Agosto: dimenticare, pensare o aspettare

Agosto: dimenticare, pensare o aspettare

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È incredibile quanto agosto sia diverso da settembre, sebbene siano parenti, e anche stretti.
Agosto è l’oasi di refrigerio tra una faticosissima fine del “Tour de France” tra scartoffie e cellulari e l’inizio del prossimo Tour tra mail e inutilissimi meeting.
È il momento in cui tu obblighi il tuo cervello a staccarsi, e lui lo fa a metà, perché un po’ connesso ci rimane, e l’unico motivo è mostrare a tutto il resto del mondo che per lui agosto è palme, mare cristallino, colazioni in terrazza e barca a vela.
Il cervello rimane connesso perché deve comunque mostrare.

Agosto è quel mese in cui decidi di dimenticare, pensare o aspettare.
Dimenticare. Rappresenta il momento buono per mettere sulla sabbia pensieri che ci garbano poco, persone che stanno attaccate a muschio sulla nostra mente, non se ne vogliono proprio andare, momenti che vorremmo non avere mai vissuto, e farci passare sopra la scia di un’onda violentissima, che in mezzo secondo risucchia tutto, per accollarsi i tuoi oneri e dispiaceri. Il mare prima butta fuori, poi mangia.
Pensare. Credo che se agli alunni venisse chiesto di imbastire un tema di fronte al mare, piuttosto che dentro quattro mura, il rendimento sarebbe sicuramente diverso, in meglio, intendo.
È naturale che davanti a quella forza magnetica marina si mettano in movimento i criceti del cervello, perché il mare con tutte le sue onde è davvero capace di entrare nel tuo cervello e sconquassartelo tutto, andando a sbattere sugli scogli della propria corteccia cerebrale.
Aspettare. Agosto è quel mese in cui tu lasci qualcosa, con la speranza di ritrovarlo, è quel mese in cui tu in realtà non vorresti mai lasciare, ma d’altra parte ti convinci sia meglio così, perché dall’attesa si capiscono tante cose. La difficoltà dell’aspettare è uno degli scalini più difficili da salire, in questo mondo di impazienti. E io credo nella bellezza dell’attesa e nell’euforia del ritrovarsi. O nel dispiacere di perdersi.
Agosto è anche quel mese in cui non sai mai davvero se ritroverai quello che hai lasciato, quindi, nel contempo, devi anche prepararti al punto, oltre che alla virgola.

È il momento dell’energia, in cui tutti sono apparentemente contenti, ma non è vero. Molti, stando tanto con se stessi e con le persone a loro più vicine, o s’annoiano o s’arrabbiano. Agosto è il mese più egoista dell’anno, più individuale, in cui uno pensa soprattutto a se stesso, e in cui uno scopre che forse con se stesso e che con le persone che si è scelto vicine, in fondo, e anche in superficie, non ci sta mica tanto bene.
Ma può anche accadere il contrario, come a me ad esempio, che ho scoperto un amico perfetto per le vacanze.

È il tempo o dello sfogo estremo, nel senso più apatico od opposto del termine, o dell’estremo ribollire dentro.
Vorresti far credere a te stesso e agli altri che ciò che stai vivendo possa durare tutta una vita, quando ormai nessuno può davvero assaporarsi l’ozio, dato che va tutto così veloce e in maniera bulimica, che noi, volenti o nolenti, ne siamo succubi.
Agosto anticipa il mese che non è proprio del risveglio, ma degli schiaffi in faccia.
Dove chi aspettavi o c’era o non c’è. O piangi o ridi.
Dove il lavoro, se c’è, ha le conseguenze fisiche e mentali di uno tsunami.
Dove il cervello va riprogrammato per combattere e sopravvivere.
Dove la baraonda di amici che hai lasciato t’inonda delle proprie esperienze, e tu ascolti e racconti entusiasta.
Agosto è come un anno intero, succedono sempre un sacco di cose.

Maglia: P.A.R.O.S.H.
Pantaloni: iBlues

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Comments are closed.
  1. giulia

    10 September 2016 at 10:01

    VEro solo che io non so perchè ma di solito ad agosto cado e mi sbuccio il ginocchio come una bambina di 4 anni, ma si il cervello ad agosto è proiettato alle vacanze non al lavoro:D