La donna del mattino

La donna del mattino

Ci sono certe mattine in cui ti svegli e sei investita da sensazioni. Quelle sensazioni che non esistevano quando non c’erano l’ultima connessione da Facebook, Whatsapp e tutto l’Internet più sociale. Capito quali?
Le donne moderne sono aggredite costantemente da sensazioni, trasferibili in una parola: ansia. Gli uomini, maledetti loro, non lo sanno mica di cosa sto parlando.
Alcune volte mi chiedo com’era stropicciarsi gli occhi, rivoltarsi due o tre volte sul letto, facendo indispettire il lenzuolo bianco con qualche arzigogolo fiorito, per poi mugugnare qualcosa ed alzarsi, senza dover “per forza” guardare il cellulare, e aspettare qualcosa, controllare le mail e tutti i social, gioire o disperarsi, ma quasi mai restare indifferenti. Tante volte ti svegli con la notizia su Twitter o Facebook della morte di qualche personaggio famoso a cui a tuo modo hai voluto bene. Tipo stamane.
Tutto ciò prima di mettere il pollicione sinistro sullo scendiletto peloso e ingurgitare quelle sette, otto Macine al burro che più burro non ce n’è, affogate nel caffè-latte tiepidino o bollente con la panna in cima, a seconda delle giornate, altro che cappuccino del bar. E tante volte manco ti va nulla perché sei triste per qualche notizia brutta appresa con un click.

Quando ero più piccina avevo la sveglia con il verso del gallo, me la regalarono alla Comunione, ed in effetti ce l’ho ancora, potrei anche cominciare ad usarla di nuovo per una buona causa, la mia salute mentale.
Se ci penso bene, quando ancora i miei anni cominciavano con “1” davanti, non ricordo di avere avuto ansie al mattino: mi piaceva andare a scuola, mi piaceva la mattina con la sua luce nuova e il clima con qualche segno negativo rispetto a quello che sarebbe stato per tutta la giornata, mi piaceva sentire che la mamma era già sveglia da secoli ed intenta a pulire sul pulito del bagno o della cucina, mi piaceva fare colazione.
Mi garbava un po’ meno essere svegliata dallo squillo del telefono, e davvero suonava sempre poco prima che io mi svegliassi, e sentire quel fastidiosissimo odore di fumo di sigaretta alle 7,30, ma nel complesso devo dire che al mattino non avevo preoccupazioni di controllare nulla, se non quella di verificare di avere nello zaino almeno sedici dei centocinquanta libri che dovevo portare a scuola.

Anche quando ero al Polimoda non avevo il cellulare attaccato, tuttavia lì cominciai ad avere un’ansia precisa: quella di affrontare i due scemi del villaggio che non facevano altro che darmi della poraccia e della grassa, e che a posteriori ringrazio di cuore, perché m’hanno fatto apprendere l’arte dello zen. Ora. Allora se c’avessi avuto una carabina con quelle munizioni di gomma dura, li avrei impallinati tanto volentieri. Fanno un male cane.
Adesso una donna si alza e controlla la casella di posta, l’ho pure detta nella maniera più vintage possibile, e comincia a snocciolare il rosario per pregare di stare calma, e non dovere sfrecciare al computer prima del caffè, dato che qualche mittente stacanovista avrà sicuramente scritto alle 23 della sera prima una di quelle letterine elettroniche rilassate dove ti viene intimato, tra le righe, che se non rispondi in seduta stante o non fai adesso una cosa fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità, la tua casa imploderà in tre, due, uno, zero.
Oppure la donna del mattino apre l’occhio destro facendo lo spietato giochino del “m’ha scritto o meno”, o del “quando s’è connesso l’ultima volta”.
E da lì sono film. Bisognerebbe chiamare a raccolta Gondry, Anderson, Virzì, senza obiettivamente dimenticare Steven Spielberg, per imbastire insieme un film di fantascienza.

Scriverà, non scriverà, e se sì quando. Escludo il “chiamerà” perché non lo fa più quasi nessuno.
Allora la donna del mattino scrive all’amica, come se lei fosse Cloris, la zingara-che-fa-le-carte-e dalle-carte-dipende-la sorte, chiedendole, a mo’ di oracolo, se secondo lei scriverà.
Non paga della risposta dell’amica A, scrive anche all’amica B, magari le manda un messaggio vocale (io odio i messaggi vocali), e per un gioco della maggioranza di risposte affermative o negative, decide se disperarsi o meno.
Viene da sé che in merito a codesti giochini la donna perde sempre, perché agli uomini non piace scrivere, specie la mattina.

Per temporeggiare sull’argomento succede che la donna del mattino si alza, fa colazione e mentre fa colazione pensa già al prossimo problema: cosa mettersi, adesso che è perfino ingrassata, perché una donna è sempre ingrassata.
E allora molla lo yogurt magro, talmente magro che mangiare la segatura sarebbe un po’ la stessa cosa, e va a piazzarsi davanti l’armadio, che straripa di roba, ma mai di quella giusta.
Da ricordarsi che la sera c’è l’ape con l’amica nel posto carino sui Navigli, quindi magari è da portare un tacco nella maxi borsa.

Ah lui.
Ah la colazione.
Ah la fottutissima mail.
Ah il vestito nero (sempre e solo nero nell’armadio), ecco dov’era.
Ah è finita pure l’acqua, va ricomprata.
Ah il regalo di compleanno di Clara, merda.

E sapete come va a finire? Che la donna del mattino esce di casa con il vestito nero, e i trucchi in borsa, perché mica ha fatto a tempo a mettersi il necessario (primer, fondotinta, phard, mascara, ombretto, matita nera, rossetto) in faccia, i sandali bassi, avendo mangiato solo mezzo yogurt magro, talmente magro che alle 11,00 non ci vede più dalla fame e non ha manco una Fiesta dietro, perché fa ingrassare, con la mail lasciata in bozze e una borraccia di acqua del rubinetto aromatizzata allo zenzero e al cetriolo, perché fa dimagrire dice, ma che mai berrà perché fa veramente cagare.
E di lui niente, ovviamente.

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  1. giulia

    31 July 2016 at 7:28

    E che vogliamo dire delle spunte blu di whatsup? lui ha letto e non ti risponde o è online e non ti scrive….si può realmente pensare ai più assurdi film…. ormai ho lasciato perdere e guardo whatsup solo quando mi arriva la notifica dei messaggi…devo salvaguardarmi da probabili ulcere!!!