non a caso l’art director è il visionario Beppe Angiolini, per gli italiani Presidente onorario della Camera Nazionale Buyer Moda, per gli aretini “Beppe di Sugar”, nome che racchiude i più bei negozi di abbigliamento della città, e non solo.
Credo che stia proprio in questo binomio il punto di svolta e di inevitabile rottura con il passato: prima l’oro era qualcosa di prezioso, di inevitabilmente vistoso, e da esibire per mostrare principalmente uno status (ed è ancora così in certe regioni d’Italia), adesso non può più essere così.
A Gold/Italy ho visto quello che esattamente volevo vedere, ovvero un’evoluzione. La crisi ha fatto spremere le meningi e ha fatto maturare la consapevolezza che oltre al concetto di prezioso ci devono essere anche quelli di design, costruzione, moda.
Così il gioiello si è trasformato in accessorio per arricchire un look, in un’architettura che parla da sé, in qualcosa di studiato a tavolino che non può più per essere solo un orpello, ma parte integrante del proprio stile.
Certo, c’è ancora molto da fare, specie dal punto di vista della comunicazione, a partire dai “social network”, che non sono dei nemici da ignorare o da evitare.
Il mondo è cambiato anche da quel punto di vista e che piaccia o meno, non si può stare fuori dai binari, bensì studiarli per andare più forte degli altri.

Nel mio giro per la fiera ho fatto un mini reportage di pezzi, e anche servizi, che credo meritassero attenzione per i motivi che ovviamente vi scriverò.
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Comincio parlando di scritte, che sono un ottimo “escamotage” per vendere gioielli, come hanno capito quelli di Almas Gioielli. La prova del nove la potete fare comodamente anche da casa: provate a postare due foto, una del caffè che state bevendo e una con una frase riguardo all’amore, alle diete o ad uno stato d’animo (che è sempre più ansioso, o che esprima disagio e la risoluzione ironica di esso). La frase riceverà sicuramente decine di likes in più rispetto al caffè.
Quindi le scritte sono un ottimo strumento per saltare sopra la crisi e fare ridere i clienti (io ho riso tre ore con queste medagliette).
Le fanno in molti? Se funziona, non condanno nessuno. Le aziende devono pur vendere, no?

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A me i cammei piacciono, anzi piacciono da morire.
Un po’ perché sono nostalgici, ricordano le nonne, e un po’ perché io li vedo tremendamente ben inseriti nella modernità.
Total look nero e un paio di orecchini con cammei.
Jeans, dolcevita e un anello con cammeo.
Gonna a vita alta, camicia bianca abbottonatissima e collana con cammeo.
Mi hanno stra-convinta quelli di Cameo ItalianoMasoni Gioielli e Golden Corals.

3-fratelli-bovoEsistono dei momenti in cui credo sia opportuno brillare di luce propria, per questo sono stata ammaliata dalla non brillantezza di certe pietre, come la pietra di luna dell’anello firmato Fratelli Bovo, che è meravigliosamente opaca.
Devo spendere una buonissima parola nei confronti di questa azienda anche perché ha saputo leggere il mercato e proporre qualcosa di assolutamente idoneo ad esso, ovvero una linea di fascia più bassa, più trendy, con un’immagine assolutamente moderna e semplicemente bella, ovvero il progetto Peruffo Jewelry, che sono sicura spaccherà.

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Quando ho visto le placchette con i segni zodiacali di Eurosilber mi sono passati davanti il cotone giallo dentro il quale si involtavano, la Prima Comunione con le dodici placchette con il segno del Leone tutte identiche spiccicate, e Ponte Buriano.
Io dico che “vecchio” non è male, infatti mi sono immaginata queste placchette penzolare da quei collarini di velluto che vanno di moda ora. Credo sarebbero una vera e propria bomba.

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Goti che fa gioielli goti-ci fa davvero ridere, tuttavia li fa davvero così e davvero favolosi.
Questa azienda aretina ha cavalcato l’onda del total black, del destrutturato, del finto minimalismo e l’ha trasferita nei gioielli, per un risultato egregio.

