Quant’è cool il surf anche se non so cosa sia

Quant’è cool il surf anche se non so cosa sia

Credo che Facebook sia una sorta di imbuto senza filtro alcuno, quindi dalla canna dal diametro gigantesco, che sfocia in quel fiasco senza fondo di libertà.
Libertà intesa come poter dire tutto, ma proprio tutto quello che ci passa per la testa, intelligente o stupido che sia. E non è detto che stupido sia sbagliato.
Libertà intesa come poter mostrare ed esibire in continuazione tutto quello che il proprio ego incarica di sfoggiare in quel momento lì sulla piazza bianca e blu.
Ed è subito street-style di culi, davanti (o dietro) i quali non puoi non reagire con un “mamma, che invidia”, paesaggi mozzafiato, sotto i quali non puoi non scrivere “wow”, o di un’accozzaglia di parole arcaiche, di filosofia, quelle più remote dello Zingarelli, dopo le quali se commenti sei intelligente per forza.
Poi però, dato che trattasi di ego a confronto, la libertà si trasforma in politica, e dunque in un parlamento di asini in lotta tra loro, in cui tutti magari dicono la stessa cosa ma in maniera diversa, tentando di dimostrare che uno ce l’ha più lungo di quell’altro, di ridicolizzarlo, attirando inoltre consensi terzi.

In questo mese anche io da utente social più che media, nel senso che obiettivamente over-posto, ne ho viste non delle belle, ma oserei dire delle meravigliose.
Parto dai fatti più gravi, per poi arrivare a quelli più leggeri.

Il terremoto.
Allora, se c’è stata una cosa che mi ha fatto incazzare a livelli stratosferici, mega-galattici e comunque spaziali è quando scorrendo i feed di Facebook mi capitavano sott’occhio robe del tipo “ma non ce la fate proprio a non postare i vostri cocktail in riva al mare in questo momento drammatico?”, oppure “è proprio necessario mostrare i vostri look oggi?”.
Poi sicuro mentre postavano tali status polemici, i cari signorini erano in riva al mare con un mojito a ballare sulle note di Justin Bieber muniti di ciabattine col pelo di Gucci. Mi ci gioco le palle.
Da questi soggetti, passate le 24 ore, ovvero quel giorno in cui si deve seguire una morale perché “è giusto così”, è da aspettarsi il post “look al mare, dieci consigli low cost”.
Il terremoto.
Una barca di show-off di “io dono soldi per la catastrofe” (dona, e muto/a), di risposte acide, di battibecchi da zabette milanesi in cortile la domenica mattina, di “non scrivete, state zitti”, una barca di merda, ecco l’ho detto, che m’ha nauseata. A me che ero quella proprio in riva al mare con un’Orangina in mano.
C’è stato un terremoto, Facebook serve a sensibilizzare, dovrebbe servire, a diffondere notizie, e non a polemizzare. Cristo Santo.
E poi c’erano, ci sono quelli che stanno in cima a tutti, gli snob incompresi, che filosofeggiano su cosa si sarebbe potuto fare e non fare, nessuno in teoria li capisce, ma suona bene cosa dicono, e quindi si eleggono a idoli.
Gli arzigogoli da poracci travestiti con la cappa da intellettuale funzionano, purtroppo, sempre.

L’esibizione non è sempre male.
L’esibizione di bei luoghi visitati è bene. Oh, magari ci voglio andare anche io lì dove è andata Marianna, ci sono delle insegne-paura in Sicilia, e forse forse potrei pure pensare di andare in Svezia perché ho visto Luca che ha postato cose-design incredibili.
L’esibizione di culi a zainetto è male, dai obiettivamente è così. Ormai sono più fuori moda dello shatush. Dannata Kim (Kardashian). Che poi tanto o sono tutti photoshoppati, o fotografati novecento volte e presi con una combinazione di luce, posa, ombra, e coefficiente lunare che tutte Belen.
Ma poi quale sarebbe lo scopo? Farlo rizzare a qualcuno a caso? Farsi dire che siamo fighissime? I mean, una volta ogni tanto va bene, ma se è routine a. è noioso b. è davvero solo l’ennesimo culo c. vogliamo andare avanti?
L’esibizione della forma fisica in un certo modo (pose da modella anni Ottanta) a tutti i costi non è sana.
Idem quella di diete fai-da-te.
Che poi succede che certe che sono un po’ ciccia e brufoli si vanno ad ammazzare in palestra e si gettano in regimi alimentari totalmente scorretti, perché prese dai sensi di colpa. E addio.
L’esibizione di cibi è bene. Certe foto mi fanno pure venire voglia di cucinare, oltre che mangiare.
Sull’esibizione dei figli dico: fate vobis, cioè, non fa male a nessuno vedere un bambino che corre in riva al mare.

Su Facebook quest’estate ho visto anche tanta ostentazione di mondi cool, cioè ho visto amori spassionati ed incondizionati nei confronti di skateboard, surf e mondo moto, per esempio, da parte di chi non è mai salito/a su uno skate, su una tavola da surf e figurarsi una moto.
Chissà com’è amare qualcosa senza conoscerla… qualcuno me lo spiega?
Ma chi se ne frega, è tutto così dannatamente cool. Quasi quanto pubblicare foto di vecchi pulmini Volkswagen con in vetta due o tre tavole “serie”, mica softboard come uso io. 

Per non parlare di continui, ripetitivi, omogenei, e insomma poco creativi status del tipo: “a me delle vostre vacanze frega zero” (ma tipo clicca su “non seguire più?”), o “I’ll miss this”, o “dinner with a view”.
Parentesi: il vincitore delle ripetizioni è sicuramente Marianone Di Vaio nazionale, che non su Facebook, ma su Snapchat, dice “beautiful” in almeno due video su tre. Seguito a ruota da Chiara Biasi, che posta almeno tre foto di fila di lei con la faccia di cane, e poi un video in cui manda un bacio. Li amo, non so come farei senza di loro (davvero).

Io comunque sono ancora al mare, quindi adesso anche se piove e non ci sono onde, vado ad affittare una tavola, non longboard che fa sfigato e non softboard che fa troppo beginner, e vado a farmi fare una foto da postare con la didascalia “I had an ammmmazing surf session today”. Prima però devo ricordarmi di fare la doccia, così sembra davvero che mi sono buttata in mare a prendere onde rigorosamente di dieci metri.

Comments are closed.