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Credo che Goti ed Elena Estaun siano diventati amici, dato che li hanno messi pure vicino, e che bene o male il genere sia lo stesso. Non credo che andrei mai in giro con oggetti così importanti, ma devo riconoscere che funzionano, anche per autodifesa.

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Sono molto felice di aver visto decine e decine di cerchietti, che rimangono per me un fortunatissimo grande classico. Da Maiko SRL ho notato un’interessante proposta: i cerchietti fatti con tre leghe diverse e quindi in tre colori. Questo vuol dire “svecchiare”, bravi.

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Da Le Amiche Collection by Opera Collection non hanno fatto nulla di nuovo, ma it works, perché adesso c’è voglia di tutto tranne che di serietà, e loro hanno ben interpretato questa necessità.
E poi queste bamboline sono tutte le mie sosia in miniatura.

9-nemesiOro è anche nuove tecniche per nuove rese e dunque proposte (grazie a dio) originali ed interessanti. Nemesi ha suggerito una sorta di effetto spugna, che aldilà del fatto che piaccia o meno è pur sempre qualcosa di alternativo.

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Devo dire che mi sono fermata davanti allo stand di Ideal Diamonds prima per il signor Raffaele e poi per le pietre. Non so, è che mi ha ricordato qualcuno che non ho mai conosciuto ma a cui voglio un mondo di bene, e poi il suo tenere le mani dietro la schiena, la sua voglia di raccontarmi la storia della sua azienda, in un mondo di prevalente diffidenza, mi hanno piacevolmente colpita.
E poi vabè, sui diamanti, non c’è assolutamente nulla da dire, rimarranno sempre i migliori amici delle donne.

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“Con l’oro eravamo un po’ in difficoltà quindi abbiamo cambiato genere”.
Amen. L’intelligenza non sta nell’insistere e basta, ma nel capire, nel cambiare e poi nell’insistere.
Tutto è nato dal viaggio di nozze di una delle figlie del proprietario dell’azienda Cocò Gioielli, durante il quale ha scoperto un materiale nuovo e con delle potenzialità: l’ebano.
Da lì l’idea di fare dei gioielli diversi, più freschi, trasversali e decisamente “sperimentali”, con perle ed ebano. Credo la cravattina-collana sia qualcosa di eccezionale (ma a riguardo sono di parte).

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Anche in questo caso nulla di nuovo, ma se le cose funzionano è bene continuare a farle. Unoaerre per la linea kids ha proposto braccialetti con dei simpaticissimi ciondolini; ed io sfido apertamente qualsiasi adulta a non volerne uno.

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oriveriUna delle due interessanti esposizioni collaterali della fiera è stata #createyourlove, un’esibizione di anelli interpretati da diverse aziende presenti a Gold/Italy che hanno dato la loro visione sull’amore.
Sopra le creazioni di Neri Romualdo, Alunno & Co., Gruppo Eclat e Oriveri.

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Seconda esibizione Oro d’Autore, un progetto ideato nel 1987 e che vede protagonisti gioielli realizzati dalle aziende orafe di Arezzo, Vicenza, Firenze e Valenza, su disegno di più importanti stilisti e artisti a livello internazionale. Qui le visioni di Jonathan Hammer e Salvatore Fiume.

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Meritano una speciale menzione anche le patate arrosto della fiera, ma d’altra parte ad Arezzo non si possono non mangiare delle patate arrosto con i fiocchi, gli armadietti per ricaricare i cellulari, con tanto di cavetti per ogni tipo di telefono, e le signore d’una certa età tutte ingioiellate che si aggirano per le fiere con aria dolcemente sospetta.

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Non si deve dimenticare che Gold/Italy è anche Arezzo con le sue botteghe antiquarie, e i suoi anziani signori fuori dai negozi con la loro personale seggiolina, belli pronti per essere fotografati, anche se loro non lo sanno.

 

 

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